La fumata che esce dal comignolo montato sulla cappella sistina è uno dei segni più attesi durante il conclave. Quel fumo, bianco o nero, annuncia in maniera chiara se la scelta del nuovo papa è stata presa o se le votazioni continuano. Nato ufficialmente nel 1878, questo sistema conserva un significato preciso e una tecnica definita, che negli anni è stata perfezionata e resa sempre più evidente, per evitare malintesi. Scopriamo come è nato questo rito e in che modo funziona oggi, tanto sotto il profilo storico quanto quello tecnico.
Le origini della fumata bianca e nera nel conclave di leone xiii
Il primo impiego ufficiale delle fumate risale al conclave del 1878, che portò all’elezione di papa leone xiii. Prima di allora, la folla in piazza san pietro attendeva con ansia notizie, spesso senza un segnale preciso. L’idea di usare il fumo per comunicare la situazione delle votazioni nacque quando la città di roma era molto più piccola e ancora meno connessa rispetto ad oggi. Nel primo sistema si bruciavano le schede votate, ma il fumo fuoriuscito non aveva una colorazione specifica e indicava semplicemente che il conclave continuava senza un papa eletto.
Fu solo successivamente che si decise di differenziare i segnali: la fumata bianca per annunciare l’avvenuta elezione, la fumata nera per indicare che il quorum richiesto non era stato raggiunto. Inizialmente però il silenzio senza fumo indicava la scelta definitiva, come avvenne nell’elezione di papa pio x, il cui conclave si concluse con il silenzio del comignolo. La doppia fumata, invece, venne introdotta per la prima volta proprio nel 1914, in occasione della morte di pio x e dell’elezione di benedetto xv, per rendere evidente anche da lontano il risultato delle votazioni.
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Evoluzione tecnica e problemi risolti nel sistema di fumate
Il sistema delle fumate nel tempo è stato sottoposto a modifiche importanti per migliorare la leggibilità del segnale e la sicurezza ambientale. Il comignolo attuale, installato nella cappella sistina, risale al 1939 ma è stato aggiornato dopo il conclave del 2005, quando vennero aggiunte due stufe separate. La seconda stufa serve a bruciare i combustibili con i coloranti chimici, così da ottenere un fumo ben identificabile sia di giorno che di notte.
Questa soluzione fu introdotta per evitare confusioni, come quella che accadde nel conclave del 1978. Quel luglio, durante la prima accensione, il fumo nero invase la cappella sistina a causa di un tubo di scarico danneggiato. Il fenomeno generò panico, visto che il segnale di conferma per la scelta del nuovo papa era ancora lontano. Da allora, il sistema dispone di resistenze elettriche e un ventilatore per garantire un tiraggio costante e il corretto deflusso del fumo.
Oggi, i meccanismi per produrre la fumata sono sigillati e computerizzati, per attivare in sequenza cariche chimiche precise. La lunghezza e l’intensità del fumo è regolare e standardizzata per rendere il segnale immediatamente visibile da piazza san pietro e dalle zone limitrofe.
La composizione chimica e la durata delle fumate durante il conclave
Le fumate utilizzate ancora oggi seguono una formula chimica precisa. La fumata nera viene generata dalla combustione di una miscela contenente antracite, zolfo e perclorato di potassio, combinazione che assicura un fumo denso e scuro. Per la fumata bianca si usa invece un mix formato da clorato di potassio, lattosio e pece greca, una resina vegetale che produce un fumo chiaro e luminoso. Questa ricetta chimica permette di differenziare immediatamente l’esito delle votazioni anche a distanza.
Ogni singola fumata viene prodotta da una singola carica, lunga circa 25 centimetri e profonda 15, con spessore intorno ai 7 centimetri. All’interno sono inserite cinque cariche chimiche accese in sequenza da un sistema elettronico. Questo consente al fumo di durare fino a sette minuti, rendendo il messaggio molto chiaro e visibile a tutti. In caso di elezione notturna vengono anche accesi riflettori per illuminare il comignolo, così che il segnale sia discretamente riconoscibile anche al buio.
Il montaggio del comignolo sulla cappella sistina è quindi più di una tradizione: è un complesso sistema studiato per comunicare in tempo reale un messaggio che interessa non solo roma, ma cattolici di tutto il mondo sparsi anche nelle zone più isolate. Come dal 1878, la fumata rimane un momento carico di significato che anticipa ogni nuova fase della chiesa.