La questione della Zona Economica Speciale nelle Marche ha animato il dibattito politico in vista delle elezioni regionali di settembre 2025. Due candidati principali, Francesco Acquaroli e Matteo Ricci, si sono confrontati pubblicamente ad Ancona, sollevando punti discordanti riguardo alle effettive potenzialità e criticità di questo strumento istituito dal governo per favorire lo sviluppo economico regionale. La Zes interessa da vicino le imprese locali, la burocrazia e i futuri investimenti nella regione, ma la sua attivazione presenta ancora elementi da chiarire e polemiche politiche intense.
Le parole di acquaroli: la zes come chiave di sviluppo per le imprese marchigiane
Francesco Acquaroli, presidente uscente e candidato di centrodestra, ha difeso con forza l’inserimento delle Marche nella Zes, descrivendola come un’opportunità concreta per le aziende del territorio. Durante il confronto pubblico promosso dalla Uil ad Ancona, Acquaroli ha spiegato che la Zes prevista per le Marche rientra nella categoria delle Regioni in transizione, un’area definita a metà strada tra le regioni più sviluppate e quelle del Mezzogiorno, e appare come una versione differente rispetto alle Zes meridionali.
Ha precisato che il provvedimento, attualmente in corso di iter parlamentare, dovrebbe vedere l’approvazione entro l’autunno 2025. Una volta approvata la normativa, l’amministrazione conta di offrire agli imprenditori opportunità legate alla semplificazione burocratica e a nuove insediamenti produttivi. Secondo Acquaroli, la riduzione della complessità amministrativa rappresenta uno dei principali ostacoli per le imprese dei marchigiane, e la Zes potrebbe aiutare ad aprire spazi per chi vuole investire o ampliare le proprie attività.
Ha inoltre sottolineato come la Zes possa attrarre nuovi investitori favorendo la crescita economica, puntando a rilanciare un sistema produttivo che ha subito difficoltà. Il coinvolgimento diretto della Regione nella cabina di regia della Zes e l’attivazione di sportelli digitali sono aspetti che dovrebbero facilitare la gestione e il supporto agli operatori economici. Queste azioni si inseriscono in un quadro di rilancio mirato, specialmente dopo gli ingenti investimenti legati al PNRR e alla ricostruzione post-terremoto nell’area.
Critiche di ricci: mancanza di fondi e esclusione di Ancona nel progetto zes
Dal canto suo, Matteo Ricci, candidato di centrosinistra, ha assunto un atteggiamento critico, mettendo in dubbio l’efficacia reale della Zes come strumento di sviluppo. Ricci ha definito la Zes “piena di finzioni” e priva di fondi immediati, rilevando che al momento non esiste un decreto legge operativo, e che si dovrà attendere la legge di bilancio del 2026 per eventuali stanziamenti.
Ha evidenziato la grave assenza di metà dei comuni marchigiani, incluso Ancona con il suo porto, una infrastruttura cruciale per l’economia locale. Ricci sostiene che, senza includere questi territori strategici, parlare di semplificazione e lotta alla burocrazia resta poco credibile, e definisce la Zes uno “spot elettorale” in vista delle votazioni di settembre.
Nel suo discorso si coglie il richiamo a una visione differente per la ripresa delle Marche, che dovrebbe puntare sull’internazionalizzazione, la qualità del lavoro e l’innovazione. Ricci sollecita investimenti più mirati su questi temi piuttosto che affidarsi a un provvedimento ancora in bilico, che non avrebbe risorse certe ed escluderebbe parti fondamentali del territorio.
La sua posizione mette in risalto alcune criticità inerenti la governance della Zes e la distribuzione delle risorse, oltre a sollevare dubbi sull’opportunità politica di sfruttare la Zes nel contesto della campagna elettorale, soprattutto in assenza di fondi tangibili.
Confronto sui fondi e la gestione delle risorse nella zonaeconomica speciale
Nel prosieguo del confronto Acquaroli ha replicato sottolineando che la Zes unica, decisa dal governo centrale, dispone già di finanziamenti. Ha puntualizzato che la normativa limita l’accesso alle composizioni demografiche inferiori a 720mila abitanti, numero che include le Marche, ma che dovrebbe essere rivisto per ampliare ulteriormente i benefici agli imprenditori.
Secondo Acquaroli altre regioni che hanno già Zes potrebbero lamentare meno risorse in questo scenario, ma ciò non significa che le Marche rimarranno scoperte. La sua linea insiste sulla capacità del territorio di accedere ai vantaggi previsti e sul fatto che la Zes rappresenti comunque un’opportunità in più rispetto a prima.
Ricci ha risposto rimarcando che questo approccio sottrarrebbe risorse alle Regioni del Sud che già beneficiano della Zes, alimentando possibili tensioni tra territori. Ha ribadito che il vero nodo è l’assenza di risorse reali e disponibili in tempi brevi, chiedendo serietà nell’affrontare la questione.
Le divergenze emergono su una questione centrale: le Marche restano una regione con un’economia che non riesce a decollare, nonostante i fondi stanziati per il rilancio. Il tema Zes si inserisce in una più ampia discussione sulle scelte strategiche da adottare.
Contesto economico delle Marche e prospettive dopo il dibattito sulle zone speciali
Le Marche affrontano una congiuntura difficile, con dati economici che indicano una stagnazione produttiva. Diverse fonti, tra cui Bankitalia, evidenziano come gli investimenti pubblici, pur significativi, non abbiano ancora generato effetti solidi e duraturi sulla crescita.
Gli esperti suggeriscono di puntare con maggiore determinazione su innovazione tecnologica, soprattutto nell’applicazione dell’intelligenza artificiale alla manifattura locale, su un allargamento delle esportazioni e su un turismo culturale che valorizzi le ricchezze del territorio. Anche la qualità della vita deve essere considerata un elemento chiave per attirare imprenditori e lavoratori.
Lo scontro politico su Zes mette in luce la difficoltà di conciliare esigenze immediate e strategie a medio-lungo termine. La prossima legge di bilancio e le decisioni sugli stanziamenti diranno molto sulle reali prospettive di questo strumento economico.
Nel meccanismo della Zes, alla Regione è affidata la cabina di regia e la responsabilità di agevolare le imprese rispetto a un passato di iter burocratici lunghi e complicati. La partenza, dunque, dipende dalla capacità degli attori politici e degli enti locali di trasformare le promesse in azioni concrete.
Le Marche rimangono osservate con attenzione, perché il loro destino economico impatta non solo sul territorio ma anche su un equilibrio politico che potrebbe condizionare scelte nazionali future. Il confronto tra Acquaroli e Ricci è solo un passaggio in questa partita ancora aperta.
Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Luca Moretti