La vicenda dello spyware prodotto da Paragon Solutions – azienda israeliana che vende tecnologie di sorveglianza solo a governi – si arricchisce di nuovi elementi. Dopo le prime notifiche a più utenti europei da parte di Meta, emergono altri nomi di giornalisti e attivisti italiani finiti nel mirino. Le procure di Roma e Napoli hanno aperto accertamenti tecnici su alcuni telefoni coinvolti, mentre l’indagine prosegue per chiarire le modalità e i responsabili degli accessi abusivi. Il tema della sorveglianza illecita in Italia riporta in primo piano il delicato rapporto tra intelligence, libertà di stampa e diritti civili.
I nuovi nomi coinvolti e le indagini in corso
Tra i nuovi soggetti oggetto di accertamenti spiccano Roberto D’Agostino, fondatore del sito Dagospia, ed Eva Vlaardingerbroek, commentatrice olandese vicina all’ultradestra, residente a Roma. Entrambi risultano tra i sette telefoni oggetto di investigazioni disposte dalle procure capitolina e partenopea. La lista comprende anche i giornalisti di Fanpage Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, insieme a membri di Mediterranea saving humans come Luca Casarini, Beppe Caccia e don Mattia Ferrari. Le verifiche tecniche disposte sono definite irripetibili, volte a stabilire eventuali intrusioni e a risalire agli autori.
Indagine contro ignoti e partecipazione di ordini professionali
L’indagine, per ora contro ignoti, è incentrata su accessi non autorizzati a sistemi informatici e intercettazioni illecite di comunicazioni telefoniche. Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa italiana si sono costituiti parte civile e parteciperanno con propri consulenti tecnici per gli accertamenti. Fanpage, quotidiano coinvolto, parteciperà inoltre alla nomina degli esperti. Il procedimento è coordinato dalla procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che monitorano complesse infiltrazioni di spyware nei dispositivi mobili della popolazione.
La posizione di paragon solutions e il ruolo dei servizi segreti italiani
Paragon Solutions ha dichiarato di aver interrotto i rapporti con l’Italia a causa di sospetti sull’uso improprio della propria tecnologia, specificando che le responsabilità del controllo sull’utilizzo nello Stato sono in capo alle autorità italiane. In Italia, Graphite, spyware utilizzato per infettare i cellulari, era in dotazione ai servizi di intelligence Aise e Aisi. L’intelligence ha ammesso di aver impiegato lo spyware su due attivisti , mentre ha negato il controllo sui telefoni di don Mattia Ferrari e Francesco Cancellato.
Coinvolgimenti confermati e nuove notifiche apple
A maggio Apple ha notificato infezioni analoghe a due ulteriori giornalisti, tra cui Ciro Pellegrino, e un’analisi tecnica condotta dal gruppo canadese The Citizen Lab ha confermato la presenza di Graphite. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha disposto approfondimenti, contestualmente al ritiro dei contratti da parte di Paragon. La Difesa italiana si è detta disponibile a metodi per scoprire chi ha inserito il software negli apparecchi ma ha respinto la proposta, giudicata incompatibile con le esigenze di sicurezza nazionale.
Le reazioni politiche e le implicazioni per la democrazia italiana
La vicenda ha suscitato un acceso dibattito politico e istituzionale. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha definito il caso un “Watergate italiano” denunciando la grave violazione ai danni dei giornalisti e invitando a una risposta più netta da parte del governo. Deputati del Partito democratico come Debora Serracchiani e Stefano Graziano hanno chiesto chiarimenti urgenti alla presidenza del Consiglio e al sottosegretario Mantovano. Nicola Fratoianni, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, ha sottolineato come il problema minacci la tenuta stessa della democrazia nel Paese.
Richieste di chiarezza da parte delle istituzioni giornalistiche
Ordine dei giornalisti e Fnsi attendono risposte rapide e trasparenti: Quanti giornalisti sono stati spiati? Chi ne è responsabile? Perché sono stati monitorati? La complessa inchiesta cercherà di far luce su questi nodi, mentre l’attenzione rimane alta sull’impatto delle tecnologie di sorveglianza nei confronti di informazione e diritti civili. Intanto emergono dettagli sulle persone coinvolte e sulle possibili azioni di controllo svolte nel cuore di Roma e Napoli. Gli sviluppi nelle prossime settimane potrebbero rivelare nuove verità su questo caso che tocca giornalismo, politica e libertà personali.