Milano continua a confrontarsi con il proprio passato recente segnato dagli anni di piombo, con il sindaco Giuseppe Sala che insiste nell’intento di dedicare uno spazio pubblico alle vittime innocenti del terrorismo di quel periodo. La proposta, presentata nel giorno del 50° anniversario della morte di Sergio Ramelli, suscita polemiche accese soprattutto all’interno del centrosinistra, ma Sala conferma la sua volontà di andare avanti nonostante le divergenze.
La proposta di intitolazione e le reazioni politiche
Il 29 aprile 2025, in occasione del mezzo secolo dalla morte di Sergio Ramelli – militante del Fronte della Gioventù ucciso da Avanguardia operaia – il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha rilanciato la necessità di intitolare una via o una piazza alle vittime innocenti del terrorismo degli anni di piombo. La scelta, motivata dalla volontà di riconoscere pubblicamente il dolore di quelle famiglie e la complessità di un decennio segnato da violenza politica, non ha raccolto l’unanimità all’interno della coalizione di centrosinistra a cui Sala fa riferimento. Diverse forze, infatti, hanno manifestato perplessità sul merito e sull’opportunità dell’intitolazione, sollevando un acceso dibattito sulle forme di memoria cittadina da adottare.
La posizione del sindaco sala
Il sindaco non ha ovviamente rinunciato alla sua idea e ha chiarito che chi ricopre una carica pubblica deve assumersi la responsabilità delle scelte fatte. Sala ha sottolineato che la sua è solo una proposta iniziale che richiede di trovare lo spazio giusto in città, ma agli occhi suoi questi riconoscimenti pubblici hanno un valore decisivo per la città. “Nonostante il dissenso, il primo cittadino ha confermato la volontà di procedere, convinto che serva mantenere il ricordo vivo e accessibile a tutti.”
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Le tensioni politiche dietro la proposta mostrano come l’esperienza degli anni di piombo in Italia continui a dividere l’opinione pubblica e gli schieramenti, con posizioni diverse sulle modalità e su chi debbano riguardare prioritariamente le commemorazioni pubbliche. Milano si trova dunque a dover mediare tra la volontà di preservare la memoria e il rischio di accentuare spaccature all’interno del tessuto sociale e politico.
La riapertura delle indagini su fausto e iaio e la ricerca della verità storica
Sempre di grande importanza per la memoria milanese è la riapertura dell’inchiesta sulle responsabilità dell’omicidio di Fausto e Iaio, due giovani attivisti del centro sociale Leoncavallo assassinati nel 1978. Recenti sviluppi portano a ipotizzare un coinvolgimento di gruppi neofascisti romani negli assassini, una pista che ha acceso l’attenzione delle autorità e della cittadinanza. La richiesta ufficiale per riaprire le indagini è partita dal Consiglio comunale di Milano, con il sindaco Giuseppe Sala che ha espresso pieno sostegno a questa iniziativa.
Parole di sala sulla verità
Sala ha spiegato come la ricerca della verità su quegli anni così dolorosi rappresenti il punto di partenza imprescindibile per qualunque processo di riconciliazione e avvicinamento fra le diverse comunità cittadine. Il primo cittadino ha precisato che “non si tratta di un invito a rivangare rancori, quanto piuttosto di un atto necessario per chiarire le responsabilità e fare chiarezza su un periodo troppo spesso segnato da ombre e controversie.”
Il tema della verità storica torna centrale nel dibattito pubblico. La volontà di riaprire le indagini è stata accolta con favore da diverse figure istituzionali, tra cui il presidente del Senato Ignazio La Russa e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Quest’ultimo ha espresso il desiderio che i colpevoli possano essere identificati e rispondano alle famiglie delle vittime, sottolineando il diritto alla giustizia e a non dimenticare un passato di violenza.
La città di Milano e la sua amministrazione si trovano così a lavorare su due fronti paralleli: da una parte il sostegno all’impegno giudiziario per conoscere la verità, dall’altra la promozione di iniziative pubbliche per mantenere viva la memoria collettiva di quegli anni così drammatici. Entrambe le azioni rispondono a un’esigenza comune: riconoscere e tutelare le vittime che troppo spesso hanno pagato con la vita le contraddizioni e il conflitto sociale di quel decennio.
Le reazioni agli atti vandalici e le tensioni sul ricordo pubblico
Negli ultimi giorni, la memoria delle vittime degli anni di piombo è stata ulteriormente messa alla prova dagli atti di vandalismo verificatisi a Milano e Sesto San Giovanni. Sono state danneggiate la corona di fiori deposta in onore di Sergio Ramelli e la lapide che lo ricorda, azioni che il sindaco Giuseppe Sala ha definito come “profondamente sbagliate e ingiustificabili.”
Queste vicende hanno irritato non solo la politica locale ma anche diversi esponenti nazionali. Il presidente del Senato ha espresso solidarietà verso la memoria di Fausto e Iaio, mentre il governatore Fontana ha chiesto che chi commette simili atti risponda davanti alla legge. Le tensioni su come ricordare il passato si riflettono anche sulla gestione delle commemorazioni pubbliche, che talvolta diventano terreno di scontro politico.
Presa di posizione di anpi
In questo contesto si inserisce la presa di posizione del presidente milanese dell’Anpi, Primo Minelli. Attraverso una lettera indirizzata al governatore Fontana, Minelli denuncia un silenzio istituzionale a seguito della richiesta di convocare una seduta del Consiglio regionale dedicata all’80° anniversario della Liberazione. La risposta assente della Giunta regionale è vista come una mancanza di riconoscimento rispetto alla memoria della Resistenza e, in generale, ai valori democratici.
Le ricorrenze storiche e le iniziative di commemorazione diventano così un banco di prova per amministrazioni e politici. Le difficoltà a trovare un terreno comune mostrano come resti aperto il confronto sulle forme di riconoscimento pubblico e sulle modalità per onorare chi ha vissuto e perso la vita durante gli anni più difficili dello scontro politico italiano.
La città tra memoria e sfide politiche nel 2025
Milano si conferma laboratorio complesso dove passato e presente si intrecciano continuamente. La decisione di intitolare spazi pubblici alle vittime del terrorismo si inserisce in un contesto cittadino in cui memoria e politica si confrontano costantemente. Il sindaco Sala, pur trovandosi di fronte a dissensi interni alla sua stessa area politica, sembra deciso a portare avanti la proposta come passo simbolico ma concreto.
Intanto la riapertura delle indagini su eventi come l’omicidio di Fausto e Iaio riaccende i riflettori su un periodo ancora non del tutto chiarito. Le istituzioni locali e regionali, con varie posizioni, cercano una strada per sostenerne il percorso legale e trovare risposte ultimate, riconoscendo le ferite che ancora attraversano la città.
I recenti episodi di vandalismo e le lamentele di Anpi verso la Giunta lombarda indicano quanto sia delicata la gestione della memoria pubblica. Milano dovrà affrontare il dualismo tra ricordo collettivo e divisioni politiche, provando a ricucire ferite rimaste aperte da decenni senza perdere il rigore con cui si racconta la storia degli anni di piombo. La città guarda dunque a queste iniziative con uno sguardo attento verso un futuro che sappia rispettare la memoria mantenendo uno spirito di confronto civile.