Home Mobilità docenti in lombardia, quasi 13mila posti vacanti tra primaria e sostegno per il 2025-2026

Mobilità docenti in lombardia, quasi 13mila posti vacanti tra primaria e sostegno per il 2025-2026

La Lombardia affronta una grave carenza di docenti per l’anno scolastico 2025-2026, con circa 13mila posti vacanti, in particolare nella scuola primaria e nel sostegno.

Mobilit%C3%A0_docenti_in_lombardia%2C

La Lombardia affronta una grave carenza di insegnanti per l’anno scolastico 2025-2026, con circa 13mila cattedre vacanti, soprattutto nella scuola primaria e nel sostegno, a causa di difficoltà nel reclutamento, stabilizzazione e formazione del personale. - Unita.tv

La Lombardia si prepara a un nuovo anno scolastico con una situazione critica sul fronte delle cattedre da assegnare. I numeri emersi dai bollettini pubblicati di recente mostrano un quadro completo delle domande di mobilità dei docenti per l’anno 2025-2026, con un numero elevato di posti ancora da coprire. Questo articolo ripercorre i dati ufficiali, le criticità nel reclutamento e le conseguenze sul territorio regionale.

Situazione delle cattedre vacanti dopo la mobilità 2025 in lombardia

Dai dati diffusi dalla Cisl Scuola nazionale, basati su informazioni ministeriali e analisi provinciali, in Lombardia restano da assegnare circa 13mila posti di lavoro dopo le operazioni di mobilità dei docenti per l’anno scolastico 2025-2026. Di questi, più di 5mila riguardano insegnanti di sostegno, una materia particolarmente delicata.

Le province più colpite sono Milano con 4.621 posti liberi, seguita da Bergamo , Brescia , Varese , Como , Lecco e Sondrio . Questi numeri evidenziano squilibri territoriali evidenti che potrebbero influenzare l’assegnazione e la stabilità del personale.

Tra i posti vacanti, la maggior parte appartiene all’area della scuola primaria, con 6.763 segnalazioni, ben oltre la metà relative a insegnanti di sostegno, ben 4.069. Nella scuola secondaria di secondo grado i posti da coprire sono 3.689, di cui 395 per il sostegno.

La difficoltà principale resta la copertura di questi posti, con rischi di ulteriore precarietà per le scuole. A fronte di quasi 13mila cattedre disponibili, vanno sommate le supplenze annuali che potrebbero replicare la cifra elevata dello scorso anno, intorno alle 30mila persone fra stabilizzati e supplenti. Un lavoro difficile per amministrazioni e sindacati.

Problematiche nella stabilizzazione e reclutamento del personale scolastico

Massimiliano De Conca, segretario generale della Flc Cgil Lombardia, ha sottolineato le difficoltà legate alla stabilizzazione dei docenti. “Lo scorso anno, su 11mila assunzioni, 7mila erano di lavoratori temporanei in attesa di un contratto a tempo indeterminato.”

A questo si aggiungono le deroghe annuali riguardanti i posti di sostegno, che superano le 12mila unità, e l’organico di diritto e di fatto che segue logiche complicate di assegnazione.

Le procedure di reclutamento sono influenzate dalle tempistiche dei concorsi pubblici, che pure sono previsti in numero significativo, tra cui quello nel piano nazionale Pnrr2. Non sempre questi concorsi riescono a ricoprire tutte le cattedre, complici ricorsi e gerarchie nelle graduatorie che rallentano le nomine.

La situazione porta spesso le scuole a dipendere da supplenti con contratti annuali, creando continuità precarie per gli studenti e una gestione complicata delle classi.

La carenza di insegnanti nella primaria e le cause strutturali

Il dato più allarmante riguarda la scuola primaria, dove la carenza di docenti è ormai cronica. Ogni anno il corso di laurea in scienze della formazione primaria abilita circa 5mila nuovi insegnanti in tutta Italia. Solo per la Lombardia, però, i bisogni si aggirano intorno ai 2.500 nuovi insegnanti l’anno.

Questa discrepanza mette in luce un problema di fondo che ha radici nell’organizzazione della formazione e nelle opportunità offerte agli aspiranti insegnanti.

A differenza di altre classi di concorso, la laurea in scienze della formazione primaria abilita all’insegnamento senza passaggi aggiuntivi, mentre per altre materie occorre frequentare corsi di abilitazione, spesso non disponibili o insufficienti soprattutto in Lombardia.

Difficoltà degli atenei lombardi nel gestire i corsi di abilitazione

Le università della regione faticano a soddisfare tutte le richieste per i corsi abilitanti. I tagli ai finanziamenti e la scarsità di offerta rendono necessario per molti docenti iscriversi a corsi fuori regione o presso università telematiche.

Questa condizione si traduce in costi personali elevati e rende meno attrattiva la Lombardia come luogo dove iniziare o proseguire la carriera scolastica.

Molti vincitori di concorso scelgono la regione come tappa temporanea, non come destinazione definitiva, contribuendo alla mobilità continua del personale e a una permanenza limitata nelle scuole lombarde.

L’effetto complessivo è una situazione instabile per le istituzioni scolastiche e per gli studenti, che si trovano spesso a dover affrontare cambiamenti nel corpo docente anche durante l’anno scolastico.

Il quadro emerso conferma l’urgenza di interventi mirati per semplificare le procedure di reclutamento, potenziare la formazione e migliorare le condizioni di lavoro degli insegnanti nelle scuole della Lombardia.