Home L’agenzia per la cybersicurezza nazionale esclude l’ingresso di hacker giovanissimi coinvolti in violazioni istituzionali

L’agenzia per la cybersicurezza nazionale esclude l’ingresso di hacker giovanissimi coinvolti in violazioni istituzionali

Il dibattito sulla sicurezza digitale in Italia si concentra sull’inserimento di ex hacker nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, evidenziando l’importanza di criteri rigorosi e affidabilità nel personale.

L%E2%80%99agenzia_per_la_cybersicurezz

L'Agenzia per la cybersicurezza nazionale esclude l'inserimento di ex hacker nelle proprie strutture per motivi di affidabilità, puntando su personale con competenze tecniche solide e comprovata integrità, sottolineando l'importanza di un approccio culturale alla sicurezza digitale. - Unita.tv

Nel dibattito sulla sicurezza digitale, un tema dibattuto riguarda la possibilità di integrare soggetti con passato da hacker nelle strutture che difendono reti sensibili. Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale , ha affrontato questa questione rispondendo a un’ipotesi che riguarda un ventenne siciliano noto per violazioni informatiche a danno di enti pubblici. La riflessione coinvolge la delicatezza delle scelte nell’ambito della protezione di infrastrutture strategiche per lo stato, soprattutto quando si parla di personale giovane e con profili ambigui.

La sicurezza nazionale e la fiducia nel personale tecnico: criteri rigidi per l’Acn

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale svolge un ruolo cruciale nella tutela delle infrastrutture digitali italiane, comprese quelle di competenza governativa e istituzionale. La selezione del personale segue criteri molto rigidi, che riguardano competenze tecniche avanzate e un passato professionale privo di rischi in termini di affidabilità. Frattasi ha chiarito che “inserire in agenzia un giovane hacker, per quanto potenzialmente dotato, sarebbe un rischio inaccettabile.” La ragione è che la presenza di persone con trascorsi di azioni illegali, anche se riconvertiti, non garantisce la sicurezza che l’ente deve offrire allo stato e ai cittadini.

L’agenzia si concentra su figure che abbiano esperienze concrete nel campo della difesa, magari già coinvolte nel contrasto a minacce digitali, e sulla capacità di operare in ambienti altamente delicati senza compromettere l’integrità delle informazioni. L’approccio mira a salvaguardare non solo il patrimonio informativo, ma anche la reputazione e la fiducia del sistema istituzionale. In questo quadro la sensibilità verso la selezione è doppia, perché si tratta di un ambito dove un singolo errore può esporre l’intero paese a rischi enormi.

Le giovani generazioni e i rischi digitali: una realtà da sfatare

Frattasi ha voluto rimarcare un paradosso attuale: l’idea che i giovani siano automaticamente più consapevoli sui rischi digitali non trova conferma reale. Anzi, la campagna iNavigati, promossa dall’Acn per contrastare le truffe online, ha evidenziato proprio come ragazzi e ragazze siano tra i soggetti più vulnerabili. Spesso incappano in frodi per inesperienza o scarsa attenzione alle insidie del web. Questa realtà smentisce discorsi troppo semplicistici che tendono a sopravvalutare le competenze digitali giovanili.

L’esperienza della campagna ha mostrato che oltre alle capacità tecniche serve un approccio culturale e formativo mirato a sviluppare una vera consapevolezza dei rischi, anche nelle fasce di popolazione che sembrano più avvezze alla tecnologia. È un elemento rilevante, perché indica che la sicurezza informatica parte prima di tutto da una seria educazione digitale e non solo da un background tecnico. Per questo l’Acn punta a costruire squadre con un mix di saperi, formazione e comprovata affidabilità umana, non solo con conoscenze tecniche sporadiche.

Le sfide della rigenerazione professionale per hacker riconvertiti

L’idea di trasformare ex hacker in professionisti della sicurezza digitale è stata più volte discussa in ambito internazionale, e alcuni paesi hanno tentato progetti di “recupero” di talenti informatici con percorsi di formazione e reinserimento. In Italia, come ricorda Frattasi, il discorso è più complesso. La riconversione deve essere autentica e certificata, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio l’integrità delle infrastrutture digitali.

Lavorare nella difesa informatica dello Stato richiede non solo competenze aggiornate, ma anche un senso di responsabilità che va oltre le capacità tecniche. “Non basta la volontà di cambiare strada. Occorre un processo che dimostri concretamente un impegno verso la tutela del bene comune, in modo trasparente e verificabile.” Situazioni che coinvolgono hacker giovanissimi con trascorsi illegali, seppur affascinanti per l’opinione pubblica o i media, restano quindi difficilmente conciliabili con l’ingresso in strutture così delicate.

Un equilibrio tra fiducia e controllo

Questo approccio evita rischi, ma esclude anche percorsi troppo semplicistici che potrebbero portare a mancanza di serietà nella protezione nazionale. La sicurezza digitale si fonda su fiducia e controllo costanti, elementi che nessun talento da solo, senza un’attenta valutazione globale, può garantire pienamente. L’Acn resta quindi un luogo dove il passato professionale e personale conta quanto la preparazione tecnica.