
Bovisa, quartiere milanese in trasformazione, coniuga il passato industriale e operaio con la presenza di quasi 20mila studenti del Politecnico, affrontando sfide di integrazione sociale, riqualificazione urbana e servizi. - Unita.tv
Milano, 2025. Bovisa si conferma un quartiere diviso tra un passato industriale ormai svanito e la presenza massiccia degli studenti del politecnico di milano, che nel tempo ne hanno cambiato profondamente volto. Questo spazio urbano rimasto ai margini della città ospita quasi 20mila giovani impegnati in ingegneria e design, ma vive ancora di contrasti tra memoria operaia, trasformazioni urbane e esigenze degli abitanti.
La memoria del quartiere operaio e industriale
Bovisa nacque come area periferica dedicata all’industria pesante e sulle sue strade si respirava un’atmosfera legata al lavoro nelle fabbriche e nelle officine. Negli anni, grandi stabilimenti hanno segnato la sua identità economica e sociale. Oggi quegli impianti sono per lo più dismessi, convertiti o in stato di abbandono come dimostrano i gasometri vuoti ormai diventati monumenti di archeologia industriale. Rosario Gallo, commerciante con oltre trent’anni di attività nel quartiere, ricorda quando Bovisa era un borgo operaio ma comunque benestante, dove il lavoro assicurava stabilità e buona qualità della vita. Anche la presenza di una sala posa per il teatro alla scala, che realizzava i palchi, indica quanto il quartiere fosse legato non solo all’industria pesante, ma anche a produzioni artistiche importanti.
Le conseguenze della delocalizzazione
Con la delocalizzazione molte aziende hanno chiuso, lasciando dietro di sé un tessuto urbano e sociale più fragile. La scomparsa degli stabilimenti ha fatto sparire anche le piccole attività commerciali che rendevano vive le strade. Domenico Angarano, presente in Bovisa dagli anni Ottanta, racconta di un tempo in cui ogni via era costellata di negozi di vicinato, panettieri, salumieri e droghieri, accessibili a pochi passi. Quel modello di comunità locale si è perso, lasciando un vuoto difficile da colmare.
Il politecnico di milano e la trasformazione urbana
L’arrivo delle sedi del politecnico tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio ha dato un’impronta diversa a questo quartiere. La presenza di laboratori avanzati e di quasi 20mila studenti ha reso Bovisa un polo attrattivo per l’istruzione e la ricerca. La frequentazione studentesca ha modificato l’economia locale spostando l’attenzione su servizi e attività rivolte agli universitari. Elena Castoldi, proprietaria di una copisteria, conferma che il suo lavoro ruota quasi esclusivamente intorno agli studenti e che questo porta nuova linfa al quartiere.
Interventi urbanistici in corso
Negli ultimi anni si sono avviati interventi urbanistici che puntano a migliorare la vivibilità della zona: la costruzione di un nuovo studentato e la riqualificazione delle vie mostrano un certo impegno delle autorità e dell’ateneo. Nonostante questo, però, gli abitanti chiedono attenzioni più concrete verso le necessità di chi vive nel quartiere, come spazi per parcheggi o servizi complementari. Le richieste formulate da tempo, rimaste senza risposte, testimoniano un’area in trasformazione ma ancora con problemi irrisolti nella gestione degli spazi pubblici e privati.
La vita degli studenti e le difficoltà logistiche
Gli studenti del politecnico rappresentano il cuore pulsante di questa parte di Milano, ma spesso lamentano una separazione evidente con il resto della città. Gabriele Ferrari segnala che, nonostante la convenienza degli affitti e la vicinanza all’università, vivere in Bovisa significa percepire un isolamento sociale e urbano. Mancano luoghi di aggregazione serali come bar o spazi aperti oltre gli orari canonici, elementi ritenuti essenziali per una vita studentesca completa.
Trasporti e sicurezza
Il collegamento con il centro di Milano e con l’altra sede universitaria di Città Studi risulta poco funzionale. Anna Comparin evidenzia come il sistema dei trasporti obblighi a percorsi lunghi e passaggi complessi, accentuati dalla chiusura serale del passante ferroviario. Questa difficoltà condiziona le occasioni di socializzazione e il rapporto con la città più ampia. Inoltre, la sicurezza nelle ore notturne resta un tema delicato. Celia Griffa racconta che in passato il politecnico aveva organizzato delle scorte per accompagnare gli studenti a casa, segno di una criticità che non è stata completamente risolta.
L’evoluzione estetica e il bilancio del quartiere oggi
Nonostante le carenze di servizio e le distanze, alcuni tratti del quartiere Bovisa mostrano segnali di miglioramento estetico, legati principalmente alle attività del politecnico. Thomas Gibbons ammette che la zona si sta facendo più curata e ordinata, mentre l’accumulo di residui industriali crea un contrasto visivo suggestivo. Il parco dei gasometri, la presenza degli ex impianti e la loro architettura industriale conservano un alone di fascino anche in mezzo a una sensazione di vuoto e desolazione.
Equilibrio tra passato e presente
L’equilibrio tra passato e presente – tra l’eredità operaia e il condizionamento universitaro – rappresenta oggi la sfida principale per Bovisa. Il quartiere tenta di farsi spazio nel panorama di Milano, tra richieste di riqualificazione, integrazione sociale e sviluppo urbano. La trasformazione continua, in un contesto che resta segnato da distanze, disagi e aspettative da parte di chi lo abita e lo frequenta quotidianamente.