Milano, prima conducente di autobus con il velo: Atika Founoun rompe gli schemi in Atm
Atika Founoun, prima donna con hijab a guidare un autobus a Milano, sfida stereotipi e pregiudizi, ispirando altre donne musulmane a perseguire i propri sogni professionali.

Atika Founoun è la prima conducente di autobus con hijab all’Atm di Milano, simbolo di integrazione e sfida agli stereotipi in un ambiente tradizionalmente maschile. - Unita.tv
Il volto di una Milano che cambia si riflette nella storia di Atika Founoun, 45 anni, mamma di tre figli e ora prima conducente di autobus con l’hijab all’Atm. Dopo anni di tentativi senza risposta, ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato nel gruppo di trasporto pubblico della città, un ambiente tradizionalmente dominato dagli uomini. Il suo ingresso apre una finestra su questioni di integrazione, diritti e rappresentanza che restano spesso fuori dai riflettori.
La storia di Atika Founoun e la scelta di indossare il velo
Atika nasce a Fkih Ben Salah, in Marocco, una città ai piedi del Medio Atlante con circa 200 mila abitanti. Scelta libera, non imposta dalla famiglia, ha iniziato a indossare il velo nel 2002, in un contesto in cui anche i suoi parenti riconoscevano quell’età come prematura per questa decisione. Dal 2002 a oggi, ha sempre mantenuto ferma la propria convinzione di vestire l’hijab per fede, nonostante gli stereotipi e i pregiudizi che ancora circolano in Italia.
Milano non ha mai visto prima una donna con il velo seduta al volante di un autobus circolare nelle sue strade. Questo non è un caso. Fino al 2009 c’era un divieto, eredità di un decreto regio del 1931, che limitava l’assunzione di cittadini extracomunitari in aziende pubbliche come l’Atm. Solo dopo quell’anno si sono aperte alcune porte, ma le difficoltà restano. Atika vuole proprio ribaltare l’immagine stereotipata della donna musulmana, troppo spesso vista solo in ruoli tradizionali come madre o casalinga. Vuole mostrare che le donne che indossano il velo possono inseguire e realizzare i propri obiettivi, come qualsiasi altra persona.
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La sfida di entrare in un ambiente maschile e la formazione come conducente
Atika ha faticato a trovare un lavoro per anni. La sua età, il ruolo di madre di tre figli e l’hijab sono stati fattori che raffreddavano l’interesse dei selezionatori. Ma quando Atm ha lanciato la campagna per reclutare nuovi conducenti, senza dubbio attratta dal veicolo dei manifesti pubblicitari, ha deciso di provarci. Il suo impegno durante il corso di formazione è stato significativo: previsto per sei mesi, l’ha completato in soli cinque. Gli istruttori l’hanno soprannominata “capoclasse” o “prof”, parole che rivelano l’attenzione e la passione con cui porta avanti questo nuovo ruolo.
Quest’esperienza non si limita a guidare. Durante il percorso formativo ha seguito lezioni specifiche sulla gestione dei conflitti. Insieme alle pratiche di guida, ha imparato come affrontare situazioni difficili con i passeggeri, competenza preziosa in un ambiente urbano complesso come quello milanese. Al volante, potrà contare anche sulla sorveglianza delle telecamere e su un sistema collegato alla centrale operativa, per garantire sicurezza e supporto immediato.
La conciliazione tra lavoro e famiglia e la reazione dei figli
Nonostante la sfida di bilanciare il lavoro con il ruolo di madre, Atika non si è mai fermata. Ha studiato e superato esami mentre seguiva i tre figli e affrontava gli impegni di casa. Ora che è assunta, si sente pronta per dedicarsi interamente al lavoro e alla famiglia, senza dover più dividere le energie tra preparazione e prove. Il percorso non ha di certo mancato qualche difficoltà. La prima candidatura è stata inviata con un video senza audio, un errore che ha corretto con il supporto del figlio più piccolo, 13 anni, mantenendo tutto segreto fino all’ultimo.
Quando ha ricevuto la proposta definitiva dall’Atm, la famiglia ha vissuto molte emozioni. Il marito è scoppiato in lacrime, mentre i figli più grandi hanno espresso orgoglio per la loro madre. Questo successo familiare aggiunge un capitolo personale al percorso di integrazione di Atika, che ora vuole ispirare altre donne musulmane a realizzare i loro sogni professionali.
Un messaggio chiaro contro stereotipi e pregiudizi
Atika si rivolge a tutti: a chi condivide la sua fede e pensa che alle donne musulmane tocchi solo la maternità, a chi non conosce la religione islamica e immagina tutte le donne con il velo segregate, a chi nutre idee razziste. Il suo lavoro diventa un gesto quotidiano per sfidare tutte queste idee. Guidare un autobus, tenere il volante in mani femminili con l’hijab, significa mostrarsi come donna reale, capace di inserirsi e contribuire in un ruolo pubblico.
Nel suo ambiente di lavoro, non è una presenza estranea, ma una collega a tutti gli effetti. Con i colleghi scherza già sulle linee che vorrebbe guidare in futuro. Si è fissata un obiettivo preciso: ottenere l’abilitazione per guidare i filobus delle linee 90-91, molto frequentate anche da tanti connazionali. Questo sogno professionale cade nel segno di un messaggio più grande: non rinunciare all’emancipazione e ai desideri personali, indipendentemente dall’origine o dal velo che si porta sulla testa.
I nomi di chi l’ha accompagnata nel percorso e il debutto in servizio
Prima del suo debutto ufficiale previsto per l’inizio di giugno, Atika ha voluto riconoscere e ringraziare pubblicamente gli istruttori che l’hanno seguita durante i mesi di formazione: Ciro Garofalo, Roberto Grosso, Giuseppe Ornito, Michele Miragliotta, Massimo Barbieri, Andrea Rui, Micael Popo Konstantin e Ilaria D’Attanasio.
Questa lista di nomi rappresenta un gruppo di persone che le hanno permesso di trasformare una sfida personale in una conquista concreta. Il 19 maggio Atika ha firmato il contratto con Atm e dal 3 giugno salirà al volante del bus 84, linea che attraversa il centro storico di Milano. Quel giorno non sarà solo un cambiamento personale, ma un’immagine nuova per la città, un tassello in più nel disegno di una società che si muove verso la diversità anche tra le strette corsie urbane.