
La stele ai partigiani fucilati a Forte Bravetta è stata nuovamente vandalizzata con scritte di matrice razzista, suscitando dure condanne da istituzioni e associazioni antifasciste che ne chiedono la tutela. - Unita.tv
La stele dedicata ai partigiani fucilati dai nazisti a forte bravetta, simbolo storico della resistenza romana, è stata nuovamente imbrattata durante la notte con la parola “Remigrazione”. Un gesto che si inserisce in un clima di tensione politica e sociale, specie nel giorno in cui si celebra la festa della Repubblica, nata proprio dai valori antifascisti della resistenza. Questa aggressione ha suscitato reazioni immediate da parte delle istituzioni locali e delle associazioni legate alla memoria partigiana.
La scritta “remigrazione” e il suo peso simbolico nell’atto vandalico
Il termine “Remigrazione” impresso sulla lapide si carica di una precisa valenza politica e razzista, tipica di slogan usati da gruppi di estrema destra. Questa parola evoca idee di espulsione forzata di cittadini migranti o di chi viene considerato “non gradito” nel paese, un messaggio che contrasta nettamente con i valori antifascisti e di accoglienza che la resistenza a forte bravetta rappresenta. La scelta del giorno, proprio il 2 giugno, festa della repubblica, rende ancora più evidente la volontà provocatoria degli autori.
Il presidente del municipio XII, Elio Tomassetti, ha definito l’azione “tipica degli ambienti di estrema destra” e ha annunciato l’immediato intervento per cancellare la scritta e mantenere la pulizia della stele ogni volta che sarà necessario. Queste parole ribadiscono il legame forte tra il luogo e il ricordo della lotta partigiana, oltre a ricordare come la Repubblica italiana debba restare un paese di accoglienza e pace, senza lasciare spazio a messaggi d’odio.
Precedenti violenze e vandalismi contro la memoria partigiana a forte bravetta
Non si tratta del primo episodio di oltraggio contro la memoria dei partigiani fucilati a forte bravetta. La stele era stata presa di mira già il 25 aprile scorso, festa della liberazione, quando qualcuno aveva vergato una scritta in rosso “partigiano, stupratore, assassino”. Un gesto gravissimo che ha suscitato l’indignazione della città e delle istituzioni, tra cui il sindaco di roma, Roberto Gualtieri.
Il sindaco ha sottolineato quel giorno l’importanza di testimoniare e preservare ancora oggi i valori della libertà e dell’antifascismo, fondamenta della Repubblica italiana. Quegli atti vandalici non mettono in pericolo solo una targa o una lapide, ma minano alla base la memoria condivisa e il rispetto delle battaglie che hanno contribuito a costruire la democrazia.
L’intervento dell’anpi e appello alle istituzioni per la tutela della memoria
L’Anpi provinciale di roma ha risposto con una nota decisa definendo i responsabili “feccia fascista” che agisce con vigliaccheria negando i diritti umani conquistati con il sacrificio dei partigiani. Secondo l’associazione, dietro questo atto vandalico si cela una volontà di escludere con pregiudizio e razzismo individui e famiglie, opponendosi ai principi della repubblica nata dalla resistenza.
L’Anpi ha chiesto alle istituzioni locali un intervento rapido per ripristinare la lapide, un potenziamento delle misure di protezione del luogo e l’individuazione degli autori. Ha ricordato che questi gesti non sono solo violenze simboliche ma possono configurare reati gravi ai sensi della legge Mancino, che punisce la propaganda neofascista e i crimini d’odio razziale. La memoria storica si conferma allora terreno di confronto acceso e bisogno immediato di tutela.
Il valore storico e civico del forte bravetta come luogo di memoria
Forte bravetta rappresenta un punto fondamentale della memoria resistenziale romana. Qui furono fucilati diversi partigiani durante l’occupazione nazista, e la lapide sul posto costituisce un richiamo concreto al sacrificio di chi lottò per la libertà. Il rispetto di questi simboli, ancora oggi, serve a mantenere vivo quel legame tra passato e presente.
Il reiterarsi di atti vandalici mette in pericolo non solo un monumento fisico ma l’intero significato civico che incarna. Difendere questi spazi significa proteggere la storia contro revisionismi che tentano di stravolgere o cancellare la memoria. La battaglia culturale passa anche da qui, dal mantenimento delle tracce tangibili di una lotta imprescindibile per tutti gli italiani.
L’assalto alla lapide a forte bravetta resta quindi una ferita aperta in una scena pubblica ancora segnata da tensioni ideologiche forti e da un confronto acceso sulle radici dell’identità nazionale. Le reazioni istituzionali e associative richiamano l’urgenza di difendere i simboli della resistenza contro ogni tentativo di strumentalizzazione e negazione.