l’occupazione delle madri in italia cala, le mamme sole tra le più penalizzate nel 2024

Nel 2024, le madri in Italia affrontano un significativo divario occupazionale rispetto ai padri, con un aumento delle madri single e crescenti difficoltà economiche e sociali.
Nel 2024 in Italia le madri, soprattutto le madri single, affrontano un forte divario occupazionale rispetto ai padri, con significative disparità regionali e un crescente rischio di povertà legato alla "child penalty" e alla difficoltà di conciliare lavoro e maternità. - Unita.tv

Nel 2024 la situazione lavorativa delle madri in italia evidenzia un divario significativo rispetto ai padri, soprattutto tra le madri single. I dati mostrano che molte donne con figli affrontano difficoltà economiche e sociali, aumentando il rischio di povertà. Le differenze territoriali tra regioni mettono in luce disparità notevoli su come il territorio supporti o meno la maternità e il lavoro femminile.

Il divario occupazionale tra madri e padri nel 2024

Secondo i dati più recenti, il divario occupazionale tra padri e madri con almeno un figlio minore supera i 28 punti percentuali. Nel gruppo tra 25 e 34 anni, solo poco più della metà delle mamme single lavora. Questo numero indica che gran parte delle donne in questa condizione rischia di trovarsi senza un reddito stabile, e quindi più esposta a difficoltà economiche. Al contrario, i padri con figli risultano attivi nel mercato del lavoro in percentuali più alte. Per esempio, oltre il 90% dei padri è occupato, con una leggera crescita rispetto agli uomini senza figli.

Il fenomeno della child penalty

Questa disparità si lega direttamente al cosiddetto fenomeno della “child penalty“: la penalità che le donne subiscono nel lavoro dopo aver avuto un figlio. Mentre il lavoro maschile tende a migliorare o comunque a restare stabile con la genitorialità, per le donne la presenza di figli corrisponde spesso a una riduzione netta delle opportunità lavorative o a un’uscita dal mercato del lavoro. Il 20% delle donne interrompe la carriera lavorativa dopo la maternità, da questa soglia dipende anche la loro condizione sociale.

La distribuzione regionale delle condizioni delle madri

Il rapporto di Save the children, “le equilibriste – la maternità in italia 2025“, segnala grandi differenze tra le regioni italiane rispetto al sostegno e alle condizioni di lavoro per le madri. La provincia autonoma di Bolzano, l’emilia-romagna e la toscana sono le aree più “mother friendly“, con tassi occupazionali femminili più alti e politiche di supporto più efficaci.

Al contrario, nel mezzogiorno si registrano le situazioni più problematiche: la basilicata occupa l’ultimo posto seguito da campania, puglia e calabria. Queste regioni hanno tassi di lavoro femminile più bassi e maggiori difficoltà legate all’assistenza ai figli e agli impegni familiari. Il contesto territoriale sembra dunque influenzare fortemente la possibilità per le madri di continuare o riprendere un lavoro stabile.

L’incremento delle madri sole e il rischio di povertà

Una delle tendenze più marcate riguarda l’aumento dei nuclei monogenitoriali in italia. Dal 2011 al 2021 le famiglie con un solo genitore e figli sono passate da circa 2,65 milioni a oltre 3,8 milioni, un aumento del 44%. Le madri sole costituiscono la stragrande maggioranza di queste famiglie monogenitoriali, ossia il 77,6%.

Questo fenomeno impatta in modo rilevante sulla composizione sociale italiana. Le madri sole affrontano maggiori difficoltà economiche e sociali e risultano tra le categorie più a rischio di povertà. Si stima che nel 2043 queste famiglie monogenitoriali cresceranno ulteriormente, superando i 2,3 milioni di madri sole con figli. La crescente presenza di madri single evidenzia l’urgenza di interventi mirati per sostenere queste donne cariche di responsabilità e in difficoltà economiche.

Un nuovo calo preoccupante delle nascite nel 2024

Il 2024 ha fatto segnare un nuovo record negativo nel numero di nascite in italia, con soli 370 mila nuovi nati. Questo valore segna una flessione del 2,6% rispetto all’anno precedente. La diminuzione progressiva dei nati pesa su interi settori della società e ha effetti diretti anche sulla struttura demografica e sociale del paese.

Il calo delle nascite si collega alle difficoltà economiche e lavorative incontrate dalle madri e dalle famiglie con figli. La scelta di avere figli viene spesso posticipata o ridotta a causa della mancanza di supporti concreti. In particolare, le famiglie monogenitoriali e le madri lavoratrici risentono maggiormente dei problemi legati alla conciliazione tra lavoro e cura. L’andamento demografico dunque riflette questi squilibri sociali e avvia questioni che necessitano di attenzione.

Dettagli sulla child penalty e il lavoro femminile

I dati del rapporto evidenziano come la presenza di figli produca effetti negativi sul lavoro femminile. La percentuale di occupazione tra le donne senza figli è del 68,9%, ma scende al 62,3% tra le madri. Nel dettaglio, le madri con un solo figlio minore lavorano nel 65,6% dei casi, mentre chi ha due o più figli scende al 60,1%.

Per gli uomini invece, l’effetto è opposto: il lavoro cresce con la genitorialità e supera il 90% nel caso dei padri con figli minori. Questo fenomeno della child penalty si traduce in meno tempo lavorato, contratti spesso precari e ridotte opportunità di carriera per le donne. Le madri che interrompono il lavoro o che riducono l’impegno professionale affrontano conseguenze dirette sul reddito e sulla sicurezza economica a lungo termine.

L’insieme di questi fattori crea uno scenario in cui molte donne rimangono escluse o marginalizzate dal mercato del lavoro, aggravando divari sociali ed economici.