La città eterna ospita una raccolta unica delle fotografie di elliott erwitt, maestro del ritratto e dell’osservazione. Dal 28 giugno al 21 settembre, palazzo bonaparte apre le sue porte alla mostra “icons”, un viaggio tra immagini che rivelano l’intimità della famiglia, la tenerezza degli animali e la profondità nascosta dietro i volti celebri come quello di marilyn monroe. Questa esposizione offre uno sguardo diretto sulla capacità narrativa del fotografo statunitense, capace di catturare momenti sospesi tra ironia e poesia.
Elliott erwitt: un narratore visivo che ha attraversato quasi un secolo
Elliott erwitt si è distinto nel panorama fotografico per il suo approccio unico alla realtà. Nato nel 1928, ha saputo cogliere dettagli spesso trascurati dagli altri fotografi. La sua arte non si limita a documentare ma racconta storie con leggerezza ed empatia. L’archivio lasciato dopo la sua morte nel novembre 2023 conta migliaia di immagini capaci di riflettere epoche diverse con uno sguardo sempre curioso.
La filosofia della fotografia di erwitt
Il fotografo definiva il suo metodo “the art of observation”, ovvero l’arte dell’osservazione attenta ma mai giudicante dei fatti quotidiani. La sua filosofia emerge chiaramente nelle fotografie esposte a roma: ogni scatto sembra parlare da solo senza bisogno di spiegazioni aggiuntive. Questo modo d’intendere la fotografia lo ha reso celebre in tutto il mondo come colui che sa far sorridere o commuovere attraverso semplici gesti o espressioni spontanee.
I temi centrali della mostra: famiglia, amore e complicità silenziosa
La selezione proposta da artemisia mette in luce diversi aspetti della produzione artistica di erwitt partendo dagli scatti più intimi dedicati alla famiglia. Questi ritratti mostrano momenti quotidiani pieni d’affetto; baci rubati all’improvviso o abbracci carichi di emozione sono immortalati senza artificio ma con grande delicatezza.
Un capitolo importante riguarda poi gli amori familiari estesi anche agli animali domestici che per lui erano fonte inesauribile d’ispirazione visiva ed emotiva. Le foto dei suoi cani diventate iconiche mostrano quell’ironia sottile mista a dolcezza capace solo chi conosce bene questi animali può restituire così intensamente su pellicola.
Ritratti celebri nella mostra
Non mancano infine i ritratti celebri come quelli dedicati a marilyn monroe dove emerge non tanto l’immagine mitica quanto quella più umana della diva; una donna fragile dietro al mito popolare spesso stereotipato dai media tradizionali.
Bianco e nero per togliere il superfluo ed evidenziare l’essenziale
L’allestimento rigoroso scelto per questa esposizione privilegia il bianco e nero quale strumento essenziale per concentrare lo sguardo dello spettatore sull’essenza delle immagini stesse senza distrazioni cromatiche inutili. Il contrasto netto aiuta ad isolare emozioni ed espressione creando un effetto quasi teatrale sulle figure ritratte.
Questa scelta tecnica rafforza quel senso profondo presente nelle opere dove niente è lasciato al caso ma tutto concorre a costruire narrazioni visive potenti pur nella loro apparente semplicità formale.
La fotografia come finestra aperta
Ogni fotografia diventa così una finestra aperta su mondi diversi fatti però dalla stessa sensibilità acuta verso ciò che rende ogni istante degno d’essere ricordato o raccontato ancora oggi davanti al pubblico romano venuto ad ammirare questa testimonianza artistica straordinaria firmata da elliott erwitt.
Biba giacchetti ricorda erwitt tra lavoro condiviso ed eredità culturale
Durante la presentazione ufficiale avvenuta proprio negli spazi storici del palazzo bonaparte, biba giacchetti – curatrice della mostra – ha sottolineato quanto sia stato intenso il rapporto umano prima ancora che professionale con erwitt. Ventotto anni passati insieme hanno permesso una conoscenza profonda del suo lavoro, tanto da scegliere personalmente ogni immagine destinata all’esposizione.
Giacchetti ha definito erwitt non solo un grande artista ma anche “un personaggio simile alle sue fotografie”, capace cioè, attraverso le sue opere, di trasmettere quel mix particolare fatto d’ironia gentilezza curiosità verso le cose semplicissime. La volontà dichiarata era quella di rendere accessibile questa esperienza visiva non soltanto agli esperti ma ad un pubblico ampio interessato ad apprezzare quei piccoli grandi momenti catturati dal fotografo americano.
Palazzo Bonaparte conferma così ancora una volta la propria vocazione culturale ospitando eventi capaci di stimolare riflessioni personali attraverso linguaggi diversi quali quello fotografico. L’appuntamento romano permette quindi ai visitatori di entrare in contatto diretto con uno degli autori più importanti del XX secolo offrendo spunti nuovi su cosa significhi osservare davvero ciò che ci circonda.