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Grotta Dei Baffoni a Frasassi: ritrovamenti millenari svelano vita preistorica e tracce di un’eruzione antica

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Grotta Dei Baffoni: scoperti reperti preistorici e tracce vulcaniche a Frasassi. - Unita.tv
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La grotta dei Baffoni, situata nel complesso di Frasassi a Genga, nelle Marche, ha restituito reperti risalenti a oltre 14.000 anni fa. Gli scavi condotti dal gruppo di ricerca della Sezione di Geologia dell’Università di Camerino hanno portato alla luce oggetti e resti organici che raccontano la vita di un’epoca lontana come nessun altro luogo della regione. Oltre alle testimonianze umane, si trovano tracce di fenomeni naturali importanti, come ceneri vulcaniche provenienti da un’eruzione dei Campi Flegrei.

Un laboratorio a cielo aperto per studenti e ricercatori

La riapertura della grotta ha permesso un lavoro sul campo intenso per gli studenti dei corsi di laurea in Geologia, Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali e Tecnologie e diagnostica per i beni culturali. Circa 300 reperti sono stati catalogati e analizzati con attenzione. Questi includono ceramiche antiche, strumenti in selce lavorata e ossa di animali. Gli scavi offrono un’esperienza pratiche a giovani ricercatori che finora avevano approfondito solo con materiale teorico.

Tra i documenti letterari della preistoria, gli studiosi stanno ancora accertando le epoche precise ma le prime indicazioni spingono il periodo di frequentazione della grotta fino al Paleolitico. La varietà e la quantità dei ritrovamenti permettono un’indagine dettagliata nei comportamenti e nell’ambiente del tempo. Sono stati trovati anche resti di orsi che usavano la grotta come rifugio, disegnando un quadro della fauna locale che dialoga con quello umano.

L’amo da pesca in osso e la vita quotidiana di migliaia di anni fa

Il ritrovamento più singolare è un amo da pesca realizzato in osso con tacche per fissare il cordino. Questi oggetti sono molto rari nelle aree dell’Italia centrale e mostrano le tecniche utilizzate dalle popolazioni preistoriche per procurarsi il cibo. La presenza di un amo così definito rivela quanto fosse importante la pesca per chi abitava o frequentava la grotta.

Insieme al manufatto si sono ritrovate selci finemente lavorate, utili per costruire utensili da taglio o punte di freccia. Questo materiale enfatizza la capacità degli uomini antichi di modellare l’ambiente circostante in modo pragmatico. La somma di reperti indica una presenza umana frequente nel sito con attività di caccia, pesca e rifugio, una quotidianità molto distante dalla nostra ma resa tangibile da questi oggetti.

Tracce di una eruzione catastrofica sui campi flegrei

All’interno della grotta sono state individuate ceneri vulcaniche depositate in uno strato solido sotto le concrezioni di pietra calcarea tipiche dell’ambiente. Queste ceneri si riconducono a un evento eruttivo dei Campi Flegrei, avvenuto più o meno 14.000 anni or sono. Il fenomeno ha proiettato cenere molto in alto nell’atmosfera e il vento ha trasportato queste particelle fino nelle Marche, facendole cadere proprio nella grotta dei Baffoni.

È una testimonianza preziosa di come eventi naturali di grande portata abbiano interessato territori distanti e come luoghi protetti come grotte possono conservare tali tracce nel tempo. Questi depositi offrono agli studiosi un riferimento cronologico affidabile per scavare più a fondo nel passato e correlare le condizioni ambientali con la presenza umana nel sito.

Collaborazione tra università, soprintendenza e associazioni culturali

Le attività di ricerca nei Baffoni si svolgono grazie a una sinergia attiva da anni tra l’Università di Camerino e il complesso delle Grotte di Frasassi. Accanto ai geologi lavorano la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, Archeolab e l’associazione culturale Le Montagne di San Francesco. Questa collaborazione ha permesso di mettere insieme competenze e risorse per valorizzare e salvaguardare il sito.

L’amministratore delle Grotte di Frasassi, Lorenzo Burzacca, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta per arricchire la conoscenza storica e naturale dell’area, ringraziando i gruppi di ricerca per l’impegno profuso. Il patrimonio culturale e ambientale della zona continua a offrire sorprese, indicandoci il rapporto profondo tra uomo e natura nel corso dei millenni.

Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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