La notte tra il 16 e il 17 aprile 2025 si è svolta una Manifestazione Animalista davanti al recinto per orsi Casteller, a Trento. La protesta ha riguardato la situazione di due orsi ospitati nella struttura, Papillon e Gaja, e le condizioni della loro permanenza in cattività. Il gruppo Centopercentoanimalisti, autore della mobilitazione, ha voluto attirare l’attenzione sulla mancata liberazione di Gaja, oltre a denunciare la gestione degli orsi in Trentino.
Le accuse a fugatti e la gestione degli orsi in trentino
Il movimento Centopercentoanimalisti ha puntato il dito direttamente contro il governatore trentino Maurizio Fugatti. Secondo il gruppo, Gaja avrebbe dovuto essere spostata in un rifugio in Germania, secondo quanto previsto da accordi o promesse fatte, ma finora non è stato fatto nulla. Questo fatto rappresenta, per gli animalisti, la conferma di “bugie” e inadempienze da parte dell’ente che governa la regione.
La loro denuncia non si ferma solo a Trento ma vuole coinvolgere tutta l’Italia e la politica nazionale. Centopercentoanimalisti sostiene che il problema della gestione degli orsi sia vergognoso e dovrebbe diventare questione di interesse pubblico esteso, capace di mobilitare anche le istituzioni fuori dal Trentino. La protesta non ha certo segnalato alibi o scuse, ma richiesto azioni concrete per garantire migliori condizioni agli orsi.
Papillon e gaja: due orsi in cattività e il loro destino incerto
Papillon, presente nel recinto dal 2020, e Gaja, arrivata tre anni dopo, vivono in uno spazio che ha suscitato finora molte polemiche. La cattività di questi animali selvatici divide opinioni sia tra chi sostiene la necessità di tutelarli in luoghi protetti, sia tra chi ritiene che dovrebbero essere liberati o trasferiti in riserve più adatte.
Gaja, in particolare, è al centro delle critiche per l’impossibilità di spostarla in un rifugio migliore. L’assenza di un trasferimento ha alimentato la protesta dei Centopercentoanimalisti, che mettono in dubbio le motivazioni e la serietà delle promesse ricevute. L’interesse pubblico per questi orsi cresce di pari passo con il dibattito su come gestire animali selvatici in aree antropizzate, ponendo questioni di etica e praticità.
La protesta davanti al recinto per orsi casteller a Trento
In piena notte, un gruppo di animalisti si è riunito fuori dalla struttura Casteller, dove vivono Papillon e Gaja. Questi orsi sono tenuti in un recinto, decisione discussa da anni. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta “Oggi l’azione… domani la liberazione! Orsi liberi!”, accompagnato da bengala accesi, per rendere più visibile il messaggio. L’azione è stata silenziosa, per non disturbare gli animali, come specificato dagli organizzatori.
L’evento ha avuto luogo in un momento in cui la questione degli orsi in Trentino è tornata a far parlare, soprattutto per le scelte delle autorità locali. La protesta si è concentrata sulla situazione di Gaja, arrivata al recinto nel 2023, e su Papillon, qui dal 2020. La posizione dei manifestanti è chiara: la permanenza di questi orsi in cattività, senza un reale piano di trasferimento o liberazione, è una prassi da criticare.
Un’azione silenziosa ma visibile: come è stata organizzata la protesta
Gli organizzatori della manifestazione hanno voluto che l’azione fosse silenziosa per evitare di spaventare gli orsi. In effetti, durante la notte, i manifestanti hanno tenuto il loro messaggio sotto controllo, mostrando striscioni e facendo scoppiare bengala ma senza gridare o fare rumore forte.
Questa scelta sottolinea la volontà di rispettare gli animali, concentrando la protesta sugli aspetti umani e politici del problema. La mobilitazione ha avuto l’obiettivo di svegliare l’opinione pubblica e le istituzioni. Non si trattava solo di un’azione di segnalazione, ma di un richiamo urgente all’intervento, soprattutto in vista di possibili decisioni che riguardano il destino degli orsi trentini.
La manifestazione ha così unito visibilità e rispetto per gli animali, per far capire che la loro condizione merita considerazione e cambiamenti concreti. L’eco della protesta ha raggiunto giornali locali e nazionali, tenendo alta l’attenzione su un tema che rimane irrisolto nel cuore del Trentino.