Milano blindata e tensioni al corteo antifascista contro il remigration summit dei suprematisti bianchi
Tensione a Milano durante la protesta antifascista contro il Remigration summit di Gallarate, con scontri tra manifestanti e polizia, ma senza gravi feriti o danni materiali.

A Milano, una protesta antifascista di circa 600 persone ha tentato senza successo di raggiungere la stazione di Cadorna per contrastare il Remigration summit di gruppi suprematisti bianchi a Gallarate, sfociando in scontri con la polizia ma senza feriti gravi o danni. - Unita.tv
La piazza Cadorna a Milano è rimasta blindata intorno a mezzogiorno per impedire che il corteo antifascista raggiungesse la stazione e, quindi il Remigration summit ospitato a Gallarate dalle forze suprematiste bianche. La protesta non preavvisata ha visto la partecipazione di circa 600 persone, tra cui militanti di centri sociali e sindacati di base italiani assieme ad anarchici e attivisti provenienti da diversi paesi europei. La manifestazione ha registrato momenti di alta tensione, soprattutto quando alcuni gruppi hanno dato vita a scontri e tentativi di sfondare i blocchi di polizia con lancio di bombe carta e bottiglie. La risposta degli agenti, con cariche e uso di idranti e lacrimogeni, ha evitato danni e feriti gravi, ma ha segnato un pomeriggio di agitazioni in centro città.
La blindatura di cadorna e il dispiegamento di polizia tra transenne e blocchi stradali
Intorno all’ora di pranzo, largo Cadorna è stato isolato con una doppia fila di transenne che hanno diviso in due il piazzale, tenendo fuori da piazza la folla ma anche i manifestanti. La fontana centrale è rimasta al sicuro dentro un perimetro di protezione, mentre i vigili urbani bloccavano il traffico in viale Alemagna. Sul lato opposto, i mezzi blindati della polizia hanno sbarrato via Boccaccio, prima di piazza Virgilio, impedendo qualsiasi passaggio diretto verso la stazione. L’intera operazione è stata messa in campo per evitare che i cortei raggiungessero i binari e prendessero un treno diretto a Gallarate, dove al mattino si era svolto il Remigration summit dei suprematisti bianchi.
Preparativi e contesto storico degli eventi
La pianificazione precedente al summit ha spostato l’evento nelle prime ore del mattino proprio con l’obiettivo di ridurre le sovrapposizioni con manifestazioni antagoniste e limitare i rischi di scontri violenti. Queste aree erano già note per i disordini accaduti durante le proteste anti-expo del maggio 2015. In quel momento, tendevano a convergere gruppi di casseur provenienti da tutta Europa che devastarono il quartiere della stazione, da viale Alemagna fino a piazza Cadorna, incendiando mezzi e danneggiando negozi e istituti di credito. Questa volta invece, nonostante i momenti di scontro, non si sono registrati danni materiali o feriti tra le forze dell’ordine e i manifestanti.
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I cortei antifascisti e la composizione degli animatori della protesta
Alle 14.30 i primi manifestanti si sono raccolti in largo Cairoli dietro lo striscione “Make Europe Antifa Again”, protetto da aste e plexiglass. Non essendo stata comunicata la protesta alla Questura, la polizia ha agito con una prudente sorveglianza a vista, senza poter prevedere esattamente il percorso. Nel corso del pomeriggio i partecipanti sono saliti fino a circa 600, una presenza più contenuta rispetto alle aspettative iniziali. Alla manifestazione hanno aderito esponenti di centri sociali noti a Milano come Zam, Lambretta e T28, assieme a sindacati di base e gruppi anarchici locali come Cuore in Gola e Galipettes. Alcuni di loro arrivavano dall’estero, in particolare da Grecia, Francia e Germania.
Il segnale dello scontro imminente
La protesta ha subito assunto un tono più duro quando in via Carducci i manifestanti davanti si sono cambiati abito. I primi in fila, protetti da fumogeni rossi e verdi, hanno indossato tute nere, guanti, caschi, passamontagna e occhiali da sole. Questo mutamento è stato un chiaro segnale di scontro imminente. Il gruppo più agitato si è costituito in un black bloc, compatto e pronto ad affrontare le forze dell’ordine. La volontà di attaccare subito è stata evidente.
Scontri violenti in via leopardi e tentativi di penetrare la città
In via Leopardi, la tensione è esplosa in uno scontro diretto con poliziotti e carabinieri. Le camionette erano disposte per bloccare ogni passaggio sui marciapiedi. I manifestanti hanno lanciato decine di bombe carta e bottiglie di vetro contro le forze dell’ordine. I poliziotti in assetto antisommossa sono intervenuti con cariche, scudi e manganelli per fermare l’assalto. L’idrante è stato utilizzato con il dispositivo a schieramento aperto per allontanare la folla, che però ha opposto forte resistenza.
Scontri vicino a santa maria delle grazie
Poco più avanti, vicino alla basilica di Santa Maria delle Grazie e davanti alla coda di turisti al Cenacolo vinciano, si è verificata un’altra fase di scontri. I lacrimogeni hanno disperso i manifestanti che avanzavano verso corso Magenta avvolti da una densa coltre di fumo artificiale. Questi due episodi hanno costituito i momenti più intensi della giornata, durati pochi minuti ma segnati da una forte violenza verbale e fisica.
Il percorso finale del corteo e la fuga dei manifestanti dopo le tensioni
Dopo aver superato piazza Giovine Italia e piazza Conciliazione, il corteo si è mosso verso Pagano passando per strade secondarie come via Alberto da Giussano e via Guido D’Arezzo. A quel punto il gruppo si è lentamente sciolto poco dopo le 17. La maggior parte degli assaltatori è entrata in metrò coprendo il volto per sfuggire alle telecamere di sorveglianza della linea M1. L’azione efficiente della polizia ha impedito che il corteo riuscisse a spingersi fino alla stazione o al Palazzo delle Stelline, che ospita un ufficio staccato del Parlamento europeo e rappresentava un altro obiettivo sensibile.
Le autorità hanno gestito la situazione evitando che lo scontro degenerasse in violenze peggiori o devastazioni. La presenza di gruppi organizzati ha richiesto una risposta delineata e decisa, che ha portato a un esito senza feriti gravi o danni alla struttura urbana.
La risposta politica e il sostegno alle forze dell’ordine dopo gli scontri
Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha commentato l’accaduto su X, sottolineando come a Milano si siano nuovamente manifestati problemi di ordine pubblico provocati da “professionisti del disordine”. Ha espresso solidarietà per i militari feriti a Torino durante una rivolta avvenuta in un centro di permanenza per rimpatri pochi giorni prima. Piantedosi ha elogiato la capacità di intervento e la professionalità di tutte le forze in divisa, impegnate ogni giorno in situazioni di tensione.
La sua dichiarazione ha messo al centro del dibattito la difficoltà di gestire proteste non autorizzate e aggressive in contesti urbani delicati. L’attenzione resta alta riguardo la sicurezza e la linea di intervento adottata dalle autorità per prevenire e arginare fenomeni violenti durante manifestazioni politiche, sempre più frequenti nel 2025.