Nel territorio delle Marche è stato inaugurato il primo centro di raccolta destinato alla filiera della carne di cinghiale, situato nella zona della Baraccola ad Ancona. Questo sito rappresenta la prima struttura operativa tra otto previste dalla Regione per la gestione e lavorazione delle carcasse di cinghiale provenienti dalla caccia di controllo e selezione. La creazione del centro risponde a necessità legate al controllo della fauna selvatica e all’organizzazione della filiera della selvaggina, con un occhio particolare alle norme sanitarie da rispettare.
Inaugurazione e ruolo degli enti coinvolti nel centro di raccolta
L’apertura del centro di raccolta è stata presentata ufficialmente dal presidente del Parco del Conero Luigi Conte, che ha evidenziato come la struttura sia il risultato di una collaborazione tra diversi enti territoriali e regionali. La Regione Marche ha contribuito al finanziamento per l’acquisto della cella frigorifera, strumento fondamentale per conservare le carcasse nel rispetto della normativa sanitaria. Il Comune di Ancona ha ceduto gratuitamente un’area nella zona Baraccola per ospitare la struttura.
Il progetto ha visto la partecipazione di associazioni agricole, dell’Agenzia Regionale Sanitaria, del Servizio Veterinario e dell’Istituto Zooprofilattico delle Marche e dell’Umbria. Anche l’associazione Urca Marche, delegata alla gestione del centro, ha fornito un contributo operativo significativo, coordinando le operazioni legate al conferimento e alla lavorazione dei capi staccati durante l’attività venatoria e di selezione.
La presenza di rappresentanti politici e istituzionali, come il consigliere regionale Mirko Bilò e diversi assessori comunali dei paesi limitrofi al Parco del Conero, ha sottolineato il carattere condiviso e integrato dell’iniziativa. L’evento ha messo in luce un modello di gestione del territorio che si basa su un sistema controllato partendo dal singolo cinghiale abbattuto fino alla commercializzazione della sua carne.
Modalità Operative Del Centro e gestione della carne di cinghiale
Il centro di raccolta sarà operativo a partire da settembre, in concomitanza con la ripresa dell’attività venatoria per il controllo numerico dei cinghiali all’interno e nelle aree adiacenti al Parco del Conero. I selettori incaricati porteranno gli animali abbattuti direttamente al centro gestito da Urca Marche, dove le carcasse verranno sottoposte a una serie di controlli preliminari.
Il processo prevede la pesatura dell’animale e la procedura di eviscerazione necessaria per gli esami sanitari. Una volta verificata l’idoneità tramite questi controlli, la carcassa viene conservata nella cella frigorifera in attesa del trasferimento al centro di lavorazione successivo, dove si opera la trasformazione della carne e il confezionamento. Questo passaggio garantisce la conservazione in condizioni igieniche controllate e il rispetto delle normative sanitarie vigenti.
Massimo Iuliano, responsabile di Urca Marche per la gestione della fauna e dell’ambiente, ha specificato che “le procedure coinvolgono direttamente i cacciatori abilitati e selettori iscritti, mantenendo così un sistema tracciabile e sicuro.” Entrare nella filiera strutturata significa garantire che ogni capo sia trattato con criteri uniformi, evitando rischi legati a cattive condizioni di conservazione o rischi sanitari per il consumatore finale.
Dati sulla caccia al cinghiale e le risorse destinate al progetto regionale
Nel corso del 2024, nelle Marche sono stati abbattuti 13.120 cinghiali, una buona parte nel territorio provinciale di Ancona con circa 3.400 capi. Il controllo numerico della specie risponde all’esigenza di limitare i danni all’agricoltura e alle attività locali, mitigando il rischio causato dalla sovrappopolazione di questi animali.
La Giunta Regionale ha inserito nel bilancio 2023 un finanziamento di 80 mila euro da destinare all’Ente Parco del Conero per l’installazione e l’allestimento della struttura di raccolta. Questo investimento fa parte del Progetto di filiera delle carni di selvaggina, un’iniziativa regionale che punta a migliorare la qualità sanitaria della carne, definendo linee guida per la gestione, la conservazione e la commercializzazione.
Il progetto si struttura su più centri distribuiti nel territorio regionale dove vengono raccolti, lavorati e controllati i capi di selvaggina abbattuti, sempre nel rispetto delle normative europee. Tra le condizioni previste dal progetto, vi è la necessità che la carcassa arrivi al centro entro un’ora dall’abbattimento e l’uso obbligatorio di munizioni atossiche per la selvaggina che entra nella filiera commerciale.
Finalità sanitarie e tutela della filiera della carne selvaggina marchigiana
L’obiettivo del progetto regionale coinvolge la tutela della qualità igienico-sanitaria della carne di selvaggina cacciata nelle Marche, promuovendo consumi sicuri. La creazione di un disciplinare di produzione mira a mettere in chiaro le regole da rispettare durante tutte le fasi, dal prelievo dell’animale fino alla vendita al dettaglio.
La filiera così stabilita consente di evitare rischi legati a contaminazioni o manipolazioni improprie, tracciando ogni capo e rispettando le tempistiche di conservazione. Questo consente anche di valorizzare una risorsa che fino a oggi ha avuto un mercato poco strutturato e frammentato.
La collaborazione di vari enti specializzati, dal Servizio Veterinario all’Istituto Zooprofilattico, assicura il monitoraggio sanitario e la sicurezza alimentare. Vari comuni aderenti al Parco del Conero – come Numana, Sirolo e Camerano – partecipano all’iniziativa, consolidando così un modello replicabile anche in altre parti delle Marche. La valorizzazione della carne di cinghiale attraverso questa filiera rappresenta un passo concreto verso un prodotto controllato e sicuro per il consumatore.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Matteo Bernardi