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La tragedia del ponte Morandi e i controlli falsificati: l’accusa nel processo ad Avellino

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La mancata prevenzione dopo il crollo del ponte Morandi continua a pesare sul sistema di controllo delle infrastrutture italiane. Nel processo che vede 57 imputati, il pm walter cotugno ha denunciato una politica di ispezioni superficiali e report falsificati, nonostante le lezioni tragiche arrivate da eventi come quello del 14 agosto 2018. Il dibattito in aula mette in luce come la sicurezza sia stata sacrificata per motivi economici, con conseguenze drammatiche.

Le lezioni non apprese dalla tragedia di avellino e dal crollo del ponte Morandi

Il pubblico ministero walter cotugno ha sottolineato che nessuna vera svolta è arrivata dopo disastri come quello accaduto ad Avellino o al ponte Morandi. Questi eventi hanno provocato la morte di decine di persone ma non hanno spinto a modificare concretamente i metodi di controllo sulle infrastrutture. Cotugno ha richiamato esempi storici, citando il Titanic tra altri casi famosi dove le norme sulla sicurezza sono state introdotte solo dopo grandi perdite umane.

Nel caso specifico del ponte Morandi, invece, si è assistito a un immobilismo preoccupante. Le ispezioni sono rimaste superficiali e poco attente ai dettagli tecnici fondamentali per prevenire cedimenti strutturali. L’assenza di cambiamenti sostanziali nelle procedure dimostra quanto poco si sia imparato dall’esperienza tragica.

Controlli inefficaci e superficialità negli accertamenti tecnici

Durante l’udienza è emerso un quadro inquietante riguardo alle modalità con cui venivano effettuate le ispezioni sulle opere pubbliche affidate alla società spea . Il pm ha descritto controlli fatti anche con binocoli da lontano per osservare particolari minimi dell’infrastruttura senza un esame diretto approfondito.

Ispezione simbolo della superficialità

Un episodio emblematico riguarda l’ispezione della galleria bertè sull’autostrada A26: questa fu effettuata guidando velocemente mentre gli ispettori cantavano “non sono una signora”. Tale atteggiamento superficiale si rivelò grave perché solo poche settimane dopo caddero due tonnellate di cemento dalla galleria stessa.

Questi esempi dimostrano chiaramente quanto fossero carenti i metodi adottati per valutare lo stato delle infrastrutture prima dei crolli fatali.

Report falsificati e risparmi sulle manutenzioni a scapito della sicurezza

L’accusa punta direttamente alla pratica sistematica della falsificazione dei documenti relativi alle verifiche periodiche delle strutture autostradali. Secondo il pm cotugno, questi report venivano manipolati per mostrare condizioni migliori rispetto alla realtà effettiva degli impianti.

Dietro questa scelta c’erano motivazioni economiche precise: ridurre i costi legati alle manutenzioni ordinarie significava aumentare gli utili distribuiti agli azionisti della società gestore autostradale. Nessuno all’interno della spea avrebbe mai sollevato obiezioni circa la scarsità delle risorse destinate al monitoraggio o denunciato questo stato d’animo volto al risparmio estremo sulla sicurezza.

Questo comportamento criminale ha avuto conseguenze dirette sulla stabilità degli impalcati coinvolti nei disastri successivi ed evidenzia una gestione improntata più al profitto che alla tutela degli utenti stradali.

Riflessioni sul sistema italiano dei controlli infrastrutturali post-2018

Le parole pronunciate oggi in tribunale aprono uno squarcio critico sul modo in cui vengono condotti tuttora i controlli su ponti, viadotti e gallerie nel nostro paese. La mancanza d’investimento reale nella sorveglianza tecnica fa emergere rischi concreti legati all’usura naturale delle opere, aggravati dal mancato intervento tempestivo.

In effetti, se già prima del 2018 erano stati segnalati segnali preoccupanti, oggi appare chiaro come queste criticità siano state ignorate fino ai momenti immediatamente precedenti ai cedimenti. Questo lascia intendere che senza un cambio deciso nelle pratiche operative rischiamo ulteriori tragedie simili.

Il processo in corso rappresenta quindi una tappa fondamentale per capire quali responsabilità abbiano causato queste falle gravi nella gestione pubblico-privata dell’infrastrutturazione italiana. Le testimonianze raccolte mostrano un quadro nitido: dietro ogni cedimento ci sono scelte precise fatte a discapito della vita umana.

Gli sviluppi futuri dipenderanno dall’esito giudiziario ma soprattutto dalle decisioni politiche che seguiranno questa vicenda giudiziaria così delicata.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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