La campagna olivicola 2024-2025 nelle Marche ha registrato un aumento significativo della produzione di olio rispetto alla stagione precedente. Questo risultato emerge in un contesto nazionale segnato da una riduzione complessiva della produzione. La crescita è stata favorita da condizioni climatiche favorevoli e dall’attività svolta nei 155 frantoi della regione. Non mancano però le preoccupazioni per le difficoltà che il settore dovrà affrontare nel prossimo anno, tra minacce fitosanitarie e un mercato dell’olio più complesso.
La crescita della produzione olearia nelle Marche supera ogni aspettativa
Nella campagna 2024-2025, la produzione di olio nelle Marche ha raggiunto 4.320 tonnellate, secondo dati elaborati dall’Agenzia Logos su informazioni Ismea-Agea. Questo valore è quasi triplo rispetto alle 1.452 tonnellate del 2023 e supera nettamente la media del quadriennio 2020-2023, che si attestava intorno alle 3.005 tonnellate. Sono stati moliti 40,8 milioni di chili di olive nei 155 frantoi attivi, con una resa media dell’11%.
Macerata si posiziona al primo posto con oltre un milione di chili di olio estratto, seguita da Ancona e Fermo, rispettivamente con 966 mila e 861 mila chili. Ascoli raggiunge 850 mila chili, con la resa media più elevata al 12%. Pesaro Urbino chiude la graduatoria con 514 mila chili. I dati indicano risultati positivi sia in termini di quantità sia di qualità, grazie a una fioritura abbondante e a condizioni fitosanitarie favorevoli durante la stagione.
Questo incremento locale è particolarmente significativo se confrontato con il calo a livello nazionale. L’Italia ha prodotto meno di 250 mila tonnellate, con una diminuzione del 24% rispetto all’anno precedente. La riduzione è concentrata soprattutto nelle regioni meridionali, mentre il Centro e il Nord mostrano segnali di ripresa. Le Marche si confermano quindi un punto di forza nel Centro Italia, contribuendo a compensare il calo complessivo.
Rischio patogeni e pressione sui prezzi: le incognite per il 2025
Nonostante i risultati positivi della campagna 2024-2025, il futuro dell’olivicoltura marchigiana presenta alcune criticità. Il 2025 si prospetta difficile a causa della crescente presenza di patogeni, in particolare della mosca dell’olivo, che può compromettere la qualità e la quantità del raccolto. Questa minaccia suscita già preoccupazioni per la prossima stagione.
A complicare il quadro economico contribuisce l’aumento dei costi di produzione, che coinvolgono fertilizzanti, manodopera e materiali agricoli. La concorrenza dei prodotti esteri aggrava la situazione, riducendo i margini dei produttori locali. Il settore marchigiano potrebbe quindi registrare un peggioramento della redditività in un mercato sempre più incerto.
Il direttore della Cia Ascoli-Fermo-Macerata, Mauro Moreschini, ha sottolineato la necessità di adottare misure tecniche e politiche per sostenere la produzione. Le aree interne, come il Maceratese, che quest’anno hanno trainato la produzione regionale, potrebbero dover affrontare cambiamenti climatici e biologici che metteranno alla prova la capacità produttiva.
Il mercato internazionale dell’olio e la posizione dell’extravergine italiano
Mentre le Marche registrano un’annata positiva, il mercato internazionale dell’olio extravergine mostra tendenze diverse. In Spagna, principale produttore mondiale, le quotazioni sono scese da 9 a 3,6 euro al chilogrammo. Questa dinamica ha influenzato anche i prezzi in Grecia e Tunisia, altri attori rilevanti nel mercato globale.
In Italia, invece, l’olio extravergine mantiene quotazioni superiori a 9 euro al chilogrammo. Questo è dovuto sia alla qualità del prodotto sia alla scarsità dell’offerta nazionale, accentuata dal calo produttivo nel Sud. La situazione evidenzia il valore riconosciuto all’olio italiano all’estero, che riesce a mantenere la propria posizione grazie a caratteristiche distintive.
L’agricoltore Giacomo Senzacqua ha spiegato che il 2024 è stato un anno favorevole per la produzione, con fioriture abbondanti e condizioni ottimali. “Per il 2025 prevedo invece una riduzione delle quantità, con differenze tra le varie zone della regione.” Questa previsione tiene conto della variabilità climatica e delle continue incognite fitosanitarie.
Le Marche si trovano quindi in una posizione particolare, parte di un’Italia divisa tra cali significativi e riprese territoriali, inserita in un contesto globale caratterizzato da forti oscillazioni nelle quotazioni. Il bilancio regionale riflette una realtà solida, frutto di scelte produttive e condizioni ambientali specifiche, ma che dovrà anticipare le sfide future.
Ultimo aggiornamento il 2 Settembre 2025 da Rosanna Ricci