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Il procuratore di Imperia: la separazione delle carriere non accelera i processi né aiuta davvero la giustizia

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Il procuratore di Imperia critica la separazione delle carriere per la giustizia. - Unita.tv
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La recente approvazione del ddl sulla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti ha acceso un dibattito sul futuro della giustizia in Italia. Il procuratore di Imperia, Alberto Lari, è intervenuto con una posizione netta: questo cambiamento non ridurrà i tempi dei processi, che restano il vero nodo da sciogliere. Nel contesto di un evento antimafia con la partecipazione di don Luigi Ciotti, Lari ha chiarito le sue idee sul tema, evidenziando le priorità per rendere più efficace il sistema giudiziario.

Le difficoltà attuali nei processi penali italiani secondo il procuratore Alberto Lari

Secondo Lari, la lentezza dei processi penali in Italia rappresenta un problema concreto e persistente: centinaia di cause si prolungano per anni, arrivando fino a dieci anni tra primo, secondo e terzo grado di giudizio. Questa durata straordinariamente lunga compromette non solo la credibilità del sistema, ma anche la possibilità di ottenere giustizia in tempi ragionevoli. Nel corso del suo intervento, il procuratore ha sottolineato che questa situazione non si risolve con modifiche formali come la separazione delle carriere, ma tramite interventi strutturali mirati a snellire il percorso giudiziario.

Lari ha ricordato come i dati confermino una realtà difficile: numeri alla mano, in molte parti d’Italia il processo penale è lento e macchinoso. Le cause rischiano di perdersi in un iter burocratico eccessivamente articolato. Il procuratore ha richiamato l’attenzione sulla necessità di agire proprio in questo ambito, per evitare che la giustizia rimanga sempre “a metà strada” tra norme e attese. Anche lo sforzo degli uffici giudiziari, compromesso dalla scarsità di personale e risorse, contribuisce a questa paralisi giudiziaria.

La riforma della giustizia: cosa dice il procuratore sulla separazione delle carriere

Il provvedimento approvato dal Senato punta a distinguere nettamente il ruolo dei magistrati che indagano da quelli che giudicano. L’obiettivo dichiarato è evitare conflitti di interesse e garantire maggiore indipendenza tra le funzioni. Tuttavia, Alberto Lari ritiene che questa misura non influirà in modo significativo sulla durata dei processi. La sua posizione si basa sull’analisi pratica di come funziona il sistema attuale e sulle carenze più evidenti che rallentano il cammino giudiziario.

Lari ha spiegato che la separazione delle carriere non porta vantaggi concreti per la rapidità o la trasparenza delle procedure. Non modifica in alcun modo lo svolgimento delle indagini o il processo decisionale dei magistrati giudicanti. L’attenzione va posta altrove, su interventi che riguardano direttamente l’organizzazione degli uffici, il numero di magistrati effettivi, e modalità di lavoro più efficienti. La discussione resta aperta sul fatto che il ddl rappresenti un passo indietro o un’azione isolata rispetto alle esigenze reali del sistema giudiziario.

Le priorità per rendere più veloci i processi: incremento degli organici e riti alternativi

Per il procuratore Lari, la chiave per migliorare la giustizia non sta nella modifica delle carriere, ma nel rendere il sistema più agile e con più risorse umane. Occorre aumentare il numero di magistrati e personale amministrativo negli uffici penali. Serve alleggerire il carico sulle singole figure per accelerare tempi e decisioni. Inoltre, Lari ha puntato sulla necessità di riformare le procedure, snellendo passaggi superflui che appesantiscono il lavoro giudiziario.

Un ruolo decisivo può averlo l’ampliamento dell’utilizzo dei riti alternativi, norme che consentono di chiudere i casi più rapidamente con accordi o soluzioni alternative al processo ordinario. Questi strumenti, se applicati con criterio, riducono i tempi sostanzialmente e alleggeriscono il sistema giudiziario. Il procuratore ha evidenziato come questi interventi possano dare risultati tangibili in tempi ragionevoli, al contrario di cambiamenti più formali che invece rischiano di lasciare tutto com’è.

La realtà degli eventi antimafia: confronto e testimonianze a Imperia

L’intervento di Alberto Lari è avvenuto durante un incontro dedicato alla lotta contro la criminalità organizzata, che ha visto la partecipazione di don Luigi Ciotti. Questi eventi rappresentano occasioni per riflettere sulle sfide che il Paese affronta nella lotta contro mafie e illeciti. Il ruolo della giustizia risulta cruciale nel rispondere efficacemente a queste minacce. I giudici, i procuratori e le forze dell’ordine si confrontano quotidianamente con ostacoli concreti, primo tra tutti la lentezza dei procedimenti.

Nel corso della discussione è emerso il bisogno di risposte chiare e immediate da parte delle istituzioni. Nei territori più colpiti dalla criminalità organizzata, tempistiche lunghe e complessità burocratiche infittiscono il rischio di impunità o di sconfitta dello Stato. La separazione delle carriere, su cui si è dibattuto nel Parlamento, appare quindi insufficiente se il sistema non è dotato di mezzi e regole più funzionali. L’evento ha portato all’attenzione pubblica queste problematiche, senza trovare però soluzioni facili.

Questi aspetti pesano sull’efficacia della giustizia e si riflettono sull’opinione pubblica e sulla percezione della legalità. Gli interventi concreti indicati da Lari rappresentano alcune delle vie possibili per migliorare davvero il sistema giudiziario italiano, in attesa di ulteriori sviluppi legislativi e organizzativi.

Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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