Domani sera a Jesi, la campana del Palazzo della Signoria suonerà 25 rintocchi. Un gesto semplice, ma carico di significato, per richiamare l’attenzione sulla drammatica situazione che sta vivendo Gaza. L’evento fa parte di una mobilitazione nazionale che coinvolge cittadini e istituzioni, un invito a non chiudere gli occhi davanti a una crisi umanitaria che continua a mietere vittime.
25 rintocchi per scuotere le coscienze
Il Comune ha scelto la campana come strumento di protesta sonora. Venticinque rintocchi, uno dopo l’altro, per sottolineare la sofferenza della popolazione civile di Gaza, bloccata e colpita duramente dagli attacchi e dal blocco degli aiuti. L’obiettivo è far riflettere chi vive lontano dal conflitto, mantenendo viva l’attenzione su una tragedia spesso coperta da altre notizie.
La scelta del numero non è casuale. Quei 25 rintocchi vogliono farsi sentire distintamente, ritagliandosi uno spazio nel rumore della città. Per questo l’orario è stato anticipato alle 21, così da evitare sovrapposizioni con lo spettacolo musicale in piazza Federico II. Un dettaglio che assicura che il messaggio arrivi forte e chiaro.
Fare rumore per non restare in silenzio
Alle 22, l’appuntamento è ai Giardini pubblici di Viale Cavallotti. Qui chi vuole può unirsi a un flash mob sonoro: pentole, fischietti, campanelli e tutto ciò che possa fare rumore. Un modo concreto per trasformare il silenzio in protesta, per far sentire vicinanza a chi soffre.
L’iniziativa punta a creare un impatto forte, visibile e udibile. È un gesto collettivo, che unisce persone di tutte le età nel segno della solidarietà e della denuncia contro la guerra e il blocco degli aiuti. Jesi si schiera così al fianco della campagna nazionale ‘Gaza muore di fame: disertiamo il silenzio’.
Jesi in prima linea con intellettuali e attivisti
L’evento non è isolato: fa parte di una rete di città italiane che hanno risposto all’appello lanciato da intellettuali come Tomaso Montanari e Paola Caridi. Una chiamata a raccolta per chi vuole dire no alla guerra e alla crisi umanitaria a Gaza.
Anche il Comune di Jesi ha aderito ufficialmente, sottolineando l’urgenza di non restare fermi davanti a questa tragedia. L’idea è trasformare il dolore in un gesto concreto, capace di coinvolgere anche chi normalmente resta distante dalle questioni internazionali.
Il suono della campana è molto più di un ricordo. È un invito a non dimenticare, a farsi sentire e a chiedere con forza una svolta, quella che possa portare a corridoi umanitari efficaci e a decisioni politiche per la pace. Una voce che da Jesi si unisce a tante altre in tutta Italia.
Ultimo aggiornamento il 26 Luglio 2025 da Matteo Bernardi