Il sistema sanitario italiano affronta una carenza significativa di pediatri di famiglia, soprattutto nelle regioni del nord come Lombardia, Piemonte e Veneto. La situazione mette a rischio la continuità dell’assistenza pediatrica per migliaia di bambini e ragazzi, con numerosi professionisti prossimi alla pensione e un aumento costante del numero massimo di assistiti per medico. La fondazione gimbe ha analizzato i dati più recenti evidenziando dinamiche complesse che influenzano la disponibilità dei pediatri di libera scelta nel servizio sanitario nazionale.
La distribuzione territoriale dei pediatri: le regioni più colpite
Le tre grandi regioni del nord – Lombardia, Piemonte e Veneto – concentrano la maggior parte delle carenze pediatriche. In queste zone il numero dei bambini assistiti da ogni singolo PLS supera spesso il limite massimo fissato a 1.000 pazienti per medico. Questa condizione crea un sovraccarico evidente che compromette la qualità dell’assistenza quotidiana offerta alle famiglie.
Le aziende sanitarie locali faticano a rispondere efficacemente alle esigenze crescenti; molte segnalazioni riportano difficoltà burocratiche nell’assegnazione dei nuovi pazienti ai pediatri disponibili o l’impossibilità stessa per alcune famiglie di iscrivere i figli al servizio pubblico. Questi problemi si ripercuotono soprattutto sui nuclei familiari più fragili o con minori risorse.
Pensionamenti in arrivo
Inoltre entro il 2028 sono previsti circa 2.598 pensionamenti tra i pediatri già in attività, aggravando ulteriormente lo squilibrio tra domanda e offerta nelle aree già critiche.
Le fasce d’età assistite dai pediatri: obblighi e scelte possibili
Per legge ogni bambino fino al compimento del sesto anno deve essere obbligatoriamente iscritto ad un PLS; questa norma garantisce l’accesso diretto ai servizi pediatrici fondamentali fin dalla nascita fino all’ingresso nella scuola primaria.
Tra i 6 e i 13 anni invece c’è maggiore flessibilità: le famiglie possono scegliere se mantenere l’iscrizione al PLS oppure affidarsi al medico di medicina generale . Questo passaggio può dipendere dalle preferenze personali ma anche dalla disponibilità effettiva sul territorio dei medici specialistici o generali.
Al compimento del quattordicesimo anno l’assistito viene automaticamente rimosso dal PLS salvo casi particolari documentati come patologie croniche o disabilità che permettono una proroga fino ai sedici anni.
I dati ISTAT aggiornati indicano quasi 2,5 milioni di bambini nella fascia da zero a cinque anni cui si aggiungono oltre quattro milioni tra 6 e 13 anni potenzialmente iscritti sia ai PLS sia ai MMG secondo scelte individuali ed offerte locali disponibili.
L’impatto demografico sul fabbisogno dei pediatri nel prossimo futuro
Il calo progressivo delle nascite modifica radicalmente il quadro degli assistiti destinati ai medici pediatrici. Tra il primo gennaio 2019 ed oggi si è registrata una diminuzione superiore a 400.000 bambini nella fascia sotto i sei anni dove è obbligatorio rivolgersi ad un PLS.
Questa riduzione ha abbassato su scala nazionale la necessità complessiva stimata in circa 500 unità in meno rispetto al passato recente ma non basta a compensare altre criticità legate all’aumento degli assistiti nei gruppi d’età superiori che restano iscritti comunque ai PLS anziché passare subito agli MMG.
Nel corso del solo anno scorso sono nati quasi 380.000 nuovi bambini mentre ben oltre 500.000 hanno raggiunto i quattordici anni lasciando così libero posto presso gli ambulatori pediatrici. Il saldo netto porta quindi ad un incremento reale superiore alle 50.000 unità negli elenchi gestiti dai singoli medici specializzati, aumentando ulteriormente le pressioni sulle loro capacità operative quotidiane.
Limiti normativi sul numero massimo degli assistiti
Dal luglio scorso è entrato in vigore un nuovo accordo collettivo nazionale che impone rigidi limiti sull’afflusso massimo consentito: ogni medico può seguire fino ad un massimo 1.000 pazienti. Superata questa soglia non può accettarne altri senza rinunciare contemporaneamente allo stesso numero nella fascia d’età fra sei e tredici anni.
L’unica eccezione riguarda fratelli già presenti nello studio dello stesso medico, ammessi anche oltre questo tetto limite. Le ASL possono concedere deroghe temporanee solo se sussistono condizioni particolari legate alla scarsità locale o emergenze organizzative momentanee.
Un problema emerge però dalla mancanza attuale stimata superiore alle 5.000 unità tra medici generali destinati proprio agli adolescenti ricusati dai PLS: questi ragazzi rischiano infatti seriamente di non trovare disponibilità alternative nei servizi pubblici, creando così situazioni critiche difficili da gestire senza ampliare eccezionalmente gli elenchi esistenti.
Come vengono individuate le aree carenti dove inserire nuovi medici?
La definizione delle zone cosiddette “carenti” avviene attraverso criterî precisi stabiliti dalle regioni stesse o dagli enti delegati; tali territori devono mostrare bisogni insoddisfatti dovuti alla scarsità effettiva degli studi pediatrici rispetto alla popolazione infantile residente sotto i quattordici anni.
La misura standard adottata valuta uno specialista ogni 850 bambini oppure frazioni superiori a 450 minori. Nel computo totale vengono sottratti quelli della fascia superiore assegnati già ai MMG; laddove manchino intese regionali specifiche si considera comunque circa 70% della popolazione fra 6 e 13 anni potenzialmente seguita ancora dai PLS secondo parametri storici.
Questo metodo consente oggi una stima precisa necessaria all’organizzazione sanitaria centrale per bilanciare meglio la distribuzione territoriale dei pediatri di libera scelta confrontandola direttamente coi reali numeri della popolazione presa in carico.