
Intervista a Paolo Lucchetta sull’innovativo restyling della libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, che trasforma gli spazi culturali in luoghi di socialità reale, integrando architettura, tecnologia e rigenerazione urbana per una città inclusiva e sostenibile. - Unita.tv
Un dialogo con Paolo Lucchetta, architetto e designer, inventore del restyling della libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. L’intervento sul luogo simbolo rappresenta un esempio di come gli spazi culturali possono tornare a essere punti di aggregazione nella città contemporanea, in un momento in cui la tecnologia sembra prevalere sulle socialità tradizionali. Lucchetta espone le sue riflessioni sull’evoluzione degli spazi urbani e sull’importanza di riqualificare e umanizzare l’ambiente costruito a Milano, con particolare attenzione alle dinamiche sociali e culturali che ne derivano.
Librerie e piazze: nuovi luoghi di aggregazione nella città contemporanea
Per Paolo Lucchetta, l’idea che le librerie possano diventare le future piazze d’incontro non è un semplice slogan, ma un concetto concreto. Le librerie, secondo lui, rappresentano spazi di socialità e cultura dove si realizzano incontri veri, fatti di persone e gesti, in modo simile alle piazze tradizionali. Questo ruolo si fa cruciale in un mondo in cui la tecnologia spinge verso una realtà più collettiva e frammentata allo stesso tempo. I luoghi di lettura diventano così ambienti dove confrontarsi, riflettere e mantenere l’empatia, elementi fondamentali per il tessuto sociale. Lucchetta sottolinea che i libri hanno la capacità di muovere la società più rapidamente di molti altri strumenti. La sua visione intreccia l’architettura e l’urbanistica con i valori umani fondamentali, facendo delle librerie un ponte tra passato e futuro della città.
Questa interpretazione amplia la percezione tradizionale dei libri, da oggetti statici a catalizzatori di relazioni culturali e sociali. La libreria Rizzoli si inserisce in questo contesto come esempio di spazio costruito per accogliere non solo la lettura, ma eventi, scambi e momenti di incontro, riaffermando un ruolo che va oltre la funzione commerciale. Nei progetti di rigenerazione urbana, il recupero di spazi come questo tende a contrastare l’isolamento digitale, offrendo un luogo fisico di confronto e relazione.
L’architettura come luogo della relazione nell’era della tecnologia
Lucchetta riconosce l’importanza della tecnologia come strumento fondamentale per migliorare la vita urbana globale, ma afferma che i valori umani legati agli spazi dell’abitare devono rimanere centrali. In una fase storica caratterizzata da crisi ambientali, migrazioni e crescenti disuguaglianze, il progetto architettonico deve tornare a concepire gli spazi come zone di incontro e umanizzazione. “Non basta innovare dal punto di vista tecnico, serve un approccio che tenga conto dell’esperienza fisica, emotiva e sociale delle persone.”
La crisi ambientale impone una riflessione profonda sulla città e sul modo in cui si costruisce il rapporto tra individuo e ambiente. Le architetture che si affacciano sul futuro devono essere pensate per ospitare relazioni reali in uno scenario che rischia di diventare sempre più virtuale. Lucchetta sostiene che i progetti di architettura dovrebbero puntare a creare spazio per la socialità reale, andando oltre il semplice design visivo e focalizzandosi invece su luoghi rigenerati, capaci di rispondere alle esigenze attuali senza sacrificare la comunità.
Il ruolo dell’architettura nella tutela dell’umanità risalta in questa prospettiva. Ripensare le città significa riconoscere l’importanza dei luoghi come tessuti vivi, dove la tecnologia può sostenere e potenziare questi spazi ma mai sostituirli completamente. La visione di Lucchetta non vede un futuro privo di contatti umani diretti, bensì una convivenza tra reale e virtuale che apre nuove possibilità di esperienza e scoperta.
Milano tra passato e futuro: archeologia del futuro e rigenerazione urbana
Paolo Lucchetta identifica nella “archeologia del futuro” un concetto chiave per il futuro urbanistico di Milano. La sfida è far dialogare la modernità del passato con le esigenze contemporanee, fondendo conservazione e innovazione senza crearne separazioni nette. Questo approccio vede la città come un organismo complesso, in cui le trasformazioni devono integrarsi rispettando ambiente e cultura locale.
La rigenerazione degli spazi costruiti serve a definire nuovi modi di vivere la cultura e la socialità nei contesti urbani. Lucchetta sottolinea che gli spazi devono essere flessibili e capaci di mutare funzione, adattandosi ai cambiamenti sociali e culturali. La pluralità delle identità urbane e delle esigenze della città va affrontata con progetti che favoriscano la convivenza e lo scambio tra diverse comunità, piuttosto che la segregazione. Milano, in questo senso, può rappresentare un modello di integrazione tra architettura e tessuto umano.
L’attenzione alla chiarezza architettonica e alla sensibilità ambientale emerge come criterio guida nella progettazione. La città si configura così come un luogo in cui le stratificazioni del passato convivono con le novità senza conflitti evidenti, offrendo opportunità di sviluppo sostenibile. Il restyling della libreria Rizzoli riflette questi principi, reinterpretando spazi emblematici ma mantenendo il senso di appartenenza e continuità storica.
Identità e contaminazioni: la nuova visione per lo spazio urbano
Nel pensare ai progetti di rigenerazione urbana, Lucchetta pone al centro l’idea di una contaminazione positiva che superi divisioni e differenze. Si immagini l’uomo non più come un essere che separa e distingue rigidamente, bensì come colui che fonde culture, identità sociali e stili di vita diversi. Questa “disciplina del blending” apre immaginari nuovi, in cui gli edifici rigenerati diventano spazi aperti e ricchi di significati multipli.
La metafora culinaria di un “nuovo sapore” urbano evidenzia questa volontà di mescolare elementi differenti, favorendo sinergie tra popolazioni e culture. Gli interventi architettonici non sono solo strutture fisiche, ma autentiche cultivate di identità collettive. La rigenerazione, allora, coincide con l’esperienza di inclusione e apertura che può riscrivere la vita quotidiana della città.
Per Milano, questa prospettiva traduce in azioni pratiche come la creazione di spazi sociali e commerciali capaci di rispondere alle molteplicità dei cittadini, compresi i numerosi studenti internazionali presenti in città. Questi luoghi non devono essere rigidi o monodimensionali. Vanno interpretati come piattaforme dove incrociare esperienze, coltivare nuove forme di cittadinanza e favorire l’innovazione in campo culturale e sociale.
Milano oggi e i progetti futuri: spazio agli studenti e alle nuove comunità
La città di Milano conta oggi circa 300.000 studenti, di cui circa un quarto proveniente dall’estero. Questo dato segna una componente rilevante del tessuto urbano e sociale, che chiede spazi adatti al loro passaggio e alla loro socializzazione. Lucchetta rivolge l’attenzione proprio a queste necessità, studiando idee per luoghi di transito e incontro distribuiti nei punti nevralgici della città.
Il concetto di Milano come città dell’innovazione e della cultura sostenibile si traduce in progetti urbani che cercano di favorire una socialità aperta e inclusiva, tutelando al contempo l’ambiente costruito. L’archeologia del futuro si fa strumento per costruire non solo edifici, ma vere e proprie reti di relazione, capaci di rinvigorire il centro storico e le periferie, rendendole accessibili soprattutto alle nuove generazioni.
La sfida è impedire lo spopolamento dei quartieri centrali e il declino dovuto a un turismo massificato e non sostenibile. Lucchetta segnala come interventi architettonici e sociali devono favorire la nuova cittadinanza fatta di giovani, professionisti innovatori e popolazioni diverse, collegate da un tessuto urbano riconfigurato nei gesti quotidiani. L’obiettivo è far riemergere la vitalità nei luoghi storici con un approccio che sappia combinare realtà e futuro.