Il racconto di vincenzo forastieri, operatore socio-sanitario con vent’anni di esperienza, offre uno sguardo diretto sulla quotidianità nelle residenze sanitarie per disabili gravi. Le sue parole svelano il peso fisico ed emotivo di un mestiere poco conosciuto ma fondamentale, spesso svolto in condizioni difficili e con stipendi modesti.
Lavorare nelle residenze sanitarie per pazienti con disabilità severe
Vincenzo ha operato nelle cosiddette Rsd, strutture dedicate a persone con disabilità molto gravi, molte delle quali in stato neurovegetativo o con livelli minimi di coscienza. Qui l’assistenza non è mai semplice: richiede gesti precisi come l’igiene personale o la somministrazione di nutrizione parenterale. Quest’ultima modalità implica il passaggio diretto dei nutrienti nel sangue, bypassando il sistema gastrointestinale.
Questi pazienti, data la gravità del loro stato, necessitano di cura continua e molto attenta. Il lavoro si svolge in un contesto che non ammette pause o rallentamenti, per garantire la sicurezza e il benessere dei residenti più fragili. Ogni operatore deve affrontare una serie di responsabilità pratiche e mediche che richiedono competenze specifiche e precisione costante.
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Le difficoltà fisiche di un ruolo impegnativo
L’attività di operatore socio-sanitario si rivela pesante anche dal punto di vista fisico. Vincenzo sottolinea come sollevare e muovere pazienti spesso pesanti mette a dura prova la schiena. Ogni turno comporta sforzi continui, con necessità di attenzione quotidiana a movimenti corretti per evitare infortuni.
Complessità organizzative e turni incessanti
Non meno gravose sono le condizioni di lavoro dal punto di vista organizzativo. I turni coprono tutti i giorni, compresi sabato, domenica e festivi. Per garantire l’assistenza 24 ore su 24, si alternano turni diurni di sette ore e notturni che arrivano a dieci ore. Durante la notte, l’oss spesso si trova da solo a gestire un intero reparto di venti o trenta ospiti, senza un supporto immediato. In queste ore un solo infermiere è presente per tutta la struttura, aumentando il carico di responsabilità.
Il carico emotivo e la sfida della morte quotidiana
Il mestiere di oss implica un carico emotivo significativo. Vincenzo racconta che la sfida più grande è convivere con la morte, presenza costante nel suo lavoro. Questa esperienza, spesso nascosta dietro il silenzio delle stanze delle residenze, lascia tracce profonde su chi assiste i pazienti giorno dopo giorno.
Stipendi e soddisfazione professionale
Il riscontro economico non copre le difficoltà. La paga oscilla tra 1.200 e 1.300 euro netti mensili per gli ausiliari socio-assistenziali, mentre gli operatori socio-sanitari percepiscono solo circa 80-100 euro lordi in più al mese. Un compenso che non rispecchia la complessità e la fatica del lavoro. Per questo, sottolinea vincenzo, chi si avvicina a questo ruolo solo per motivi economici difficilmente rimane a lungo, e spesso cerca subito un’altra occupazione meglio pagata.
L’oss deve quindi possedere una particolare attitudine umana e una predisposizione a sostenere l’impatto psicologico della professione. Senza questa forza interiore, proseguire in un mestiere dove la morte è parte della routine diventa impossibile. Le condizioni difficili non scoraggiano chi ha scelto questa strada per una vera vocazione.