A Paderno d’Adda, l’ex sala del Regno dei Testimoni di Geova si trasforma in un centro culturale islamico grazie all’acquisto da parte di un’associazione islamica. Questo passaggio ha acceso un acceso dibattito politico locale, soprattutto per le critiche mosse dalla Lega. L’amministrazione comunale ha però assicurato che tutte le procedure si sono svolte nel rispetto delle leggi e in piena trasparenza. La nuova struttura è stata accolta come un’opportunità per promuovere il dialogo tra le diverse comunità religiose presenti in città.
L’acquisto dell’immobile e la destinazione d’uso
L’edificio di via Filippo Meda, che prima ospitava una sala del Regno dei Testimoni di Geova, è stato ceduto a un’associazione islamica attiva nel territorio. Gli interessati cercavano da tempo un posto adeguato dove radunarsi per le loro attività, riconosciuto ufficialmente e con una destinazione d’uso già definita come luogo di culto. Questo ha evitato modifiche urbanistiche o interventi burocratici complessi. La regolarità della compravendita è stata confermata dall’amministrazione comunale che ha spiegato come tutte le fasi siano state svolte nel rispetto delle normative vigenti.
L’immobile in questione ha sempre avuto un ruolo religioso e per questo gode di particolari agevolazioni e permessi. L’associazione ha presentato tutta la documentazione necessaria e mantiene da tempo rapporti costanti con gli enti locali. Grazie a questi contatti, le autorità hanno potuto verificare la correttezza dei procedimenti e la serietà del gruppo. L’acquisto fa parte di un percorso iniziato anni prima e proseguito con attenzione, tenendo in conto sia le esigenze dei fedeli sia le regole imposte dal Comune.
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La posizione dell’amministrazione comunale
La sindaca di Paderno d’Adda, Anna Varisco, ha ribadito che l’amministrazione ha seguito con rigore la procedura relativa all’acquisto e all’utilizzo dell’immobile. Secondo lei, “il dialogo tra le varie comunità religiose rappresenta un elemento fondamentale per mantenere la coesione sociale.” Varisco ha citato anche Papa Leone XIV, sottolineando come sia importante costruire ponti e favorire l’integrazione rispettando la legalità.
L’amministrazione evidenzia che la comunità islamica locale costituisce una parte rilevante della popolazione e che avere un luogo stabile per la preghiera e per altre attività contribuisce alla serenità generale. La sindaca ha spiegato che lo spazio non servirà solo come moschea, ma offrirà anche servizi sociali e culturali. Il dialogo stretto con interlocutori affidabili è visto come un modo per prevenire situazioni di irregolarità o di isolamento della comunità, fenomeni che potrebbero generare tensioni.
Le critiche politiche e la posizione della lega
La trasformazione dell’ex sala in centro culturale islamico ha provocato una forte reazione da parte della Lega. L’eurodeputata Silvia Sardone, già impegnata contro la costruzione della moschea di Sesto San Giovanni, ha definito la situazione “un episodio preoccupante” per lo sviluppo dell’islam nella zona tra Milano e l’hinterland. Sardone ha chiesto maggiore trasparenza sui fondi utilizzati per l’acquisto e una risposta chiara da parte del Comune, guidato dal Pd, su aspetti quali sicurezza e legalità.
Accanto a lei si è schierato anche il segretario cittadino Francesco Bruscolini, che ha evidenziato la necessità di spiegazioni immediate riguardo alla destinazione della struttura e alle risorse finanziarie impiegate. Nonostante queste richieste, non sono state presentate prove concrete che dimostrino irregolarità nell’iter seguito. La Lega enfatizza il timore di un aumento di spazi pubblici destinati alla comunità musulmana, in contrasto con altre esperienze dove strutture temporanee e prefabbricati sono risultate irregolari.
La tutela della libertà religiosa e le responsabilità istituzionali
La sindaca Anna Varisco ha ricordato come la Costituzione italiana, all’articolo 19, garantisca il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa. A Paderno d’Adda, questo diritto si traduce nel riconoscimento di luoghi come il centro culturale islamico di via Filippo Meda, che potrà ospitare attività di culto e sociali in uno spazio adeguato e regolare.
Nel contesto cittadino, la presenza di questo centro culturale si inserisce in un quadro più ampio di relazioni interreligiose promosse anche dalla Chiesa di Milano. L’associazione islamica che ha acquistato l’immobile partecipa da anni a iniziative di dialogo e collaborazione con enti locali e altre confessioni. Per le istituzioni, mantenere rapporti con gruppi seri e affidabili rappresenta un passo importante per la gestione della convivenza civile e il controllo delle attività sul territorio.
La questione pone un tema di interesse pubblico, in particolare sul fronte della sicurezza e della trasparenza nella gestione delle comunità religiose. Le istituzioni dovranno continuare a monitorare la situazione, garantendo al tempo stesso i diritti fondamentali sanciti dalla legge. La trasformazione di questa struttura potrà dunque rappresentare un banco di prova per una convivenza pacifica e regolata sotto ogni profilo.