
La testimonianza di un cinquantenne italiano che racconta il suo lungo percorso dalla dipendenza dal gioco d’azzardo, tra vincite illusorie, debiti crescenti e difficoltà familiari, fino all’inizio del recupero grazie a un supporto professionale. - Unita.tv
Il racconto di un cinquantenne che ha attraversato anni di gioco d’azzardo, vincite illusorie e debiti profondi. La sua esperienza aiuta a capire cosa si nasconde dietro la dipendenza dal gioco, un problema che colpisce molte famiglie in Italia. Attraverso una testimonianza diretta emerge il percorso dal baratro fino a un primo percorso di recupero.
L’inizio della dipendenza e le prime vittorie
Tra il 2012 e il 2013, a 35 anni, ha cominciato a frequentare una sala giochi vicino al suo posto di lavoro nella zona Bicocca di Milano. Inizialmente era un’occasione per passare la pausa pranzo, soprattutto perché in quel locale si poteva ancora fumare. La prima esperienza con qualche moneta e la sala tranquilla si è trasformata presto in un’abitudine quotidiana.
La svolta è arrivata quando ha vinto un jackpot alla videolotteria: 18 mila euro che gli hanno dato un’immensa sensazione di euforia. Questa vincita ha cancellato ogni dubbio sull’azzardo, spingendolo a giocare con somme più alte. Nel giro di poco tempo è riuscito a vincere ancora circa 8-9 mila euro, anche se in totale le perdite erano molto superiori. Quel gioco quotidiano nascondeva una trappola: ogni tanto qualche vincita appariva per mascherare un bilancio negativo crescente.
In questa fase ha iniziato a dedicare molto tempo al gioco, persino sottraendolo all’attività lavorativa. Uno schema comune nella ludopatia, dove l’illusione di recuperare le perdite spinge a raddoppiare le giocate.
Il denaro e il tempo perso
Il tempo e il denaro investiti nel gioco cominciavano a influenzare negativamente la sua vita personale e professionale, senza che ancora se ne rendesse pienamente conto.
Il progressivo peggioramento della situazione economica e familiare
La perdita del lavoro nel 2015 ha aggravato di molto la sua situazione, con un debito presso la banca di circa 40 mila euro e un prestito finanziario dello stesso importo. Nonostante questa situazione disperata, in famiglia nessuno era ancora a conoscenza della sua dipendenza. Entrambi i coniugi lavoravano e lui pensava di poter gestire la situazione, senza rivelare nulla. Illusione tipica di chi si trova nella morsa del gioco compulsivo.
La dipendenza si è spostata anche online: le serate diventavano il momento per puntare, con una carta di credito caricata di mille euro. Durante questo periodo si sono registrate vincite considerevoli, come un colpo da 15 mila euro, seguite però da ulteriori perdite. Il gioco non era più solo un’evasione ma diventava motivo di ulteriore scommessa, con la speranza di saldare i debiti accumulati.
Il coinvolgimento della famiglia
Nel 2016, la banca ha limitato l’accesso ai suoi conti, costringendolo a chiedere aiuto economico al suocero che ha prestato 200 mila euro. Nonostante ciò, il gioco è continuato. I debiti sono lievitati fino a raggiungere 300 mila euro, e la verità sulla sua dipendenza è stata finalmente chiara alla famiglia. La moglie ha più volte chiesto di smettere, ma il meccanismo delle promesse e delle ricadute ha dominato a lungo.
La presa di coscienza e il percorso di recupero
Dopo anni di bugie, promesse non mantenute e sconfitte personali, ha raggiunto un momento di completo esaurimento. Racconta di 180 mila euro vinti in poche ore, persi nei giorni seguenti. Guardandosi allo specchio e pensando ai figli, ha trovato la forza di chiamare la Caritas ambrosiana e prendere un appuntamento con lo sportello per chi soffre di disturbi da gioco d’azzardo.
Questo passo ha segnato l’inizio della sua inversione di rotta. Ha intrapreso un percorso di recupero che ha trovato la collaborazione di diverse realtà come la Fondazione San Bernardino, che ha aiutato con il rimborso dei debiti. Per far fronte all’ingente somma dovuta ha dovuto impegnare anche la liquidazione e i risparmi rimasti.
Il percorso e le difficoltà
Alla data del racconto, circa un anno e mezzo dopo, si dichiara in fase di recupero con miglioramenti evidenti, ma anche con qualche difficoltà a mantenere la fiducia in sé stesso. Attacca lo psicologo regolarmente per lavorare sulla sua autocritica e sui residui della dipendenza.
Le conseguenze psicologiche e relazionali della ludopatia
Il lungo periodo trascorso sotto l’influsso del gioco ha lasciato segni anche sul piano emotivo. Nel racconto emergono attacchi di panico e momenti di rabbia verso sé stesso, per non essere riuscito a fermarsi in tempo. La fatica di rialzarsi e il senso di vergogna per le bugie raccontate sono evidenti, così come la lotta a perdonarsi.
Restano, infatti, piccoli retaggi di abitudine a nascondere la verità con menzogne, talvolta dettate da insicurezza o dalla paura di ferire gli affetti. Anche rispondere a domande semplici su cosa ha fatto la sera prima può provocare risposte imprecise.
La ludopatia oltre il denaro
Questo fenomeno indica quanto la ludopatia non colpisca soltanto il rapporto con il denaro, ma anche la fiducia nelle relazioni personali e il rapporto con sé stessi. La ripresa completa richiede tempo e un sostegno costante da parte di professionisti e familiari.
Questo racconto aiuta a comprendere meglio cosa significhi affrontare una dipendenza come quella dal gioco e quanto sia complesso uscirne, specie quando si intreccia con la vita quotidiana e i legami familiari.