La questione della possibile presenza di materiale bellico al terminal Gmt di Genova ha acceso un confronto serrato tra sindacati e autorità locali. Il caso riguarda il cargo Bahri Yanbu, gestito dalla compagnia saudita Bahri, al centro di sospetti sul carico da imbarcare, mentre sullo sfondo si intrecciano preoccupazioni geopolitiche e proteste sindacali.
Sindacati chiedono trasparenza alla Prefettura e autorità portuali su presunta arma a bordo
Il 25 aprile 2025, i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno rivolto richieste precise alla Prefettura di Genova, alla Capitaneria di Porto e all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. L’oggetto è la segnalazione di un carico di armamenti destinato al terminal Gmt e in procinto di essere imbarcato sul cargo saudita Bahri Yanbu. Secondo le organizzazioni sindacali, occorre chiarire se all’interno del materiale caricato si trovi effettivamente armamento destinato a stati o aree di conflitto.
Le sigle sindacali sottolineano l’urgenza di ricevere informazioni complete e dettagliate. Hanno inoltre annunciato una possibile mobilitazione, con proteste e anche l’eventualità di uno sciopero mirato a bloccare ogni operazione di imbarco se venisse confermata la presenza di armi destinate a zone di guerra, in particolare quelle che coinvolgono il Medio Oriente e la striscia di Gaza. Il loro intervento richiama il rischio che queste forniture alimentino situazioni di conflitto e aggravino crisi umanitarie già gravi.
La nota congiunta evidenzia anche la responsabilità delle autorità portuali nel controllare i carichi e tutelare la sicurezza del territorio. Il presidio sindacale si è svolto davanti al terminal stamani alle 8, coinvolgendo operai portuali e rappresentanti del personale marittimo impegnati nelle operazioni di carico.
Il cargo Bahri Yanbu, il suo itinerario e il ruolo del Porto Di Genova nel trasporto militare
Il Bahri Yanbu è una nave cargo appartenente alla compagnia saudita Bahri, specializzata nel trasporto di merci su rotte internazionali. Questa imbarcazione, partita da Dundalk negli Stati Uniti, è arrivata oggi al porto di Genova. Qui dovrebbe effettuare l’imbarco di materiale di natura militare prodotto dalla società Leonardo, secondo quanto segnalato da lavoratori portuali che hanno anche documentato il carico attraverso fotografie.
Genova rappresenta uno scalo strategico per il traffico di merci verso il Mediterraneo e oltre, anche nel contesto di esportazioni industriali italiane con destinazioni internazionali. La presenza di materiale bellico sul Bahri Yanbu suscita allarme rispetto alla destinazione finale di questo carico.
La normativa italiana ed europea prevede controlli specifici per l’esportazione e il trasporto di armamenti, ma la complessità delle rotte e delle compagnie coinvolte rende spesso difficile il monitoraggio completo. Il porto genovese, uno dei più grandi del Mediterraneo, si trova così a gestire non solo le normali attività commerciali, ma anche un controllo rigoroso sulle merci sensibili.
Tensioni sindacali e possibili azioni di protesta per bloccare i carichi bellici
I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno reagito con una manifestazione davanti al terminal Gmt di Genova nella mattinata del 25 aprile. L’obiettivo era richiamare l’attenzione sul rischio di una spedizione di armi verso aree già colpite da violenza e crisi umanitarie, auspicando un intervento diretto delle autorità.
Le organizzazioni sindacali hanno annunciato che, qualora fosse confermata la presenza di materiali bellici destinati alle zone di conflitto, attueranno ogni azione prevista, compreso il blocco delle attività sulla nave interessata. Tale decisione nasce da una posizione netta contro il coinvolgimento del porto genovese in operazioni connesse a conflitti armati.
Il presidio di questa mattina ha visto la partecipazione di numerosi operatori portuali consapevoli della delicatezza della situazione. Le sigle sindacali hanno sottolineato che “lo sciopero potrebbe interrompere le operazioni di carico fino a che non sarà garantita la trasparenza e la certezza sull’assenza di armi destinate a territori martoriati.”
Il contesto internazionale: conflitti in Medio Oriente e rischi legati all’esportazione di armi
Il caso di Genova risuona in un periodo di forte tensione internazionale, con la crisi nella striscia di Gaza che ha raggiunto livelli di violenza e sofferenza difficili da raccontare senza inquietudine. Le esportazioni di armamenti verso il Medio Oriente sollevano questioni etiche e legali nel quadro dei conflitti attivi.
L’attenzione internazionale si concentra sulle forniture di armi come elemento che può peggiorare situazioni già drammatiche. Le associazioni e gli osservatori sottolineano spesso il rischio che l’aumento e il movimento di carichi militari possano alimentare nuovi scontri o rendere più difficili le soluzioni diplomatiche.
La possibile presenza di armamenti prodotti da aziende italiane, come Leonardo, a bordo di navi dirette in queste regioni, accentua il dibattito nazionale. Le richieste dei sindacati di Genova si inseriscono in questo dibattito, sollecitando un controllo a livello locale e nazionale prima che certe merci attraversino il porto.
Il porto di Genova diventa così un punto cruciale nella catena di approvvigionamento militare, con inevitabili ricadute sul piano della sicurezza pubblica e della responsabilità politica nel controllo delle merci esportate.
L’attesa di chiarimenti ufficiali continua mentre cresce la mobilitazione sindacale e si osservano con attenzione le prossime mosse delle autorità portuali e istituzionali.
Ultimo aggiornamento il 7 Agosto 2025 da Andrea Ricci