Milano ha attivato una serie di interventi per ospitare famiglie palestinesi sfollate dalla guerra. L’arrivo di queste persone, soprattutto minori, avviene attraverso corridoi umanitari, con particolare attenzione a chi necessita di cure mediche urgenti. L’amministrazione comunale si è coordinata con enti internazionali per garantire un’accoglienza adeguata.
La collaborazione con l’unhcr e le rappresentanze diplomatiche
L’assessorato al Welfare del Comune di Milano ha attivato una comunicazione costante con le rappresentanze diplomatiche italiane presenti in Palestina. Questo canale serve a monitorare la situazione sul terreno e ricevere segnalazioni dirette per organizzare al meglio gli arrivi. Il Comune, così, riesce a preparare l’accoglienza coinvolgendo anche enti internazionali come l’Unhcr.
La collaborazione con l’Unhcr garantisce che i flussi degli arrivi avvengano secondo i protocolli dei corridoi umanitari, facendo in modo che vengano rispettati i diritti delle persone accolte e che non si generino situazioni di disordine o disservizio. Oltre a fornire ospitalità a chi è appena arrivato, Milano accoglie segnalazioni su altre persone vulnerabili che potrebbero raggiungere la città e mette subito in campo le risorse necessarie per supportarle.
Accoglienza e coordinamento dei servizi sociali
Fino ad oggi, Milano ha accolto sedici nuclei familiari palestinesi, per un totale di 43 persone, di cui 25 sono minori. Questi dati arrivano dall’assessore al Welfare del Comune, Lamberto Bertolé, che ha illustrato le modalità di gestione sul suo profilo social. Il Comune mette a disposizione case attraverso il sistema di seconda accoglienza Sai, strutture pensate per offrire un tetto sicuro a persone in emergenza o in fuga da situazioni di pericolo.
La maggior parte delle famiglie risiede proprio in queste soluzioni abitative temporanee. Si tratta di appartamenti resi disponibili all’interno di un rete capillare gestita dal Comune e da enti del terzo settore, pensata per favorire l’inserimento e il supporto sociale ai richiedenti asilo o rifugiati. Alcuni membri delle famiglie, invece, devono ancora rimanere in ospedale, poiché necessitano di cure mediche specializzate a seguito dello stato di salute compromesso.
Il percorso di accoglienza valorizza la presenza di personale comunale dedicato. Questi operatori si occupano non solo dell’accoglienza materiale, ma anche di coordinare i trasferimenti e collegare gli ospiti con i servizi sanitari e sociali della città, seguendo le singole esigenze di ciascun nucleo.
Condizioni di salute e assistenza medica per i palestinesi ospitati
Tra i palestinesi giunti a Milano ci sono diverse persone che hanno bisogno di cure mediche importanti, spesso a causa delle condizioni in cui sono fuggite dalla guerra. Alcuni sono tuttora ricoverati in varie strutture ospedaliere cittadine. La presenza di pazienti in cura va gestita con una rete di servizi sanitari che tenga conto di terapie specifiche, trattamenti di emergenza e monitoraggi continui.
Il Comune si impegna, perciò, a facilitare il rapporto tra ospedali, medici specialisti e famiglie. Questo serve a garantire continuità assistenziale e a soddisfare le necessità di salute in modo efficace, soprattutto per i minori e le persone più fragili. Nel contesto di Milano, molte strutture mediche hanno aperto le porte per far fronte a questa nuova richiesta.
Il costo di queste cure rimane a carico del sistema sanitario nazionale, ma la presenza del Comune permette di coordinare l’accoglienza sociale e l’assistenza sanitaria, riducendo i tempi di risposta e migliorando la logistica per il trasferimento da un luogo all’altro. La città, inoltre, monitora eventuali nuove richieste di assistenza di pazienti provenienti dalle zone di conflitto.
“L’obiettivo è garantire accoglienza e assistenza con risposte concrete e immediate”, in un momento in cui in molte zone del Mediterraneo è alta la pressione sui sistemi di accoglienza.