Nuova comparazione dattilografica riapre l’inchiesta sul duplice omicidio di fausto e iaio nel 1978
Nuove indagini sul doppio omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci del 1978 a Milano, grazie a un confronto dattilografico che potrebbe rivelare collegamenti tra eventi violenti dell’epoca.

L’inchiesta sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci a Milano nel 1978 è stata riaperta grazie a una nuova perizia dattilografica che collega volantini firmati dalla stessa brigata armata, rilanciando le indagini su responsabilità e legami politici dell’epoca. - Unita.tv
L’inchiesta sul doppio omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, uccisi a Milano nel 1978, riaccende l’attenzione con un nuovo esame tecnico. La procura e la Digos hanno effettuato un confronto dattilografico tra volantini firmati dallo stesso gruppo armato, i “Brigata combattente Franco Anselmi”, trovati in luoghi e tempi diversi. Questo rilancia l’indagine su provenienze e responsabilità legate ai fatti di quegli anni di violenza politica, mentre emergono nuovi dettagli su materiali acquisiti.
I fatti alla base dell’inchiesta e la riapertura delle indagini
Il duplice omicidio di Fausto e Iaio risale al 18 marzo 1978, quando i due giovani milanesi, attivi nel collettivo studentesco, vennero uccisi con colpi d’arma da fuoco mentre si trovavano in una via del centro città. Per anni la vicenda ha alimentato molte ipotesi e tensioni, senza mai giungere a una completa definizione degli autori materiali e dei mandanti. Nel 2025, il pubblico ministero Francesca Crupi insieme a Leonardo Lesti hanno ordinato una nuova perizia sui documenti legati agli ambienti extraparlamentari dell’epoca, in vista di possibili risvolti giudiziari. A guidare le operazioni è stata la Digos di Milano, che ha raccolto elementi mai confrontati prima.
La riapertura è stata spinta dalla necessità di rivedere in chiave moderna prove materiali di quel periodo, con metodi scientifici più precisi, come la perizia dattilografica. Un dettaglio cruciale riguarda alcuni volantini di rivendicazione politica, attribuiti all’“Esercito nazionale rivoluzionario – Brigata combattente Franco Anselmi”. Si cerca di capire se vi siano collegamenti diretti con l’omicidio dei due ragazzi e con altri episodi di violenza di quegli anni, in particolare attentati a sedi politiche milanesi e romane.
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La comparazione dattilografica: metodi e risultati dell’analisi
Gli accertamenti sulla scrittura e sulle macchine da scrivere utilizzate hanno riguardato due volantini trovati in situazioni differenti. Il primo fu lasciato a Roma, in prossimità dei funerali di Fausto e Iaio, come rivendicazione della loro uccisione. Il secondo circolò sempre nella capitale ma nel maggio 1979, per sbandierare un attacco contro la sezione del Pci nel quartiere Balduina. Entrambi i volantini parlano della stessa sigla armata ma il confronto non era mai stato fatto prima con strumenti così raffinati.
La comparazione dattilografica mira a verificare se la stessa macchina da scrivere abbia prodotto entrambe le stampe. I tecnici della Digos hanno analizzato dettagli come la pressione dei tasti, la formazione delle lettere, eventuali imperfezioni o difetti unici. Questo sistema consente di individuare tracce che la semplice lettura non rivela. Il risultato preliminare ha indicato un forte sospetto che le due scritture provengano dallo stesso dispositivo, rafforzando un nesso tra i due eventi.
Questa prova ha valore investigativo perché collega materialmente messaggi che fino a oggi erano scollegati sebbene firmati dalla stessa organizzazione. Adesso emerge una pista che può portare a individuare luoghi e persone coinvolte in entrambe le azioni punitive di matrice politica violenta. Si procede quindi all’incrocio di altri elementi per ricostruire un quadro più preciso di ciò che successe, e capire la catena delle responsabilità.
Il contesto storico e politico dell’epoca e il ruolo della brigata franco anselmi
Il 1978 fu uno degli anni più duri per l’Italia, in piena fase di terrorismo e scontri ideologici fra estremismi di destra e sinistra. Le Brigate rosse agirono in varie città, ma anche gruppi di matrice opposta commisero attentati e azioni violente. La “Brigata combattente Franco Anselmi” prende nome da un militante neofascista ucciso e agiva con atteggiamenti paramilitari.
I volantini attribuiti a questo gruppo rivendicavano attacchi a strutture politiche come sedi del Pci e annunciavano ritorsioni contro oppositori. La loro presenza nelle strade di Roma e Milano, e ora la conferma di connessioni tecniche tra volantini diversi, lascia intendere una rete operativa particolarmente attiva. Sono anni in cui molte testimonianze e indagini incontrarono ostacoli dovuti anche a coperture e reticenze.
L’esito di questa perizia riporta alla luce un pezzo di storia che pareva ormai chiuso o dimenticato. “Comprendere chi comandava e agiva per la brigata Franco Anselmi significa approfondire la struttura che mise in atto queste azioni e superare ombre che da decenni pesano su quei fatti.” Vanno esaminate anche eventuali relazioni con servizi segreti o connivenze politiche.
Cosa potrebbe cambiare dopo la nuova perizia e i prossimi passi dell’inchiesta
Questa nuova prova dattilografica non chiude l’indagine ma apre scenari nuovi sul duplice omicidio di Fausto e Iaio e sui legami con altri eventi violenti di quegli anni. L’ipotesi che atti diversi siano firmati dallo stesso gruppo armato e creati con la stessa macchina permette di ipotizzare un’organizzazione più strutturata.
Il lavoro della procura proseguirà ora a cercare corrispondenze fra nomi, luoghi, dettagli logistici e fonti storiche. Verranno sentiti nuovi testimoni e sarà valutata ogni traccia che possa collegare gli autori materiali con mandanti noti o sconosciuti. La Digos continua le ricerche in archivi e documenti.
In effetti il nuovo esame tecnico non è conclusivo ma è tra le poche piste concrete disponibili dopo decenni. “Può portare a risposte importanti, anche a fronte di una giustizia che cerca di dare voce a fatti rimasti irrisolti per troppi anni.” Perché questi episodi segnano non solo la storia italiana ma la memoria collettiva di una città e di un Paese che vogliono fare i conti con il proprio passato.