
La Scala di Milano ha espresso la sua posizione contro il conflitto in Medio Oriente con messaggi di pace durante la prima di Sigfrido, suscitando reazioni tra sindacati, artisti e istituzioni locali, e promuovendo iniziative di solidarietà verso Gaza. - Unita.tv
La scala di milano ha deciso di esprimere la propria posizione contro il conflitto in medioriente durante la prima di Sigfrido, in programma al teatro Piermarini. Un gesto che testimonia la sensibilità del teatro milanese rispetto agli eventi in corso nella regione, con una particolare attenzione al dramma di Gaza. Dietro questa scelta ci sono tensioni e reazioni che coinvolgono sindacati, artisti e amministratori locali.
Comunicazione ufficiale e messaggi pro pace prima dello spettacolo
La sera prima della recita di Sigfrido, i segretari territoriali e i rappresentanti delle rsà della scala hanno ricevuto una comunicazione ufficiale di noto tenore. Marco Aldo Amoruso, direttore del personale del teatro in via Filodrammatici, ha annunciato che in apertura dello spettacolo verranno proiettati messaggi che chiedono il cessate il fuoco e la pace. Le scritte reciteranno: “Cessate il fuoco! Stop the war! E vo gridando: pace! E vo gridando: amor!”, quest’ultima frase ripresa dall’opera verdiana Simon Boccanegra.
Questa iniziativa vuole richiamare l’attenzione del pubblico sull’offensiva israeliana su Gaza, invitando a un momento di riflessione prima che inizi la rappresentazione. L’idea è stata sostenuta dal sovrintendente Fortunato Ortombina. Il teatro sembra voler far sentire la propria voce sul conflitto mediorientale, un evento che coinvolge anche la comunità culturale milanese.
Reazioni sindacali e proposte per sostenere la causa palestinese
Paolo Puglisi, rappresentante della sigla Slc Cgil, ha risposto al gesto della scala con un apprezzamento parziale. Ha sottolineato come la comunicazione lanciata dal teatro sia positiva, ma ha anche fatto notare che ci si sarebbe aspettati un messaggio più forte per denunciare quello che definisce un “genocidio in Palestina”.
Puglisi ha aggiunto che i delegati sindacali lavoreranno assieme alla direzione del teatro per organizzare nuovi eventi a sostegno di Gaza. L’obiettivo è raccogliere fondi per la ricostruzione del conservatorio nazionale Edward Said, distrutto dai bombardamenti nella Striscia di Gaza. In questo progetto potrebbe inserirsi la partecipazione dell’ex direttore musicale della scala, Daniel Barenboim, insieme alla sua West Eastern Divan Orchestra, nota per il suo impegno nel dialogo culturale tra israeliani e palestinesi.
Questa proposta evidenzia come il teatro milanese costituisca anche un luogo di mobilitazione e solidarietà verso chi subisce le conseguenze della guerra, andando oltre il semplice gesto simbolico degli striscioni.
Polemiche interne e la vicenda del licenziamento della maschera
Non manca la tensione tra le fila interne al teatro. Recentemente, un episodio ha alimentato le polemiche: il licenziamento di una maschera che la sera del 4 maggio avrebbe gridato “Palestina libera” mentre la premier Giorgia Meloni si apprestava a sedersi nel palco reale durante un concerto istituzionale. Quell’espressione ha scatenato un dibattito acceso nei media e tra il pubblico, con richieste di chiarimenti da diverse parti.
I vertici della scala, pur sotto pressione, hanno confermato di non voler tornare sul provvedimento disciplinare preso contro la dipendente. Il sindaco di milano, Giuseppe Sala, anche presidente della fondazione che gestisce il teatro, ha definito la decisione come non politica, dichiarando di parlarne con Ortombina a breve.
La posizione del comune di milano e il gemellaggio con tel aviv
Nel contesto cittadino milanese, la questione del conflitto ha travalicato la scala. La nuova rappresentanza sindacale unitaria dei dipendenti comunali, guidata da Patrizia Frisoli della Cgil, ha votato una mozione rivolta al sindaco Giuseppe Sala e alle istituzioni locali. La mozione chiede di aprire un canale di comunicazione con la città di Tel Aviv, gemellata con milano, per esprimere la volontà di fermare la violenza a Gaza.
Se la risposta da Tel Aviv dovesse risultare negativa o vaga, il testo propone che milano decida l’interruzione immediata del gemellaggio, citando come esempio la città di Barcellona che ha già compiuto questa scelta. Si tratta di un passo politico forte che mira a sottolineare la contrarietà del territorio lombardo a quanto avviene nel medioriente e a portare avanti una posizione ufficiale di denuncia.
La mozione, approvata con una maggioranza larga e poche astensioni, mette il comune di milano al centro di un dibattito aperto sull’impatto dei conflitti internazionali anche nelle relazioni ufficiali tra città.
Lo svolgersi degli eventi alla scala di milano e nelle istituzioni cittadine rivela quanto la guerra in medioriente abbia inciso anche nel panorama culturale e politico italiano. Le diverse reazioni, dai messaggi contro la guerra all’organizzazione di eventi di solidarietà, fino alle tensioni interne e alle iniziative di palazzo, mostrano un quadro complesso, dove le posizioni si delineano e si confrontano senza facili compromessi.