La settimana seguente al 17 luglio 2025, l’esercito israeliano ha completato l’indagine sul proiettile sparato da un tank che ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City, causando la morte di tre persone e ferendone undici. Questo episodio ha suscitato forte preoccupazione internazionale e ha accresciuto le tensioni nell’enclave. Il rapido esito dell’inchiesta rappresenta un cambio di passo rispetto ad altri raid precedenti nell’area, ancora al centro di indagini aperte.
Dettagli sull’incidente e prime valutazioni delle forze armate
Secondo l’esito diffuso, l’esplosione del 17 luglio è stata causata da una deviazione non voluta del proiettile lanciato da un tank israeliano. Le forze armate hanno definito l’evento un incidente, spiegando che il colpo era diretto a un bersaglio militare ma si è discostato accidentalmente. Queste chiarificazioni coprono però solo l’aspetto tecnico di quanto successo, senza approfondire le condizioni sul campo o eventuali responsabilità specifiche. Il calcolo dei danni include tre vittime civili e undici persone ferite, tutti residenti o frequentatori dell’area intorno alla chiesa.
Per ridurre eventi simili, l’esercito ha annunciato un aggiornamento delle linee guida per il lancio di ordigni in prossimità di edifici religiosi, rifugi e altri luoghi sensibili. Queste norme puntano a minimizzare i danni sui civili e sugli spazi sacri, già più volte danneggiati in passato durante i combattimenti nella Striscia di Gaza. Rimane però non chiaro come verranno effettivamente monitorate e applicate queste regole.
Accesso e consegna degli aiuti umanitari nella zona del raid
Parallelamente all’inchiesta, l’esercito israeliano ha facilitato l’ingresso di una delegazione ecclesiale nella Striscia di Gaza, presente dal 20 al 22 luglio 2025. La missione era guidata dal patriarca latino Pierbattista Pizzaballa e da quello ortodosso Theopilus III. La loro visita mirava a portare aiuti umanitari e testimoniare la situazione sul posto. I due hanno descritto il loro ritorno con il «cuore spezzato» per la sofferenza incontrata.
Nonostante l’autorizzazione all’ingresso di materiali destinati ai civili coinvolti, la consegna degli aiuti non è ancora stata completata al momento del comunicato. Le forniture saranno distribuite alle famiglie rifugiate all’interno del complesso della chiesa e ai residenti dei quartieri vicini, appena le operazioni di raccolta e trasporto saranno terminate. Il ritardo nel trasferimento evidenzia difficoltà logistiche legate alla presenza di conflitti attivi e alla complessità delle zone colpite.
Reazioni del patriarcato latino e appello al diritto internazionale umanitario
Il patriarcato latino, responsabile della parrocchia colpita, ha conosciuto l’esito dell’inchiesta attraverso la stampa e non direttamente dall’esercito. In una nota diffusa il 23 luglio 2025, la Curia ha sottolineato i “gravi rischi” insiti nelle operazioni militari condotte vicino a infrastrutture religiose e civili, richiamando con forza il rispetto delle norme del diritto internazionale umanitario.
Il comunicato esprime preoccupazione per la sicurezza delle popolazioni che risiedono o si rifugiano in queste aree, ricordando che la protezione degli edifici sacri deve essere garantita dalle parti coinvolte nel conflitto. Viene inoltre rilevata l’importanza di chiarire le responsabilità sulla catena di comando che autorizza l’apertura del fuoco in contesti così delicati, per prevenire future tragedie.
Il testo evidenzia che, anche se le indagini sono state rapidissime, il dossier rimane aperto nel dibattito pubblico. Il rispetto delle leggi e dei trattati internazionali appare come l’unica strada per evitare reiterazioni di episodi con vittime civili, mantenendo viva l’attenzione sulle condizioni di vita nella Striscia di Gaza.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025 da Andrea Ricci