Milano, residenze lac e polemiche tra abitanti e inchieste su torri sequestrate in via Cancano
Controversia sulle residenze lac a Baggio: indagini per abusi edilizi coinvolgono costruttori e funzionari, mentre i residenti si mobilitano per difendere il loro quartiere e il paesaggio urbano.

Le residenze lac, tre torri a Baggio, Milano, sono al centro di un’indagine per presunti abusi edilizi, con sequestro delle palazzine e mobilitazione dei residenti, mentre si discute sulle normative urbanistiche obsolete. - Unita.tv
Le residenze lac, tre torri alte tra 25 e 45 metri costruite nel quartiere milanese di Baggio, sono al centro di una controversia che si è trasformata in un’indagine giudiziaria. Sono emerse accuse di abusi edilizi in relazione a questo progetto immobiliare, portando al sequestro delle palazzine e alla possibilità di un processo per i responsabili. Nel frattempo, comitati di residenti e associazioni locali si sono mobilitati per seguire gli sviluppi e decidere come difendere i loro interessi. L’inchiesta della procura di Milano coinvolge costruttori, progettisti e funzionari comunali. Questo caso riaccende la discussione sulla tutela del paesaggio urbano e sul ruolo delle istituzioni nella gestione delle pratiche edilizie.
La vicenda delle residenze lac nell’inchiesta della procura di milano
Le residenze lac sorgono in via Cancano 5, all’interno dell’area del Parco delle Cave, a Baggio. Il progetto prevede la costruzione di tre torri di varie altezze, fino a 45 metri, che hanno sollevato più di un sospetto tra i residenti e alcune associazioni. La procura di Milano, guidata dai pm Petruzzella, Filippini e Clerici, ha avviato un’indagine per presunti abusi edilizi. A denunciare le irregolarità era stato un esposto firmato da alcuni cittadini, rappresentati dall’avvocata Veronica Dini, che ha fatto scattare il sequestro.
Le accuse riguardano principalmente una presunta violazione delle norme urbanistiche che avrebbe permesso un incremento della volumetria costruita, alterando in modo significativo il paesaggio circostante. L’esposto sottolineava come l’intervento non avesse tenuto conto dell’impatto ambientale e sociale nel quartiere. Per ora, la procura si avvia a chiudere le indagini preliminari, con una possibile richiesta di rinvio a giudizio per le persone coinvolte: dai costruttori ai progettisti, fino ad alcuni funzionari comunali.
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Il caso ha avuto un impatto diretto sul territorio e sulle persone che abitano nella zona, aprendo una frattura tra chi chiede tutela del contesto urbano e chi ha già investito negli immobili in costruzione. La delicata questione dello sviluppo edilizio riguarda anche l’equilibrio tra interesse privato e rispetto delle regole pubbliche.
La mobilitazione dei residenti e le prime reazioni
I comitati cittadini di Baggio e le associazioni ambientali si sono organizzati in seguito alle notizie sull’inchiesta. Mercoledì sera si è svolto un incontro cui hanno partecipato oltre trenta residenti disponibili ad approfondire la possibilità di costituirsi parte civile nel processo, affiancando l’associazione Le Giadiniere Difendiamo Piazza d’Armi. Le prime firme raccolte testimoniano un disagio diffuso nella comunità, divisa però tra posizioni diverse.
Maria Castiglioni, portavoce dell’associazione, ha citato il racconto biblico di Davide contro Golia, usandolo come metafora della piccola comunità contro grandi interessi edilizi. Per lei, la demolizione delle torri è necessaria per evitare ulteriori danni al paesaggio urbano e al tessuto sociale. Castiglioni ha anche criticato la scarsa partecipazione delle associazioni ambientaliste tradizionali, fatta eccezione per Salviamo il Paesaggio.
L’avvocata Veronica Dini spiega che l’esposto presentato è stato un primo passo importante, ma serve che il Comune di Milano si costituisca parte civile per dare seguito al procedimento e garantire che ci siano effettive responsabilità. Il rischio è che senza questa partecipazione le accuse restino senza conseguenze giuridiche reali, creando un vuoto nel sistema di tutela del territorio.
Dall’altra parte, ci sono famiglie che hanno già comprato casa nelle residenze lac e temono una battaglia legale lunga che non risolverebbe la situazione. Filippo Maria Borsellino, portavoce del comitato Famiglie sospese, si è detto contrario a partecipare al processo come parte civile e punta invece a un intervento normativo urgente per sanare l’area e tutelare i diritti degli abitanti già in loco.
Il sindaco sala e la questione legislativa sulle costruzioni a milano
Il tema delle residenze lac fa tornare al centro del dibattito anche la normativa vigente sugli abusi edilizi e il rispetto dell’ambiente in città. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ne ha parlato pubblicamente nel corso di un’intervista a “Un Giorno da Pecora”, programma radio su Rai Radio1.
Sala ha ammesso che la cosiddetta “legge salva Milano”, che avrebbe potuto regolamentare meglio simili situazioni, non è più in vigore. Ha ricordato come le norme attuali si basino ancora su una legge risalente al 1942, un quadro normativo vecchio che complica la gestione dei casi moderni, soprattutto quando si tratta di grandi interventi edilizi con impatto ambientale.
Il sindaco ha sottolineato la complessità del momento e il fatto che le normative non riescono a tenere il passo con lo sviluppo urbano incontrollato. Questo lascia spazio a situazioni come quelle delle residenze lac, dove si accumulano rischi di illegalità e tensione sociale, senza un meccanismo efficace per impedire o correggere le irregolarità.
Il dibattito sulle norme coinvolge quindi non solo i protagonisti diretti della vicenda, ma anche l’intera città di Milano, che guarda alla gestione del territorio per capire quale futuro aspettarsi nei suoi quartieri periferici come Baggio.
La prospettiva del processo e le possibili conseguenze per il quartiere
La chiusura delle indagini preliminari potrebbe portare a un processo che toccherà costruttori, progettisti e funzionari comunali coinvolti nelle residenze lac. Questo passaggio è cruciale per stabilire se esistono responsabilità penali e se i percorsi di autorizzazione siano stati effettivamente aggirati.
Un eventuale rinvio a giudizio rappresenterebbe un segnale forte per il quartiere e per la città, perché metterebbe a confronto interessi privati, legalità urbanistica e tutela del paesaggio. Le famiglie residenti attendono sviluppi con apprensione, divise tra chi spera in una soluzione rapida e chi vuole che vengano accertate tutte le responsabilità.
La battaglia legale si innesta in un contesto già complicato da problemi sociali ed economici nelle aree periferiche di Milano. I nascenti comitati potrebbero avere un peso decisivo nel monitoraggio del procedimento, soprattutto se riusciranno a radicare consensi per una tutela più stringente del territorio.
Nelle prossime settimane si prevede un incremento di mobilitazioni e incontri per definire strategie legali e civiche. Questo caso potrebbe aprire la strada a una riflessione più ampia sulla regolamentazione dell’edilizia urbana e sul ruolo dei cittadini nelle scelte che riguardano il loro quartiere.