Il leoncvallo, uno dei centri sociali più noti di milano, rischia lo sfratto entro metà luglio 2025. Un gruppo di personalità della cultura italiana ha firmato un appello per chiedere una soluzione che eviti la chiusura di questo spazio storico. Tra i firmatari spiccano il comico paolo rossi, il saggista franco berardi detto “bifo” e lo scrittore sandrone dazieri. L’appello invita la città a riflettere sul valore del leoncvallo come luogo d’incontro e crescita per diverse generazioni.
La storia del leoncvallo tra milano e i movimenti sociali
Il centro sociale leoncvallo nasce a milano negli anni ’70 ed è diventato nel tempo un punto di riferimento per molte attività culturali, artistiche e politiche alternative. Nel corso dei decenni ha ospitato concerti, dibattiti, mostre ed eventi legati ai movimenti sociali della città. Il suo ruolo si è consolidato come spazio informale dove giovani e meno giovani si confrontano su temi attuali.
Archivio vivente delle lotte civili
Questo luogo rappresenta anche un archivio vivente delle lotte civili che hanno attraversato milano negli ultimi cinquant’anni. La sua esistenza ha permesso a numerose realtà indipendenti di svilupparsi senza vincoli istituzionali o commerciali rigidi. Per questo motivo molti vedono nello sfratto una perdita non solo materiale ma anche simbolica.
La data fissata per l’uscita forzata dal locale è il 15 luglio 2025; una scadenza che mette in allarme tutta la comunità legata al centro sociale. Le trattative con le autorità locali sono in corso ma ancora non hanno portato ad accordi concreti capaci di scongiurare questa ipotesi.
L’appello dei firmatari: salvare cinquant’anni di impegno culturale
L’appello “difendi il leoncvallo” raccoglie le firme di artisti, intellettuali e cittadini comuni preoccupati dalla possibile chiusura del centro sociale. Paolo rossi sottolinea l’importanza dell’ironia come strumento critico nato proprio in spazi simili; franco berardi “bifo” ricorda invece il valore delle esperienze collettive nate dentro quei muri; sandrone dazieri evidenzia come certi luoghi siano fondamentali per costruire narrazioni alternative alla cultura dominante.
Nel testo dell’appello si chiede esplicitamente alle istituzioni locali una soluzione che consenta al leoncvallo non solo di restare aperto ma anche d’inventare nuove modalità d’esistenza condivisa con la città intera. Si parla della necessità urgente di trovare un’alternativa concreta prima dello sfratto previsto.
Viene richiamata l’attenzione sulla storia ultracinquantennale accumulata dal centro: buttare via tutto significherebbe perdere tracce importanti della memoria collettiva cittadina oltreché privarsi degli spazi dove continuare a progettare futuri diversi dall’attuale modello urbano dominato da interesssi economici stretti.
I centri sociali e luoghi informali: risorse irrinunciabili per milano
Secondo gli autori dell’appello i centri sociali e gli spazi informali rappresentano molto più che semplicemente strutture fisiche; sono territori vivi dove culture giovanili si intrecciano con pratiche artistiche autonome ed esperienze politiche fuori dai circuiti convenzionali.
Occasioni d’incontro tra generazioni
Questi ambienti costituiscono occasioni d’incontro tra generazioni diverse favorendo processi di formazione collettiva difficilmente replicabili altrove. In particolare nelle grandi città come milano assumono un ruolo strategico nella costruzione delle identità urbane contemporanee.
Il rischio dello sgombero riguarda quindi non solo chi frequenta abitualmente questi posti, ma tutta la comunità cittadina. L’appello ricorda infine quanto sia necessario mantenere aperti questi spazi perché contribuiscono alla vitalità culturale, alla creatività diffusa, e al pluralismo democratico.
Milano deve dunque affrontare questa sfida valutando bene cosa perderebbe se lasciasse andare via uno degli ultimi baluardi storici della scena alternativa locale.