Marco d’agostin porta il musical al piccolo teatro con asteroide, un viaggio tra scienza e danza
Marco d’Agostin presenta “Asteroide” al Teatro Studio Melato di Milano, un musical innovativo che esplora il tempo, l’estinzione e la memoria attraverso danza e scienza in un racconto condiviso.

Marco d’Agostin presenta “Asteroide”, uno spettacolo innovativo che unisce danza e musical per esplorare temi di tempo, memoria ed estinzione, riflettendo su scienza e crisi ambientale attraverso un linguaggio corporeo e sonoro originale. - Unita.tv
Marco d’Agostin, danzatore e coreografo nato nel 1987, ha da poco presentato “Asteroide” al teatro Studio Melato di Milano. Il suo nuovo spettacolo segnala un incontro raro tra scienza e spettacolo dal vivo, in cui il corpo diventa mezzo per raccontare storie di tempo, estinzione e memoria grazie a una forma insolita di musical. Questa proposta arriva dopo anni di lavori che hanno fatto emergere d’Agostin come artista residente del Piccolo Teatro, prestigioso luogo della scena milanese.
Il percorso di marco d’agostin nel teatro e nella danza
Marco d’Agostin ha costruito il suo percorso con spettacoli molto diversi tra loro ma sempre capaci di creare un coinvolgimento diretto con il pubblico, raccontando vicende spesso legate alla natura umana e alla memoria. I suoi lavori precedenti lo hanno visto affrontare temi che spaziano dall’amore per lo sci di fondo, con “First Love” ispirato alla campionessa Stefania Belmondo, alla lotta per la sopravvivenza in “Avalanche”, ambientato in territori vasti e ostili. Ha poi esplorato i frammenti di un dramma familiare in “Gli anni”, interpretato da Marta Ciappina, e si è dedicato all’arte del coreografo francese Jérôme Bel con un progetto che rilegge la sua autobiografia in chiave corale, insieme ad amici e colleghi. Ogni progetto di d’Agostin è legato a una misteriosa sensibilità verso il corpo umano e la sua capacità di esprimere storie diverse, tra autobiografia e dimensioni più ampie di relazioni e ambiente.
Il musical come mezzo per raccontare il tempo e la trasformazione
“Asteroide” nasce dalla volontà di Marco di indagare il tempo attraverso la fisicità del corpo in scena, un tema che ha sviluppato in modo del tutto originale. Nel mondo della danza contemporanea, il tempo si dilata spesso fino a una sospensione estrema; nel musical invece ogni passo e gesto deve andare dritto al punto, catturare l’attenzione senza indugio. D’Agostin ha studiato questo ritmo per trovare un equilibrio tra danza e musical, dove il movimento è tanto coreografico quanto narrativo. In “Asteroide” il corpo del performer diventa quello di un paleontologo che interagisce con un universo fatto di ossa, creature estinte e polveri cosmiche, dando forma a un racconto sul tempo naturale e sulla memoria del pianeta. Il passaggio dal gesto quotidiano a un movimento quasi sonnambolico scandisce la narrazione e sottolinea il senso di fatalità rispetto a eventi catastrofici che segnano epoche.
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La preparazione di d’agostin tra broadway e la danza postmoderna
Marco d’Agostin ha affrontato il musical con un atteggiamento di rinnovata curiosità e studio. Ha superato le diffidenze iniziali, spaziando dalla coreografia di Bob Fosse, che incarna lo stile classico del musical newyorkese, fino alla postmodern dance più intellettuale che nasceva a pochi isolati da lì. Lo studio degli stili di Fred Astaire e Gene Kelly è stato metodico, con esercizi e approfondimenti tecnico-artistici che gli hanno permesso di approcciare il genere da insider, portandosi dentro linguaggi teatrali molto differenti. Non a caso ha frequentato Broadway per respirare quell’ambiente e ora si impegna a unire la voce al movimento, usando il corpo e la parola per entrare in un mondo fatto di luci e costumi, e allo stesso tempo per diffondere riflessioni più ampie. Lisa Ferlazzo Natoli, regista romana con esperienze nel teatro somatico e influenze di Pina Bausch, Trisha Brown e Merce Cunningham, ha collaborato alla messa a punto di “Asteroide”, arricchendo così la dimensione fisica dello spettacolo con una sensibilità particolare verso il corpo e la sua espressione.
Canzoni originali e collaborazione artistica per un musical contemporaneo
Le musiche di “Asteroide” non sono state scelte o rielaborate da repertori esistenti; Marco d’Agostin ha voluto scrivere nuove canzoni insieme a Luca Scapellato che ha curato il suono, mentre Francesca Della Monica ha lavorato sulla voce. Il risultato è un’orchestrazione che mescola omaggio al musical classico e nuove sonorità, in cui anche alcuni amici e ricercatori, come Chiara Bersani e Marta Ciappina, hanno trovato spazio creativo. La presenza di tanti collaboratori rende la proposta un racconto condiviso, intessuto di riflessioni e suggestioni nate da studi multidisciplinari. Il confronto con la ricerca scientifica e filosofica attraversa l’intero spettacolo, sottolineandone il carattere originale rispetto agli usuali format teatrali dedicati alla danza o al musical.
Riflessioni che accompagnano il racconto: scienza, ecologia e memoria
Il titolo “Asteroide” evoca immediatamente immagini di catastrofi e fine del mondo. D’Agostin si ispira al concetto di apocalissi storiche, come la scomparsa dei dinosauri avvenuta nel passaggio tra Cretaceo e Paleogene, segnato dall’impatto di un asteroide. L’opera tocca inoltre temi attuali, come l’attuale aumento rapido del tasso di estinzione delle specie e la crisi climatica. Questi elementi sono stati approfonditi attraverso la lettura di autori di vari campi, come Gilles Deleuze per la filosofia del tempo, Anna Lowenhaupt Tsing per i legami tra umanità e ambiente, e Bruno Latour per la narrazione scientifica. La metafora della fine di una relazione come scorcio personale si trasforma così in un dialogo più ampio sulla storia del pianeta e il destino della natura, mostrando che la scienza stessa si muove dentro racconti da raccontare, non solo da misurare.
Una scena che riflette l’epoca e le paure contemporanee
“Asteroide” emerge in un momento culturale in cui la paura del futuro marca molte espressioni artistiche. Dopo lo spettacolo “Works and days” dei FC Bergman ispirato a Esiodo e alla fragile relazione tra uomo e Terra, la proposta di d’Agostin riprende temi analoghi sul nostro tempo. Il clima d’allarme, presente nei discorsi sull’ambiente e sulle specie, è qui tradotto in danza e musica che riflettono una danza in maschera delle specie che cambiano, sopravvivono o scompaiono. Questo passaggio di stato fisico e spirituale interroga lo spettatore su ciò che resta e su ciò che si perde, creando momenti in cui si riflette su morte, destino e ricordo. Lo spettacolo non evita la paura, ma la accoglie come materia di creazione, cercando di dare una forma artistica al bisogno umano di conforto e senso anche davanti all’incertezza.
Il legame con il piccolo teatro di milano come sfondo d’arte
Far parte del Piccolo Teatro di Milano significa per Marco d’Agostin un punto di riferimento solido nel campo delle arti performative. Il teatro, guidato da una storia lunga e importante nei confronti della danza e del teatro italiano, ha accolto il coreografo inserendolo come artista residente. Non è solo un titolo ma una responsabilità verso un pubblico attento e consapevole, abituato a esperienze teatrali complesse. D’Agostin considera il Piccolo Teatro come un presidio vitale per l’arte del corpo, un luogo in cui la danza può incontrare il teatro e la musica per rendere possibile un dialogo intenso tra forme espressive e contenuti. La sua presenza in questo contesto lega l’esperienza di “Asteroide” e dei suoi lavori successivi a una tradizione di sperimentazione che guarda al futuro conservando la memoria.