Milano tra dinamismo e valori da recuperare secondo Luciano Galimberti presidente Adi Design Museum

Milano, capitale del design, affronta sfide di inclusione e identità urbana. Luciano Galimberti analizza opportunità e responsabilità per un futuro equilibrato che valorizzi le radici storiche della città.
Milano, capitale globale del design, deve affrontare sfide di inclusione e identità urbana, puntando su innovazione sociale e recupero delle periferie per un futuro più equilibrato e accessibile a tutti. - Unita.tv

Milano resta un punto di riferimento mondiale nel campo del design ma si trova a dover affrontare sfide legate all’inclusione e all’identità urbana. Luciano Galimberti, presidente dell’Adi Design Museum, riflette sul ruolo della città tra innovazione e responsabilità sociale. La sua analisi mette in luce opportunità e limiti del capoluogo lombardo, indicando possibili vie per un futuro più equilibrato e rispettoso delle radici storiche.

Milano capitale del design tra opportunità e responsabilità

Milano è riconosciuta come capitale globale del design, grazie alla convergenza di progettisti, imprenditori e operatori del mercato che da sempre vi coordinano idee e interessi. Il successo di questa rete ha permesso di alimentare un ecosistema ricco di creatività e innovazione. Tuttavia, questa posizione di leadership si traduce in una responsabilità quotidiana: mantenere viva la capacità di sperimentare e rinnovarsi senza cadere nella nostalgia di un passato solo celebrato. Galimberti sottolinea che il design non può basarsi solo sulla tradizione, deve continuamente dimostrare il suo valore modificando concretamente la vita delle persone. La definizione di «design» si allarga così oltre l’estetica, inglobando un processo attivo in cui il cambiamento e l’adattamento rappresentano la linfa vitale di Milano come città sede di creatività.

Inclusività una sfida per milano

La crescita urbana fa sì che Milano, come altre grandi città, accolga sempre più persone, ma questo non significa che la città sia accessibile a tutti. Esiste infatti una frattura tra chi può fruire pienamente dei servizi e delle opportunità offerte e chi invece si trova emarginato o escluso. Galimberti porta l’attenzione sull’importanza di pensare a Milano come un luogo inclusivo. Affrontare la sfida dell’inclusività in città significa garantire a ogni abitante la possibilità di partecipare alla vita comunitaria, accedere al lavoro, all’istruzione e ai servizi essenziali. Non esiste una sola soluzione per risolvere questi problemi di grande portata, ma intervenire a livello locale, nelle competenze di ogni professionista, può contribuire a migliorare il contesto complessivo. In questo senso, il museo si fa promotore di una lettura del design che va oltre la mera celebrazione: serve a capire come un oggetto o un progetto abbia inciso sulle abitudini e sui bisogni reali.

Identità di milano e la necessità di ritrovarne la missione

Milano rappresenta un crocevia di esigenze molto diverse. Per molte persone la città è un luogo di lavoro e divertimento, ma per altre è fatto di difficoltà come esclusione sociale e limitato accesso a risorse importanti. Galimberti richiama l’esigenza che la città guardi con chiarezza a sé stessa e alla sua missione, definendo quali valori intende preservare e rinforzare in un presente di profondi cambiamenti. Milano, secondo il suo racconto, è stata spesso un esempio di attenzione sociale concreta, come confermano la sperimentazione del project financing o l’apertura di strutture dedicate agli anziani. Questi elementi fanno parte di un cuore «in mano», che però deve essere continuamente riscoperto per non andare perso nelle trasformazioni e nella crescita economica.

Il design motore delle trasformazioni sociali

Nel ragionamento di Galimberti, il design italiano si distingue non solo per la forma degli oggetti ma per la capacità di costruire relazioni e comunicare valori di carattere umano e politico. Il design diventa un mezzo attraverso cui raccontare e creare connessioni, coinvolgendo dinamiche sociali più ampie. La sua natura tecnico-scientifica è accompagnata da una funzione narrativa che sintetizza idee molto complesse in progetti concreti. Questo approccio spiega in parte il successo italiano riconosciuto a livello globale, difficile da replicare altrove. Il design come strumento partecipa così attivamente alla costruzione di un ambiente urbano più inclusivo, esprimendo valori che si traducono non solo in oggetti ma in strutture sociali e culturali.

Il recupero dei quartieri periferici come priorità urgente

Le trasformazioni storiche di Milano hanno visto nei decenni precedenti la riqualificazione dei centri storici, oggi generalmente efficienti ma privi di alcune delle funzioni quotidiane originarie, come piccoli esercizi di vicinato. Il problema di oggi si sposta verso le periferie e le zone di margine della città. Qui si concentra la domanda di inclusione e di servizi legati alla qualità della vita. Secondo Galimberti, occorre agire oltre la mera ristrutturazione, garantendo connettività rapida, accesso ai trasporti e alle risorse sociali. Le periferie diventano così il cuore del recupero dei valori e della missione civile della città, luoghi in cui intervenire con rigore e attenzione per evitare derive di marginalità. Questi interventi, anche se complessi, sono considerati prioritari per equilibrare Milano e renderla uno spazio aperto e funzionale per tutti i suoi abitanti.