Il decreto infrastrutture ha appena messo sul piatto 190 milioni di euro per collegare la diga del Liscione, in Molise, con quella di Occhito, in Puglia. L’obiettivo è trasferire acqua verso la Capitanata, un’operazione importante per il Sud. Ma il progetto ha subito acceso i timori delle istituzioni molisane, preoccupate per il coinvolgimento dei loro territori e per gli effetti sull’ambiente e sull’agricoltura.
Il Molise alza la voce: cosa non va nel trasferimento d’acqua verso la Puglia
Pino Puchetti, presidente della Provincia di Campobasso, ha espresso senza mezzi termini le sue riserve sul modo in cui si sta gestendo il cosiddetto “tubone”. Il problema, secondo lui, è che manca una legge regionale chiara sul fotovoltaico e ci sono troppi progetti che si sovrappongono sulle terre irrigue del Basso Molise, mettendo a rischio il patrimonio agricolo e le risorse idriche locali. La necessità di portare acqua in Puglia fa salire la tensione.
La Provincia, insieme al Consorzio di Bonifica del Basso Molise, chiede di essere subito coinvolta nelle trattative politiche e tecniche che decideranno i dettagli dell’opera, con un protocollo d’intesa tra le regioni. La priorità è difendere le comunità agricole e le imprese molisane, assicurando loro voce in capitolo e garanzie sull’uso dell’acqua.
Si richiede anche il rispetto delle regole di collaborazione tra enti. Ogni decisione non deve nascere da interessi speculativi, ma trovare un equilibrio tra le diverse esigenze, soprattutto per tutelare l’ambiente locale.
Il Consorzio Di Bonifica Del Basso Molise: un attore chiave da non ignorare
Da Campobasso fanno sapere che il Consorzio di Bonifica del Basso Molise non può essere messo da parte o considerato subordinato agli interessi pugliesi. La diga del Liscione serve infatti non solo all’agricoltura molisana, ma fornisce anche acqua potabile a molte comunità costiere e sostiene industrie importanti, soprattutto aziende agroalimentari di Termoli e Larino.
Questo uso misto dell’acqua deve guidare ogni futuro progetto. Bisogna tenere conto del maggiore consumo estivo dovuto al turismo e dei cambiamenti climatici che stanno alterando le piogge nel bacino del Biferno. Bilanciare irrigazione, acqua potabile e uso industriale richiede una pianificazione attenta.
Da qui la richiesta che il consorzio molisano venga considerato un partner attivo, non un semplice esecutore o un anonimo “ramo” del Consorzio di Bonifica della Capitanata, che rischierebbe di ricevere acqua senza valutare gli effetti sull’ecosistema e sulla popolazione molisana.
Cosa mettere nero su bianco nel protocollo d’intesa tra Molise e Puglia
Secondo Puchetti, un protocollo d’intesa tra Molise e Puglia è fondamentale. Nel documento devono essere fissati punti concreti. Prima di tutto, va completato il progetto per irrigare i terreni agricoli di Rotello e Santa Croce di Magliano, nel Basso Molise, senza compromessi.
Bisogna poi stabilire quanta acqua il Consorzio della Capitanata potrà ricevere, con indicazioni precise sui periodi garantiti. Ancora più importante è definire i livelli minimi di acqua da mantenere nella diga Liscione, sotto i quali ogni trasferimento deve fermarsi per evitare danni all’ambiente o carenze per il Molise.
A queste garanzie ambientali e agricole va aggiunta una chiara definizione delle compensazioni economiche per le comunità molisane, che sopportano il peso dell’uso delle loro risorse idriche. Il rischio principale è lo svuotamento progressivo del bacino, che potrebbe mettere a rischio l’acqua potabile, le coltivazioni e l’equilibrio degli ecosistemi.
Questi sono i nodi principali delle trattative future. La Provincia di Campobasso insiste: senza un accordo trasparente e rispettoso degli interessi locali, il progetto rischia di causare danni irreparabili. Le regole sull’uso dell’acqua, i tempi, le quantità e le ricadute economiche dovranno emergere dal confronto tra tutte le parti coinvolte.
Sul tavolo resta quindi l’urgenza di un dialogo istituzionale chiaro e strutturato, che definisca responsabilità e tutele per il Molise. L’acqua è una risorsa strategica e limita le possibilità di decisioni unilaterali. L’iter parlamentare e le prossime scelte amministrative decideranno se questo investimento potrà davvero diventare una soluzione sostenibile per tutti i territori interessati.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi