La processione dei tre crocifissi a Sestri Levante si conferma un rito radicato nel tempo che unisce fede, storia e partecipazione popolare. Ogni anno, dal 1620, le strade della cittadina ligure si animano attorno a questo evento dedicato alla Madonna del Carmelo. Nel 2025, la manifestazione ha assunto anche un significato attuale, con preghiere per la pace in Ucraina e in Terra Santa.
La processione dei tre crocifissi a sestri levante: origini e svolgimento
Questa particolare cerimonia religiosa si svolge da oltre quattro secoli a Sestri Levante, nello specifico il 16 luglio, in occasione della festa della Madonna del Carmelo. Il corteo prende avvio tradizionalmente dalla Chiesa di Santo Stefano del Ponte e prosegue fino alla Chiesa di Santa Maria di Nazareth, attraversando il centro storico e il ponte medievale che lega le due zone della città. Nel 2025 la processione è stata aperta ufficialmente dal Vescovo di Chiavari, Giampio Devasini, che ha impartito la benedizione e rivolto preghiere per la pace in Ucraina, segnando un legame tra fede e attualità.
Il percorso del corteo si distingue per la presenza della statua della Madonna del Carmelo e, soprattutto, dei tre crocifissi portati a spalla da membri della Confraternita del Carmelo di Santo Stefano del Ponte. Questi crocifissi sono chiamati con nomi popolari: “u Piccin” pesa circa 80 chili, “u Giancu” 120 chili e “u Neigru” arriva a 150 chili. Il loro trasporto rappresenta un rituale impegnativo, con frequenti cambi tra i portatori lungo il tragitto che si snoda per circa un chilometro attraverso gli antichi caruggi della cittadina. La cura nel mantenere intatto il cerimoniale riflette la volontà di conservare una memoria collettiva e religiosa che si tramanda da generazioni.
Una partecipazione che unisce la comunità e i turisti
L’edizione 2025 ha visto una partecipazione numerosa, con oltre mille persone che hanno riempito le strade di Sestri Levante. Tra i presenti il sindaco e le forze dell’ordine locali, a testimonianza del valore civile che l’evento assume nella vita della città. Il corteo, lungo e compatto, ha provocato una visione suggestiva, che si spinge dalle vie più centrali fino alle piazze storiche.
Ad accompagnare il cammino ci sono stati i musicisti del corpo bandistico di Sestri Levante, attivo dal 1875, con le note che hanno scandito i momenti della processione. Al corteo hanno preso parte anche i chierichetti, le donne vestite di nero che rappresentano simbolicamente la penitenza, e le ragazze in abiti bianchi, rimando all’innocenza e alla purezza. Diversi bambini in costume da angioletti hanno completato la scena, conferendo un tocco di tenerezza e tradizione popolare all’insieme.
Chi non ha sfilato si è affacciato dalle finestre e dai balconi, seguendo con attenzione il passaggio del corteo. Anche i turisti, spesso sorpresi dalla forza e dalla continuità di una manifestazione così antica, hanno osservato con interesse l’evento. Questa estrema partecipazione riflette come la processione abbia mantenuto un ruolo centrale nella comunità, fungendo da collante tra passato e presente.
Cerimoniale e simboli immutati nel tempo
L’evento mantiene intatti i suoi elementi caratteristici, rispettando un rituale che si è tramandato per più di quattrocento anni senza variazioni sostanziali. I tre crocifissi, appesantiti dal loro valore storico e affettivo, rappresentano il fulcro della processione. Il peso dei crocifissi impone uno sforzo fisico notevole, che rende necessaria la continuità nel cambio dei portatori, sottolineando il senso di responsabilità e devozione.
La presenza della Madonna del Carmelo è invece un richiamo costante alla protezione e alla spiritualità locale. Le figure di donne in nero e ragazze in bianco accompagnano la processione con gesti e atteggiamenti carichi di significato, riconoscibili solo all’interno di questo contesto. Nell’insieme, tutte queste componenti mantengono viva una tradizione che lega l’identità religiosa al tessuto sociale di Sestri Levante.
Nell’anno 2025 la processione ha assunto anche una dimensione internazionale, con richiami espliciti alla pace e alla solidarietà verso territori turbati dalla guerra. L’invocazione del vescovo di Chiavari ha posto così la tradizione in dialogo con l’attualità più urgente. Restano il silenzio, il passo lento e la condivisione di un momento che racconta molto più di una semplice rievocazione storica.
Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2025 da Elisa Romano