Milano ospita la casa di accoglienza delle donne maltrattate , primo centro antiviolenza in Italia, attivo da quasi quarant’anni. Questo luogo ha assistito decine di migliaia di donne vittime di abusi e ospitato centinaia nelle case rifugio. Nel 2025, Cadmi registra un aumento di richieste da parte di donne sempre più giovani, che cercano di uscire da situazioni drammatiche.
La nascita e il ruolo centrale di cadmi a milano
Cadmi nasce a Milano come punto di riferimento per chi subisce violenza domestica. Dal 1986, ha dato spazio e sostegno a più di 37mila donne, diventando un modello unico in Italia. Le storie accolte al centro sono tante, e nel corso degli anni si è trasformato in una struttura che offre aiuto concreto con un approccio multidisciplinare. Accanto all’accoglienza, nel tempo ha sviluppato interventi legali e psicologici.
Parole di manuela ulivi
Manuela Ulivi, avvocata civilista e presidente di Cadmi, sottolinea l’importanza di aver permesso alle vittime di trovare il coraggio di parlare e confrontarsi in un momento storico dove la violenza era quasi sempre invisibile. Il centro oggi continua a raccogliere richieste da donne di tutte le età , con una presenza significativa di giovani che non vogliono più restare vittime silenziose.
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Modalità di assistenza e supporto alle donne vittime di violenza
Il percorso di aiuto che offre Cadmi inizia con un primo colloquio, nel quale la donna racconta la sua storia. Le operatrici e le avvocate del centro valutano insieme alla vittima la possibilità di denunciare, ma soprattutto offrono un sostegno psicologico per iniziare a uscire dal trauma. L’obiettivo non è solo fornire un rifugio immediato, ma affiancare le donne lungo un cammino fatto di ostacoli, a partire dalla difficoltà di riconoscere e accettare la violenza subita.
Chi si rivolge a Cadmi oggi è più consapevole dei propri diritti e più decisa a chiedere aiuto. Le donne sono informate e spesso già a conoscenza delle normative vigenti. Restano però criticità culturali rilevanti. La violenza non viene sempre riconosciuta come tale ma spesso ridotta a conflitti familiari. Questa visione distorta rallenta l’efficacia delle leggi e impedisce di intervenire correttamente.
L’evoluzione delle leggi sulla violenza domestica e i limiti ancora presenti
In Italia sono state introdotte norme importanti contro la violenza sulle donne. La legge 154 del 2001 ha permesso l’allontanamento del maltrattante dalla casa familiare, mentre il reato di stalking è stato introdotto nel 2009. Il codice rosso del 2019 ha accelerato i tempi d’intervento in denunce di violenza.
Cadmi ha lavorato direttamente con parlamentari per far emergere le storie raccolte nel corso degli anni, contribuendo alla nascita di queste leggi. Alcune misure però mostrano dei limiti. Il codice rosso accelera la tutela immediata ma lascia in secondo piano le misure cautelari e la protezione a lungo termine delle donne. La legge ha fatto passi avanti, ma spesso manca un quadro completo che prenda in considerazione tutte le dimensioni della violenza.
Aspetti critici delle leggi attuali
Il codice rosso accelera la tutela immediata ma lascia in secondo piano le misure cautelari e la protezione a lungo termine delle donne.
Le difficoltà di gestione economica e il ruolo dei fondi pubblici e privati
I centri antiviolenza in Italia si trovano spesso a fronteggiare carenze economiche. Solo dal 2013 una legge ha previsto fondi pubblici specifici, ma la distribuzione resta disomogenea e insufficiente. Cadmi, che opera a Milano, riceve continuamente donazioni private e il contributo del 5×1000, indispensabili per mantenere i servizi attivi.
Il Comune di Milano rappresenta un’eccezione, perché inserisce una voce nel bilancio dedicata a questa tematica, un caso raro nel panorama italiano. Senza questo sostegno pubblico, combinato con quello privato, il centro rischierebbe di non assicurare continuità e qualità all’assistenza. La frammentazione del finanziamento ostacola l’espansione dell’aiuto verso tutte le donne che ne avrebbero bisogno.
Le sfide legali e sociali per le madri vittime di violenza
Molte donne che si rivolgono a Cadmi sono madri. La presenza di figli complica spesso la scelta di interrompere la convivenza con il partner violento. Il meccanismo della cosiddetta bigenitorialità costringe molte donne a mantenere rapporti con il maltrattante, che può usare i figli come strumento di ricatto.
Dal punto di vista legislativo, a Milano e in Italia si dibatte sulla necessità di cancellare questo principio nei casi di violenza. La riforma Catarbia ha modificato il percorso processuale nei casi di abuso, cercando di tutelare meglio madri e figli, ma il problema rimane. La violenza più insidiosa per le madri è quella psicologica ed economica. Sono forme complesse da riconoscere e col tema economico si lega la paura più grande: perdere il controllo sui figli. Questo frena molte donne, che temono per la loro sicurezza e quella dei bambini.
Prevenire la violenza: una sfida culturale che riguarda tutta la societÃ
Cadmi evidenzia come denunciare sia solo un passaggio dentro un fenomeno più ampio. Prevenire la violenza richiama a un lavoro capillare soprattutto nella cultura e nell’educazione di base. Intervenire in tenera età per insegnare il rispetto, l’uguaglianza e il riconoscimento delle emozioni può evitare che si sviluppino dinamiche violente.
Le politiche finora si sono concentrate quasi esclusivamente sul momento dell’emergenza e dopo il fatto. Poco è stato fatto per la prevenzione attiva, soprattutto in ambito scolastico e familiare. Cadmi invita quindi a spostare l’attenzione sul prima e sul dopo, oltre che durante. Questo richiede impegno sociale e risorse dedicate. Milioni di donne in Italia ancora combattono per rompere il ciclo della violenza ogni giorno.