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Martina Carbonaro uccisa in un cantiere comunale attivo ad Afragola, sotto accusa la vigilanza

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La tragica morte della quattordicenne Martina Carbonaro ad Afragola, avvenuta in un cantiere pubblico attivo finanziato dal PNRR, solleva gravi dubbi sulla sicurezza e la vigilanza degli spazi comunali frequentati dalla comunità. - Unita.tv
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La tragica morte di Martina Carbonaro a Afragola, una ragazza di 14 anni, si è consumata in un luogo insolito e presumibilmente sicuro: un cantiere pubblico attivo finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . La vicenda solleva nuovi interrogativi sulla gestione e la sorveglianza di uno spazio che avrebbe dovuto essere protetto, specie trattandosi di un’area di lavori in corso dentro un centro sportivo comunale molto frequentato.

Il luogo del ritrovamento: un cantiere pubblico dentro un centro sportivo comunale

L’architetto Paolo Sibilio, incaricato come consulente tecnico dalla famiglia di Martina, ha chiarito che il corpo della giovane non è stato trovato in un casolare abbandonato, come inizialmente si era pensato. Il luogo dell’omicidio e del nascondiglio è il centro sportivo Luigi Moccia, nello stesso territorio di Afragola.

Si tratta di una struttura polivalente, composta da uno stadio di calcio, un campo da rugby, un palazzetto dedicato a vari sport e uno spazio che ospita il mercato settimanale. È proprio all’interno del palazzetto, in una zona che si trovava sotto ristrutturazione con fondi PNRR, che Martina è stata uccisa e il suo corpo nascosto.

Questo spazio era e resta un cantiere edile attivo e avrebbe dovuto essere soggetto a precisi protocolli di sicurezza. L’obbligo di vigilanza avrebbe dovuto riguardare non solo la tutela dei lavoratori presenti, ma anche quella di chi frequentava l’impianto sportivo. La mancanza di controlli in questa zona ha permesso che la tragedia si consumasse.

Criticità nella vigilanza e responsabilità del cantiere

L’avvocato Sergio Pisani, che segue la famiglia di Martina, ha sottolineato come la scelta di quel cantiere non possa essere considerata casuale. “Se l’omicidio è stato premeditato, la totale assenza di sorveglianza ha rappresentato un incentivo a compiere il delitto. Se invece l’azione è stata frutto di un raptus, l’ambiente ha garantito all’assassino la possibilità di agire indisturbato e nascondere il corpo della vittima.”

In questo spazio, la pietra utilizzata come arma è stata facilmente reperibile, essendo parte del sito stesso. La presenza di materiali da costruzione, da sola, indica un contesto che deve essere rigorosamente controllato per impedire situazioni di pericolo o crimini. Il cantiere quindi ha offerto non solo un luogo discretamente appartato, ma anche una materia prima per l’aggressione.

Pisani ha evidenziato la mancanza di risposte provenienti dagli uffici PNRR, nonostante le ripetute richieste di chiarimenti e documenti presentate da Sibilio. “Questo silenzio diventa un elemento aggiuntivo di preoccupazione sulle modalità di gestione di un’area pubblica destinata ad attività sportive e comunitarie.”

Il coinvolgimento degli esperti nelle indagini

Per approfondire gli aspetti tecnici e psicologici della vicenda, l’avvocato Pisani ha deciso di avvalersi del supporto della criminologa Roberta Bruzzone. Questa scelta mira a integrare l’analisi tecnica con un contributo specializzato sul piano investigativo, per comprendere meglio dinamiche e moventi dell’omicidio.

L’intervento di professionisti come Sibilio e Bruzzone punta a ricostruire l’esatta sequenza dei fatti, partendo dall’ambiente dell’omicidio fino al profilo dell’autore e alle modalità del crimine. Resta cruciale la verifica sulle condizioni di sicurezza e controllo del sito, poiché da questi dettagli potrebbe emergere una responsabilità diretta sulla vigilanza del cantiere o una possibile negligenza degli enti competenti.

Focus sulla vigilanza e gestione degli spazi pubblici

Le indagini si concentrano anche su come un’area così delicata, finanziata con fondi pubblici, sia potuta restare incustodita e vulnerabile a episodi simili. Questo aspetto mette in evidenza alcune falle nella sorveglianza degli spazi comunali e nelle misure di prevenzione della criminalità dentro strutture frequentate da molte persone.

Le autorità sono al lavoro per ottenere tutti i documenti necessari e ricostruire la catena di responsabilità. Il caso di Martina Carbonaro non riguarda solo la tragedia personale ma anche il controllo degli spazi pubblici, un tema che resta al centro del dibattito in molte città italiane.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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