Il dibattito sul prossimo candidato sindaco di Milano si accende a meno di due anni dalle elezioni comunali del 2027. Giuseppe Sala, sindaco uscente, esprime aperture contrapposte alle posizioni ufficiali del Pd locale, soprattutto sulle primarie e sulla figura del successore. In città si agitano le strategie interne a un centrosinistra ancora non compatto, mentre emergono nomi nuovi e tradizionali in corsa per guidare il capoluogo lombardo.
Le perplessità di sala sulle primarie e il confronto con il segretario pd
Giuseppe Sala ha dato voce alle sue riserve sulle primarie. In un’intervista su Radio RTL 102.5 ha ammesso di sentirsi messo da parte in questo dibattito, evidenziando come le sue idee non incontrino favori nella segreteria meneghina del Pd. Sala sostiene che le primarie non debbano essere un vincolo assoluto, portando l’esempio di Genova, dove l’assenza di primarie non ha impedito la vittoria di un candidato esterno alla politica tradizionale, la Salis.
Il segretario cittadino del Pd, Alessandro Capelli, risponde con fermezza: per lui le primarie restano uno strumento valido e importante per scegliere il candidato. Questo scontro di opinioni tra Sala e Capelli riflette una divisione evidente nelle strategie del centrosinistra milanese. Negli ultimi mesi, i rapporti tra i due non si sono risolti. Capelli spinge per una discontinuità nella guida della città, mentre Sala invita a non abbandonare quanto ottenuto fino ad ora, riconoscendo il valore del modello Milano consolidato durante il suo mandato.
Un confronto ancora aperto tra sala e capelli
L’interazione tra i due rappresenta il cuore del dibattito politico milanese in vista del 2027, con posizioni che sembrano difficilmente conciliabili senza compromessi sostanziali.
L’identikit del candidato secondo sala e il dibattito tra società civile e partiti
Il sindaco uscente si concentra sulla figura del candidato perfetto per la corsa al comune. Sala propende per un nome proveniente dalla società civile, seguendo la propria esperienza che lo ha visto entrare in politica da outsider piuttosto che da politico di carriera. L’idea è quella di privilegiare persone legate alla città, ma non necessariamente parte dei meccanismi interni ai partiti.
Tra i nomi più citati dagli esponenti del centrosinistra spiccano Mario Calabresi, giornalista e fondatore di Chora Media, e Pierfrancesco Majorino, già consigliere regionale e sostenitore della candidatura progressista. Quando Sala appoggiò velatamente l’eventuale candidatura di Calabresi nell’ottobre 2024, scatenò una reazione netta da parte di Majorino, che ha manifestato chiaramente di puntare lui stesso alla poltrona di sindaco.
Nomi nuovi e profili alternativi nel centrosinistra milanese
Negli ultimi tempi è emerso anche il nome di Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università Statale-Bicocca, che potrebbe rappresentare un profilo alternativo e meno legato alla politica tradizionale. Il tema delle primarie resta centrale, poiché rischia di favorire il candidato del Pd rispetto a Calabresi e Iannantuoni, che invece potrebbero essere penalizzati da un meccanismo competitivo interno al partito.
Le riflessioni di sala sul voto referendario e il ruolo del centro nel campo largo
Al di là della partita comunale, Sala ha commentato anche il mancato raggiungimento del quorum nei cinque referendum recentemente proposti, considerandolo anche come segnale sul terreno politico nazionale e locale. Ha espresso dubbi sulla tenuta del cosiddetto “campo largo”, dicendo che questa è una definizione ancora in via di costruzione e priva di una chiara identità.
Il sindaco ha sottolineato come vi sia un bisogno di coinvolgere il centro, un’area oggi occupata da esponenti come Matteo Renzi e Carlo Calenda, che non basta solo integrare ma va piuttosto riaggregata in modo più ampio. Sala insiste sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio capace di portare una parte moderata dentro la coalizione progressista, aprendo a formule meno rigide e più inclusive. Questo tema resta aperto mentre si avvicina la fase decisiva delle candidature a Milano.