Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha lanciato un allarme netto: la guerra torna a essere usata come strumento politico, in Italia e nel mondo. Alla Festa Democratica di Vallefoglia, ha presentato il suo libro e ha fatto appello a una mobilitazione popolare per fermare la corsa agli armamenti. Al centro del suo discorso, la necessità di ripensare davvero la sicurezza, andando oltre la retorica delle armi.
Guerra E Politica, Landini avverte: “Non ci si può abituare”
Il 29 agosto 2025, nel Parco Guido Volponi a Montecchio, Pesaro Urbino, Landini è intervenuto alla Festa Democratica, l’appuntamento organizzato dal Partito Democratico che da anni mette al centro temi di lavoro, politica e società. Il segretario della Cgil ha usato parole forti: abituarsi alla guerra significa rischiare di mettere da parte la politica e la democrazia, lasciando spazio solo alla violenza. Per lui, il pericolo più grande è proprio la “normalizzazione” della guerra, che mette a rischio non solo la convivenza pacifica, ma anche le nostre istituzioni.
Presentando il libro “Un’altra storia”, Landini ha collegato i conflitti internazionali con la necessità di una presa di coscienza collettiva. Ha invitato tutti a scendere in piazza il 6 settembre 2025, chiedendo ai governi di fermare le ostilità. Un richiamo chiaro a chi guida le nazioni: è loro responsabilità evitare che la guerra si trascini ancora.
Landini contro l’escalation delle spese militari: “È un gioco pericoloso”
Landini ha denunciato un aumento mai visto prima delle spese per gli armamenti. Ha spiegato bene il nodo: spendere di più per le armi vuol dire anche prepararsi a usarle. La sicurezza basata su sistemi militari, armi nucleari comprese, è una falsa promessa, ha detto. Una sicurezza reale si costruisce con il dialogo, con la politica, non con la forza bruta.
Secondo Landini, puntare tutto sulla forza del più forte rischia solo di farci cadere in una spirale di nuovi conflitti. L’aumento globale degli investimenti militari rende la guerra un’opzione “normale” e accettabile. Un rischio che va fermato subito.
La Cgil, con Landini in testa, si è già schierata con proteste e iniziative, sia in Italia che all’estero. L’obiettivo è chiaro: meno soldi per le armi, meno invii di armi alle zone di guerra, più sostegno a chi lavora per la pace e i diritti umani.
Il momento delicato: perché serve un dibattito aperto e serio
Il messaggio di Landini arriva in un momento in cui molti Paesi stanno alzando i loro bilanci militari, spinti dalle tensioni che aumentano nel mondo. In Italia, la questione è ancora più complessa, intrecciandosi con le divisioni politiche e sociali sul ruolo della difesa e sulla politica estera.
Alla Festa Democratica, oltre a denunciare il riarmo, si è parlato del ruolo del sindacato nel chiedere ai governi scelte responsabili. Il dialogo con la società, con la politica e con i cittadini è fondamentale per evitare che la guerra diventi una realtà accettata. Anche le manifestazioni in piazza, come quella del 6 settembre, sono uno strumento importante per portare avanti questa battaglia culturale.
A livello europeo e mondiale, la spinta a ridurre le tensioni militari si scontra spesso con politiche che invece puntano a incrementare gli investimenti in armi. Landini si inserisce in questo dibattito più ampio, mettendo in discussione il futuro della sicurezza comune e il ruolo dell’Italia tra alleanze militari e impegni per la pace.
Con chiarezza, Maurizio Landini ha detto che bisogna fermare subito il ritorno della guerra come strumento di politica. Se questa logica dovesse imporsi, la violenza rischierebbe di diventare la “normalità” e la soluzione ai conflitti. La mobilitazione della Cgil e l’appello alle piazze di settembre sono un invito a dire no all’escalation militare e a difendere la democrazia con l’attivismo sociale.
Ultimo aggiornamento il 31 Agosto 2025 da Giulia Rinaldi