La storia di don giovanni barbareschi: tra resistenza, fede e impegno civile a milano

La vita di don Giovanni Barbareschi, prete partigiano e simbolo di libertà, raccontata da Giacomo Perego nel libro “Siate liberi!”, offre insegnamenti attuali sulla resistenza e l’impegno civico.
Il libro di Giacomo Perego racconta la vita di don Giovanni Barbareschi, prete partigiano milanese che con coraggio e sacrificio ha lottato per la libertà durante la Seconda guerra mondiale, diventando simbolo di impegno civile e modello di responsabilità per le nuove generazioni. - Unita.tv

Il racconto di don Giovanni Barbareschi attraversa pagine cruciali della storia italiana, intrecciando la sua esperienza di prete partigiano con il coraggio di chi ha lottato per la libertà durante la Seconda guerra mondiale. Giacomo Perego, autore di una biografia sul sacerdote e assessore alla Cultura del Municipio 4 di milano, ha voluto recuperare non solo gli eventi storici legati a quest’uomo, ma anche il messaggio attuale che arriva da quegli anni difficili. La figura di barbareschi emerge così come simbolo di libertà da conquistare ogni giorno, un invito a riflettere sulla società contemporanea e sulla necessità di coraggio e verità nelle scelte civili.

Chi era don giovanni barbareschi e il suo ruolo nella resistenza milanese

Don giovanni barbareschi nacque l’11 febbraio 1922 e morì il 4 ottobre 2018. Nel corso degli anni fu un prete impegnato nella resistenza contro il regime fascista e l’occupazione nazista. Durante l’agosto del 1944 fu arrestato e detenuto per 23 giorni a san vittore, dove subì torture. Nonostante queste sofferenze, riuscì a salvare più di duemila persone rifugiandole nella valle spluga, un gesto che gli valse la medaglia d’argento della resistenza e il titolo di giusto al monte stella. A milano ricevette anche l’ambrogino d’oro per il suo contributo civile. La sua vita racconta un impegno profondo verso la tutela dei diritti umani ed è una testimonianza concreta della lotta partigiana nella città.

Un cappellano tra giovani combattenti lombardi

Il suo ruolo di cappellano dei partigiani nelle montagne lombarde segnò un periodo intenso. Lì, tra giovani combattenti, visse momenti di tensione estrema, con il pericolo costante della morte. Vedere barbareschi in quella veste fa capire la portata della sua dedizione: non era soltanto un prete, ma un uomo pronto a rischiare tutto per difendere valori di libertà e giustizia. La sua esperienza personale rappresenta una prospettiva concreta sulla resistenza militare e civile, radicata nell’amore per la vita, come lui stesso spiegava.

Il libro di giacomo perego e il messaggio per le nuove generazioni

Giacomo perego ha conosciuto don barbareschi nell’autunno del 2003. I due hanno intrecciato un rapporto durato fino alla morte del sacerdote, nel 2018. Perego ha voluto andare oltre i racconti brevi o gli aneddoti sull’uomo, cercando documenti inediti che possano arricchire la conoscenza storica della sua figura. Il libro “siate liberi! vita e resistenza di don giovanni barbareschi” è il risultato di questo lavoro.

Una memoria viva e concreta

Per lui la memoria deve avere uno scopo concreto: non si tratta di celebrare semplicemente un passato, ma di offrire insegnamenti che guardino al futuro. Perego sottolinea il valore di una memoria viva, fatta di documenti, storie e testimonianze autentiche. Un messaggio rivolto soprattutto ai giovani, affinché possano conoscere un modello di libertà che si conquista ogni giorno, con il coraggio delle scelte e la capacità di rischiare. Per il suo autore, don barbareschi è stato soprattutto un maestro, capace di insegnare come tradurre nella vita quotidiana i concetti di libertà e responsabilità.

Il libro svela anche dettagli poco noti, come la finta fucilazione che don barbareschi visse nel carcere. Quel momento rimase impresso in modo molto forte, al punto che il prete la ricordava come uno dei più intensi della sua esistenza. La felicità che provò in quei secondi paradossali derivava dal senso profondo che attribuiva alla propria vita, mettendo al centro il valore supremo della libertà e di un’esistenza vissuta fino in fondo.

Le vicende di don giovanni barbareschi per salvare vite e la sua esperienza al carcere di san vittore

La vita di don barbareschi è segnata da episodi di grande tensione e determinazione. Una vicenda raccontata nel libro riguarda il tentativo di salvare la moglie di guido ucelli di nemi, fondatore del museo della scienza e della tecnica. Don barbareschi si impegnò a liberare carla, madre di famiglia, rischiando di improvvisare un tentativo di corruzione ai danni di un fascista di san vittore. Il risultato fu un fallimento parziale, ma la determinazione del sacerdote non diminuì. A seguito di quei momenti difficili, si verificò la sparizione di documenti compromettenti che erano nella sua disponibilità: li aveva letteralmente ingoiati per evitare che finissero nelle mani sbagliate.

Rischi e sacrifici per proteggere altre vite

Raccontava come la parte più ardua fosse stata eliminare due piccoli pezzi di ferro che tenevano insieme una fotografia della carta d’identità della donna. Questi dettagli mostrano un uomo che sapeva muoversi tra pericoli e regole, pronto a sacrificarsi per proteggere altre vite sotto minaccia. Il suo ruolo nel carcere di san vittore non fu solo quello di detenuto, ma di protagonista attivo nella lotta contro l’oppressione.

In un altro episodio, su richiesta del cardinale schuster, don barbareschi favorì l’uscita dal carcere di tre antifascisti, tra cui indro montanelli. Montanelli riuscì così a raggiungere il confine svizzero con documenti falsi, grazie all’intervento diretto del prete. Questo fatto sottolinea la rete di solidarietà e intervento operata da barbareschi, che andava oltre il suo ruolo religioso, diventando un punto di riferimento per tanti prigionieri.

Milano oggi vista attraverso lo sguardo di giacomo perego e dell’eredità di don barbareschi

Già assessore del municipio 4 di milano e coinvolto in prima persona nella politica cittadina, giacomo perego riflette sul presente e su quello che manca nella vita pubblica della città. Ha osservato una carenza di coraggio e un’assenza di un vero sguardo di futuro negli attori politici. Molti si affidano a slogan senza approfondire la realtà. Perego ci tiene a precisare che la verità non può essere piegata a categorie politiche o elettorali, ma deve prevalere sempre.

Una milano divisa tra generazioni

Uno degli spunti più originali riguarda la divisione generazionale che caratterizza milano oggi. La frattura non è più tra centro e periferia, ma coinvolge i diversi gruppi di giovani. Quelli di origini straniere, figli di immigrati, e quelli legati da più tempo al territorio si trovano spesso distanti. Milano, nonostante un indice demografico che potrebbe far pensare a una città favorevole a famiglie e giovani, continua a essere percepita come un luogo difficile da abitare per chi cerca di costruire una vita stabile. Perego stesso vive come affittuario e non riesce a comprare casa. Il quartiere dove abita, porta romana, una volta popolare e di piccola borghesia, oggi appare cambiato, con tensioni nuove e un senso di esclusione per i giovani.

Questa situazione riflette una difficoltà più ampia nel creare un senso di appartenenza e comunità. Se i giovani non si sentono inclusi in un progetto collettivo, il rischio è un crescente distacco dal presente della città. Il messaggio di don barbareschi rimane quindi significativo, perché invita a riscoprire legami tra generazioni diverse e a mettere al centro la relazione umana come base per una comunità più solidale.

La visione politica di don barbareschi come modello per l’impegno attuale

Don giovanni barbareschi era noto anche per un approccio molto concreto alla politica. Non aveva paura di “sporcarsi le mani” e mettersi in gioco direttamente, senza tirarsi indietro davanti alle difficoltà. Svolgeva il proprio servizio con una prospettiva pratica: la politica non è un gioco di parole, ma un impegno che richiede presenza sul campo.

Giacomo perego raccontò che proprio barbareschi lo incoraggiò lungo il suo percorso politico, offrendo un esempio di dedizione unita a valori profondi. Il sacerdote non era un uomo che predicava da lontano, ma partecipava attivamente alla vita del suo tempo, al punto di rischiare in prima persona. Questa capacità di coniugare etica e azione rimane un richiamo forte per chi oggi assume ruoli pubblici in città come milano.

Lui ricordo si mantiene vivo non solo grazie alle sue azioni in guerra ma anche per quella visione di libertà coraggiosa che prevale sulla comodità e l’indifferenza. Anche l’episodio che vedeva montanelli protagonista, con la liberazione dal carcere e la fuga in svizzera, racconta di una rete di solidarietà che si è spinta oltre i confini stretti della legge in un momento drammatico. Don barbareschi resta una figura che mette in campo il valore del rischio e del sostegno concreto agli altri.