La violenza silenziosa dietro il femminicidio di Giulia Tramontano e il dolore della famiglia

La tragica storia di Giulia Tramontano, vittima di femminicidio a Senago, mette in luce la violenza silenziosa e il dolore delle famiglie colpite, come testimoniato dalla sorella Chiara.
La tragica storia di Giulia Tramontano, vittima di femminicidio a Senago, evidenzia la violenza nascosta dietro l’apparenza e il dolore persistente di chi resta, raccontato dalla sorella Chiara che ne fa monito contro la violenza di genere. - Unita.tv

Nel maggio 2025, la vicenda di Giulia Tramontano, giovane donna di 29 anni uccisa dal convivente nella cittadina di Senago, ha attirato l’attenzione nazionale. Una storia che racconta la tragedia del femminicidio non solo come un fatto di cronaca nera, ma anche come un dramma intimo che coinvolge famiglie sconvolte, segnate da un dolore che spesso rimane nascosto dietro il silenzio. Giulia aspettava un figlio, Thiago, quando è stata assassinata con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello, una vicenda densa di tensione e inganni che ha evidenziato quanto la violenza possa nascondersi sotto una maschera quotidiana.

La vita nascosta dietro l’apparenza di alessandro impagnatiello

Alessandro Impagnatiello lavorava come barman in un hotel di lusso, dove mostrava al mondo un’immagine irreprensibile, lontana da qualsiasi sospetto di violenza. La realtà però era diversa e ben più inquietante. Secondo le indagini e quanto emerso nel processo, l’uomo si comportava come un narcisista patologico, una figura difficile da smascherare perché non affrontava la violenza con gesti plateali o minacce esplicite. Non lasciava lividi visibili sulla compagna, non urlava o si mostrava apertamente minaccioso. Era un uomo che, pur avendo una doppia relazione attiva, ha scelto di agire silenziosamente per mantenere il controllo su Giulia e sulla gravidanza che lei portava avanti, un figlio che lui non voleva.

Un tentativo di controllo oscuro

Il tentativo di Impagnatiello di controllare la futura madre ha raggiunto un livello inquietante quando si è scoperto che le somministrava piccole dosi di veleno per topi, probabilmente per indurre un aborto. Questo gesto dimostra non solo il desiderio di ostacolare la nascita di quel bambino, ma anche la volontà di tenere ogni aspetto della vita di Giulia sotto stretta sorveglianza. Quando la doppia vita di Alessandro è venuta alla luce, il suo castello di menzogne è crollato e la violenza ha preso il sopravvento con un’escalation fatale. L’assassinio è seguito a breve distanza, con un tentativo di bruciare il corpo della vittima per cancellare ogni traccia.

Il dolore di chi resta: la testimonianza di chiara tramontano

Chiara Tramontano, sorella di Giulia, ha scelto di portare la testimonianza della sua famiglia, non solo raccontando la storia della sorella, ma offrendo uno sguardo sul lutto, la perdita e la ricerca di un senso nel caos provocato dalla violenza. Nel monologo trasmesso durante la puntata di ‘Le iene’ del 6 maggio 2025, Chiara ha sottolineato come la tragedia non si consumi solo nel momento in cui si perde una vita, ma prosegua vibrante nelle esistenze di chi resta. Le sue parole hanno delineato un ritratto doloroso di una famiglia che ha visto svanire l’innocenza e la gioia per sempre.

La frattura nella famiglia tramontano

Nel racconto di Chiara emerge l’improvviso disfacimento degli equilibri familiari, con genitori e fratelli che affrontano l’irreparabile e cercano nuove forme di convivenza con il dolore. Giulia per loro era una donna piena di vita, una sorella, una figlia, una madre in attesa, piattaforme condivise di affetto e quotidianità. Il silenzio che portava con sé la violenza consumata nell’ombra risulta ora assordante, una verità che colpisce proprio perché appare invisibile fino alla devastazione finale.

Femminicidio e memoria: il monito di chiara tramontano

L’impegno di Chiara non si limita al ricordo della sorella, ma si estende alla volontà di mantenere viva l’attenzione su un fenomeno che coinvolge direttamente molte altre donne e le loro famiglie. Le parole pronunciate nel programma evidenziano come il femminicidio non sia solo il fatto di chi muore, ma soprattutto il dramma di chi resta e che deve continuare a vivere portando sulle spalle un peso enorme. Chiara ha ribadito che dietro ogni nome c’è una storia, un gruppo di persone spezzate dal trauma, e un dolore da non dimenticare.

Ancora vive sono le conseguenze delle azioni di Impagnatiello, che dopo la condanna all’ergastolo in primo grado ha presentato ricorso, negando la premeditazione e la crudeltà del gesto. La sua volontà di mantenere il controllo si manifesta anche dietro le sbarre, con lettere inviate e strategie legali mirate. Intanto Chiara sceglie di opporsi a quel silenzio imposto, trasformando la paura in parole, testimonianza e lotta. L’episodio di Giulia Tramontano rimane un monito su come la violenza possa nascondersi dietro la normalità, e su quanto sia urgente riconoscerla e affrontarla.