Nuova svolta nelle indagini sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci a Milano dopo 45 anni

La giustizia milanese riapre il caso dell’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, con nuove indagini che potrebbero portare a risposte dopo decenni di silenzio e dolore.
La giustizia milanese riapre le indagini sull'omicidio politico del 1978 di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, con nuove speranze di fare luce su un tragico capitolo di violenza degli anni Settanta. - Unita.tv

Negli ultimi giorni la giustizia milanese ha riacceso i riflettori su uno dei casi più tragici e controversi della fine degli anni Settanta: l’uccisione di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci. L’esecuzione, avvenuta nel 1978, ha segnato profondamente la città di Milano e la famiglia dei giovani vittime. A distanza di quasi mezzo secolo, nuove indagini promettono di ripercorrere piste importanti, alla ricerca di risposte che ancora mancano. La sorella di Lorenzo, Maria Iannucci, ha commentato con cautela questa possibile svolta, mentre familiari, avvocati e politici spingono per fare chiarezza su quell’episodio di violenza politica rimasto irrisolto.

La testimonianza di maria iannucci: ricordi e speranze dopo 45 anni

Maria Iannucci, sorella di Lorenzo, ha riaperto il racconto su quei giorni drammatici. Ha ricordato con un tono misurato gli ultimi momenti vissuti assieme al fratello prima della tragedia, sottolineando come quel periodo abbia segnato tutta la famiglia. Nonostante il dolore, Maria ha chiarito di aver fatto pace con la giustizia e con lo Stato, perché sa che “la verità storica c’è sempre stata”: entrambi i ragazzi furono uccisi da persone identificate come appartenenti ad ambienti fascisti.

Le sue parole rispecchiano una lotta lunga contro il rancore, che non intende alimentare: “L’odio non porta mai a niente”, ha detto con fermezza. Maria non nasconde però una speranza, quella di una riapertura delle indagini che possa portare a ulteriori risultati. Ricorda come il fascicolo originale descrivesse con precisione le dinamiche dell’omicidio, trustando responsabilità in gruppi di estrema destra. In questi mesi ha collaborato con i magistrati a nuove richieste di indagine, mettendo a disposizione elementi che potrebbero far emergere dettagli finora trascurati.

Un legame tra milano e roma nelle indagini

Il magistrato Guido Salvini, che seguì l’inchiesta negli anni Novanta, ha avuto un ruolo centrale nel tentativo di collegare il caso di Milano con altri eventi violenti verificatisi nella stessa stagione a Roma. Alla fine degli anni ’90, Salvini propose una perizia comparativa tra i proiettili utilizzati nei due agguati, avvalorando l’ipotesi che potesse esserci una matrice unitaria dietro diversi atti terroristici di estrema destra.

Nel ’97 il giudice mise in luce un possibile legame con l’attentato all’armeria Centofanti della capitale, anch’esso avvenuto nel maggio del 1978. I volantini che rivendicavano quell’azione terroristica presentavano elementi stilistici simili a quelli che accompagnarono il duplice omicidio milanese e l’attentato alla sezione del Pci della Balduina a Roma.

La diffusione della violenza politica in italia negli anni ’70

Questo intreccio tra episodi di Milano e Roma dimostra come il fenomeno della violenza politica fosse diffuso e coordinato tra più città italiane, alimentando un clima di paura in tutta la penisola. Le piste aperte da Salvini restano la base da cui ripartire, con la speranza che i nuovi strumenti investigativi possano portare a novità rilevanti.

Pressione legale e politica per la riapertura del caso

L’avvocato Nicola Brigida, che tutela Maria Iannucci e Danila Angeli, madre di Fausto, ha depositato nelle ultime settimane una memoria indirizzata alla procura di Milano, offrendo spunti e richieste su nuovi accertamenti da svolgere. Per loro, fare luce su un “orrore” come il duplice omicidio è un dovere che attraversa le generazioni. Danila Angeli, 87 anni, ha seguito tutte le fasi con lucidità e determinazione, sostenuta dalla famiglia Iannucci.

Nei mesi scorsi, anche l’associazione nata dagli amici di Fausto e Iaio ha insistito perché si riaprano i fascicoli, rinnovando l’appello alla memoria e alla giustizia. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha formalizzato la richiesta presso la Procura guidata da Marcello Viola, e diversi consiglieri comunali, anche della commissione antimafia, hanno sostenuto la proposta. Un’attenzione trasversale a livello politico ha trovato terreno fertile proprio nel ricordo di quegli episodi oscuri della storia recente.

L’interesse istituzionale ha toccato persino il presidente del Senato Ignazio La Russa, che in un recente discorso ha ricordato Fausto, Iaio e Sergio Ramelli, sottolineando l’importanza di onorare la memoria di chi è stato vittima di violenza politica.

Le aspettative di maria iannucci sulla ripresa del caso

Maria Iannucci si mostra riflessiva riguardo alle potenzialità di questa nuova fase. Dopo decenni seguiti da indagini meticolose, lei non si illude troppo facilmente: “Non so su quali basi si muoveranno queste attività, ma ogni cosa ha i suoi tempi”. La sorella di Lorenzo riconosce che l’opportunità di scoprire nuovi fatti può dipendere anche dalla maturazione di circostanze e elementi prima non disponibili.

Il ricordo personale di lorenzo iannucci

Il legame con la famiglia Angeli resta forte, con un contatto costante con la madre di Fausto. Ricorda il timore di sua madre di vivere a Milano, paura mai superata fino alla perdita del figlio. La tragedia ha segnato non solo chi ha perso familiari direttamente, ma anche chi ha vissuto quegli anni come spettatore impotente.

Maria racconta di Lorenzo come di un giovane legato al movimento politico di quegli anni, una persona solare e socievole, con un carattere allegro. Negli ultimi tempi, però, mostra un certo silenzio che la dice lunga sui momenti difficili che attraversava. Quel giorno del 18 marzo 1978, rimasto stamparato negli annali della storia milanese, ha portato via la sua vita mentre era purtroppo immerso in un clima di tensioni troppo grandi per chiunque.

La riapertura del caso potrebbe svelare nuovi tasselli, almeno si spera, e dare risposte a decenni di silenzi che pesano come macigni sulle famiglie coinvolte e sulla memoria collettiva della città.