L’architetto Mario Cucinella ha rilanciato da Bergamo un appello sulla responsabilità sociale e politica dell’edilizia, sottolineando come la trasformazione urbana si sia allontanata dalla bellezza e dal bene comune. Durante l’incontro “Innovazione con le radici”, ha puntato il dito contro la mancanza di una strategia pubblica per l’abitare, a fronte di mercati immobiliari dominati da logiche speculative.
Una visione critica sull’architettura contemporanea
Mario Cucinella, noto per il Padiglione Italia all’Expo di Osaka, ha spiegato nel dettaglio cosa intende per perdita del senso civico nell’attività dell’architetto. Secondo lui, negli ultimi anni la professione si è spostata verso progetti più legati all’immagine e al “glamour”, perdendo di vista la funzione sociale dell’edilizia. Ha detto chiaramente che costruire oggi deve essere considerato “un gesto carico di responsabilità politica, oltre che sociale ed economica”. L’attenzione ai numeri e agli investimenti ha preso il sopravvento sulla ricerca della bellezza che tradizionalmente rappresentava la società stessa.
Edilizia come strumento di guadagno a breve termine
In particolare, ha denunciato un passaggio in cui l’edilizia si è ridotta a strumento di guadagno a breve termine, senza considerare gli impatti nel lungo periodo. Il risultato è una città che non rispecchia più i valori collettivi e in cui la casa, elemento chiave della vita di chi ci abita, è diventata una merce senza una dimensione pubblica né una funzione politica reale.
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La scomparsa della casa pubblica e l’assenza di programmazione politica
Cucinella ha richiamato alla memoria il piano casa del dopoguerra, una stagione in cui l’edilizia abitativa pubblica rappresentava un tema centrale e coinvolgeva architetti emergenti che poi hanno definito il volto della modernità italiana. Quell’epoca, ha spiegato, ha consentito di costruire quartieri e abitazioni accessibili e attenti alla qualità, in grado di trasformare città e società.
Il vuoto del PNRR nell’abitare sociale
Oggi invece il tema casa sembra sparito dall’agenda politica, nonostante le grandi sfide in corso. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non prevede infatti fondi specifici per l’abitare sociale. La politica ha smesso di intervenire con strategie di lungo periodo per garantire spazi abitativi adatti alle esigenze di molte famiglie, soprattutto quelle con redditi medi o bassi. Questo vuoto lascia campo libero ai meccanismi di mercato, che non controllati creano fenomeni di speculazione pura.
Milano e il mercato senza contrappesi pubblici
Milano, la città in cui Cucinella ha realizzato uno dei suoi progetti recenti, è un esempio emblematico di questo squilibrio. Dopo vent’anni dominati da politiche speculative, molti abitanti faticano a trovare una casa adeguata ai propri guadagni. La crescita dei prezzi immobiliari non ha un freno pubblico né un’alternativa reale alle offerte pensate solo per fini lucrativi.
La speculazione selvaggia e la mancanza di limiti
Il privato continua a costruire e investire, ma senza la presenza di un settore pubblico che moderi il mercato e offra soluzioni più equilibrate, la speculazione diventa selvaggia. Cucinella ha sottolineato che “non vuole condannare il mercato che segue le sue regole, ma rimarca l’assenza di un interlocutore pubblico che sappia mettere limiti agli eccessi puntando su abitazioni più accessibili e durature”.
Sei milano, un esempio di edilizia accessibile e convenzionata
Tra le esperienze di Cucinella emerge il progetto SeiMilano, un quartiere a Milano vicino alla fermata del metro Bisceglie. Non si tratta di edilizia popolare nel senso stretto, perché non finanziata dallo Stato, ma di edilizia convenzionata, rivolta a famiglie con redditi medi che cercano una soluzione abitativa più alla portata.
Architettura per esigenze concrete di abitare
Questo progetto dimostra come l’architettura possa rispondere a esigenze concrete di abitare, fornendo spazi concreti e accessibili senza abbandonare la qualità del costruito. In un contesto urbano spinto dal profitto privato, iniziative come queste sono tra le poche che tentano di bilanciare mercato e bisogno sociale.
Cucinella ha espresso così una visione di città in cui architetti e amministratori lavorino insieme per offrire non solo prodotti immobiliari, ma spazi vitali che mantengano radici culturali e sociali profonde. Una sfida che riguarda non solo Milano ma tante città italiane oggi strette tra pressioni speculative e carenza di risposte pubbliche.