Al Museo Diocesano di Ascoli Piceno torna visibile un importante patrimonio scolpito danneggiato dal terremoto del 2016. Due gruppi scultorei, noti come Vesperbild, sono stati restaurati e riconsegnati al pubblico dopo un lungo intervento di recupero curato dall’Istituto Centrale per il Restauro . L’operazione segna un passo avanti nel recupero delle testimonianze artistiche lesionate dal terremoto che ha colpito il centro Italia.
I vesperbild e la loro origine dalla diocesi di Ascoli Piceno
Le due sculture rappresentano la Madonna con il Cristo deposto e provengono da luoghi sacri diversi ma entrambi nel territorio di Ascoli Piceno. Una viene dalla Cripta della Cattedrale di Sant’Emidio, punto di riferimento storico e religioso della città, mentre l’altra arriva dalla Chiesa di Santa Maria in Pantano a Montegallo, piccolo centro anch’esso colpito dal sisma. Questi gruppi in stucco forte – una miscela di calce, gesso e materiali inerti – sono esempi rilevanti di arte sacra locale. Prima del restauro, entrambe le sculture mostravano danni significativi dovuti non solo al terremoto ma anche a condizioni ambientali sfavorevoli che hanno deteriorato le superfici.
Dettagli sugli interventi di restauro effettuati
Il primo Vesperbild aveva una pellicola pittorica non originale, che si è degradata a causa dello spostamento in un ambiente instabile dopo il sisma. Gli esperti hanno rimosso questo strato superficiale, evitando di compromettere la struttura sottostante. Poi hanno consolidato il materiale permanente dello stucco, rendendo nuovamente stabile la scultura. Infine hanno eseguito il restauro estetico, cercando di mantenere la maggiore fedeltà possibile all’aspetto originale. Nel secondo caso, la scultura presentava distacchi tra i vari strati pittorici, molti dei quali erano stati ridipinti in passato. Solo le parti ritenute stabili sono state conservate, mentre altre zone hanno ricevuto integrazioni e una rivalutazione cromatica per far emergere e salvaguardare il decoro antico. L’approccio ha cercato di rispettare ogni traccia autentica presente, senza sovrascrivere l’identità storica delle opere.
Il ruolo del laboratorio della mole vanvitelliana e l’importanza del progetto
Il restauro è avvenuto presso il Laboratorio/Deposito della Mole Vanvitelliana di Ancona, struttura che ospita e tratta più di 1500 opere danneggiate da vari eventi calamitosi. Attivo dal 2020, il laboratorio rappresenta un centro specializzato nella cura e nel recupero di testimonianze artistiche. Questa consegna – la terza del 2025 – segnala il lavoro che si sta portando avanti per riportare le opere alle comunità di origine in condizioni adeguate. Giovanni Issini, Soprintendente per Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, ha sottolineato in particolare quanto questa restituzione confermi il valore della struttura in termini concreti. Luigi Oliva, direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro, ha evidenziato il significato simbolico del ritorno fisico delle opere nei luoghi di provenienza, “come segno tangibile delle attività di tutela e ricerca dell’Istituto.”
Il progetto dimostra quanto sia delicato e lungo il lavoro che si cela dietro il restauro, ma anche come queste operazioni restituite possano riaccendere l’interesse verso una memoria storica molto legata anche agli eventi recenti come il sisma. Le sculture tornano quindi a testimoniare ciò che resta delle comunità, della fede e della storia del territorio ascolano.
Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Elisa Romano