Il primo trimestre del 2025 ha mostrato un netto calo nel valore complessivo dei consumi a Milano. Nessun settore è riuscito a evitare il segno meno, con criticità che riguardano soprattutto la ristorazione e le vendite al dettaglio. I dati confermano una riduzione della spesa delle famiglie, orientate a consumi più ridotti e a una gestione più rigorosa del proprio budget, con riflessi evidenti sulle attività commerciali e sui punti vendita della città.
Il crollo della ristorazione tra aumento dei consumi domestici e perdita del potere d’acquisto
La ristorazione milanese ha registrato un calo del 2,6% nei primi tre mesi dell’anno. Questo fenomeno trova spiegazione nell’aumento dei consumi domestici che hanno sottratto clienti ai locali pubblici. La diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie spinge infatti a limitare le uscite e a preferire pasti a casa, più economici e controllabili. Nonostante l’offerta ampia e diversificata dei ristoranti, il settore soffre una contrazione generalizzata della domanda, soprattutto per le occasioni meno indispensabili.
Impatto sulla spesa e sulle scelte dei consumatori
Il calo della spesa si riflette anche sulla scelta delle pietanze e sull’attenzione al prezzo. I consumatori sono più propensi a rinunciare a esperienze fuori casa se non strettamente necessarie. Questa tendenza pesa anche sulle attività legate all’intrattenimento gastronomico e su chi, nel settore, aveva puntato su consumi più dinamici. L’impatto si fa sentire fino agli addetti del settore, che vedono una frenata nei fatturati dopo mesi di ripresa apparente.
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La compressione delle vendite al dettaglio colpisce soprattutto “altro retail”: cali marcati in tutte le categorie
Il comparto delle vendite al dettaglio ha sofferto un calo del 6,7% nel valore delle vendite rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La contrazione coinvolge soprattutto l’area definita “altro retail“, che comprende beni non di prima necessità e categorie di prodotti volatili dal punto di vista dei consumi. Le famiglie gestiscono con maggiore cautela il proprio budget, privilegiando acquisti essenziali.
Le riduzioni nella spesa per beni durevoli e “sfizi”
Ciò si traduce in una forte riduzione delle spese per beni durevoli e per quei prodotti considerati più legati al gioco o al piacere, definiti “sfizi“. Questo orientamento ha forti riflessi su negozi che puntano su moda, elettronica, articoli per il tempo libero. Le varie categorie presenti dentro il retail si adattano così a un mercato sempre più restrittivo, con vendite in calo che mettono in crisi l’intera filiera distributiva.
Una tenuta contenuta per abbigliamento e accessori
Nel frattempo solo il comparto abbigliamento e accessori mostra una certa tenuta, con una flessione contenuta dello 0,8%. Nonostante la pressione sulle spese, questo settore riesce a difendersi meglio grazie a promozioni e nuove strategie di vendita che spingono a mantenere clienti attivi.
Le vie dello shopping e i centri commerciali registrano flessioni, mentre gli esercizi di prossimità confermano il segno meno
L’analisi dei canali di vendita della città restituisce un quadro ampio di difficoltà. Le “high street“, cioè le principali vie dedicate allo shopping a Milano, hanno perso il 4,6% del volume d’affari nel primo trimestre. Questa riduzione indica meno visitatori e una minore propensione ad acquistare nei negozi tradizionali del centro città.
Situazione nei centri commerciali e nei negozi di prossimità
Non hanno resistito neppure i centri commerciali, dove lo scontrino medio è calato dell’1,8%. Qui si coglie una risposta più tiepida da parte dei consumatori, forse per scelte legate alla comodità o a offerte meno allettanti rispetto a periodi precedenti.
I negozi di prossimità, quelli inseriti direttamente nelle zone residenziali e più vicini ai consumatori, hanno visto una diminuzione del 2,2% nel loro fatturato. Questo segnale evidenzia che anche la voglia di acquistare localmente è limitata, probabilmente a causa di tagli nelle spese quotidiane e a una maggiore selezione degli acquisti.
Gli operatori commerciali di Milano si trovano ora a dover affrontare un mercato complicato, mentre i consumatori scelgono con più attenzione e riducono l’attività di shopping nella città.