Un’indagine della Cgil Marche, realizzata dall’Osservatorio Futura, ha messo in luce il malumore crescente verso il governo regionale guidato da Francesco Acquaroli. Presentato ad Ancona il 15 maggio 2025, il sondaggio evidenzia un giudizio critico su più fronti: dal lavoro alle politiche per le aree interne, fino alla sanità pubblica.
Marche sotto la lente: quasi la metà boccia il presidente Acquaroli
L’analisi, condotta su un campione rappresentativo, rivela che il 46% dei marchigiani non approva l’operato del presidente e della sua giunta. C’è poi un 18% che non si è ancora fatto un’opinione chiara, segno di un distacco o forse di confusione sulle scelte politiche regionali.
Il problema che più preoccupa è il lavoro. Il 42% degli intervistati pensa che la situazione occupazionale peggiorerà nei prossimi cinque anni. Ancora più pesante il dato sui salari: il 59% dice che con lo stipendio attuale non si riesce nemmeno a comprare una casa. A questo si aggiunge la fuga dei giovani: per il 60% la causa principale sono le poche opportunità di lavoro, mentre il 45% punta il dito contro gli stipendi bassi. Infine, il 36% vede un disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle offerte dalle professioni disponibili.
Tutto questo disegna un quadro di crisi profonda nel mercato del lavoro marchigiano, con rischi concreti per diversi settori industriali.
Sanità in affanno: liste d’attesa e medici sempre più scarsi
Il sondaggio ha fatto emergere anche i problemi della sanità regionale. Il 60% degli intervistati segnala un calo nella qualità delle cure negli ultimi cinque anni. In cima alle lamentele ci sono le liste d’attesa troppo lunghe, citate dal 54%, la mancanza di medici di base e i tempi d’attesa nei pronto soccorso .
Un sistema sanitario sotto pressione, insomma. La carenza di personale medico pesa sull’accesso alle cure e sulla gestione delle emergenze, rendendo più difficile offrire risposte rapide e adeguate.
Aree interne: la Regione sotto accusa per le politiche inefficaci
Anche le aree interne delle Marche finiscono nel mirino. Il 39% degli intervistati le considera un nodo cruciale per il futuro della regione, ma il 57% boccia le politiche regionali finora adottate.
Il timore è che queste zone vengano lasciate indietro, con ripercussioni su servizi, infrastrutture, lavoro e qualità della vita. Un segnale chiaro di distanza tra le esigenze di queste comunità e le risposte offerte dalla politica.
Alla Loggia Dei Mercanti il racconto di un territorio in difficoltà
La presentazione del sondaggio si è tenuta ad Ancona, nella cornice dell’iniziativa “Lavoro e società nelle Marche”. Sul palco sono saliti rappresentanti della Cgil Marche, economisti e docenti universitari, tra cui Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, Walter Cerfeda, presidente Ires Marche, Eleonora Fontana e Loredana Longhin della Cgil, Giancarlo Colò dell’Università Cà Foscari e Francesca Spigarelli dell’Università di Macerata. A chiudere l’incontro è stato Christian Ferrari, segretario nazionale Cgil.
Santarelli ha sottolineato che “questo studio nasce dall’esperienza diretta sul campo, tra territori e settori industriali”. Ha lanciato l’allarme su oltre 2.000 posti di lavoro a rischio, soprattutto dopo le ferie estive. A essere più esposti sono l’industria tradizionale della moda, il comparto automotive collegato alla Fiat e il settore degli elettrodomestici. Numeri che non si possono ignorare, con la necessità di tutelare i lavoratori e di mettere in campo risposte concrete a livello regionale.
Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Elisa Romano