La questione degli impianti crematori nelle Marche torna al centro del dibattito pubblico. I residenti del quartiere Tavernelle di Ancona, riuniti nel comitato “Aria nostra“, hanno organizzato una protesta prima della seduta del Consiglio regionale, chiedendo l’inserimento di una norma che blocchi temporaneamente nuove costruzioni di crematori in attesa di un piano regionale di coordinamento. La manifestazione riflette preoccupazioni ambientali e sanitarie legate all’impatto di queste strutture sul territorio.
La protesta del comitato “aria nostra” e il contesto locale
Questa mattina, a pochi minuti dall’avvio della seduta legislativa regionale, una folta presenza di cittadini si è radunata davanti a Palazzo Leopardi, sede del Consiglio delle Marche, con cartelli e striscioni chiari e diretti, fra cui il motto “Crematorio? No grazie”, dove la lettera “i” è stata trasformata in una ciminiera fumante. Il gruppo, formato soprattutto da residenti di Tavernelle, intende evitare che la realizzazione di impianti crematori proceda senza adeguate valutazioni del rischio ambientale e sanitario.
Il comitato, attivo ormai da qualche anno, ha già raccolto più di 4 mila firme contro il progetto presentato dal Comune di Ancona per costruire un impianto di questo tipo. I residenti pretendono, quindi, una maggiore attenzione rispetto agli effetti che queste strutture possono avere sulla qualità dell’aria e sulle condizioni di vita del quartiere. La protesta nasce anche dalla percezione che dalle autorità manchi volontà di dialogo o di ripensamento.
Il progetto comunale di Ancona e le preoccupazioni di salute pubblica
Nonostante la raccolta firme e le richieste di rinvio avanzate dai cittadini, il Comune di Ancona ha deciso di proseguire con l’iter autorizzativo per impiantare il crematorio nel quartiere Tavernelle. Secondo il comitato, questo atteggiamento rischia di aggravare una situazione già delicata per motivi ambientali e sanitari.
Le principali preoccupazioni riguardano, in particolare, l’emissione di sostanze inquinanti e la possibile compromissione della qualità dell’aria locale. Gli abitanti temono che la struttura possa portare a rischi per la salute, soprattutto in assenza di un piano regionale che indichi criteri uniformi da rispettare per costruire e gestire queste installazioni. L’assenza di un coordinamento a livello regionale, infatti, porta ad una proliferazione di progetti locali, decisi senza una visione comune.
La proposta di moratoria alla regione marche e il parallelo con la Puglia
Oggi in Consiglio regionale è prevista la discussione di un emendamento alla legge di assestamento di bilancio che introduce una moratoria, cioè un blocco temporaneo, alla costruzione di nuovi crematori da parte dei Comuni, in attesa che venga definito un piano di coordinamento regionale. L’emendamento vieterebbe ai Comuni di procedere autonomamente, evitando così che si moltiplichino impianti senza linee guida chiare sulle emissioni, la costruzione e il funzionamento.
Simone Spina, portavoce del comitato “Aria nostra“, ha spiegato che l’approvazione di questo emendamento potrebbe finalmente garantire certezze sulle norme da rispettare e la tutela dell’ambiente e della salute. Ha inoltre ricordato come un identico emendamento sia stato recentemente approvato in Puglia e recepito nella relativa normativa regionale. Questa soluzione, all’apparenza, viene ritenuta necessaria per evitare iniziative affrettate e non coordinate tra i diversi Comuni.
Le Marche, dunque, potrebbero seguire l’esempio pugliese, introducendo un meccanismo che fermi la costruzione di crematori fino alla definizione di criteri comuni. Il comitato intende seguire con attenzione i lavori dell’Assemblea legislativa nella speranza che la proposta venga approvata e che si metta un freno temporaneo ai nuovi impianti.
I prossimi passi dopo il dibattito in consiglio regionale
Il dibattito sull’emendamento all’interno del Consiglio regionale rappresenta un passaggio cruciale per la questione dei crematori nelle Marche. Se la moratoria verrà accolta, i progetti in corso dovranno fermarsi momentaneamente. Questo creerebbe un periodo di riflessione in cui le autorità regionali potrebbero predisporre un piano unico, in grado di disciplinare la costruzione e la gestione degli impianti in tutta la regione.
Questo scenario potrebbe generare una brusca frenata per i Comuni che intendono procedere da soli, costringendo le amministrazioni a collaborare su criteri precisi. L’eventuale approvazione darà continuità al movimento di cittadini che si sono mobilitati contro gli impianti crematori e confermerà l’attenzione della politica ai problemi locali, soprattutto sotto il profilo della tutela ambientale e della salute pubblica.
Rimane da vedere quale sarà l’esito della discussione e in che modo il Consiglio regionale deciderà di intervenire su questo tema, che tocca da vicino molti abitanti e amministrazioni della regione Marche.
Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Luca Moretti