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La sanità lombarda tra crisi strutturali e richieste di interventi urgenti dai medici

La sanità pubblica in Lombardia affronta una crisi profonda, con invecchiamento della popolazione, fuga di operatori sanitari e sfiducia dei pazienti che mettono a rischio il servizio essenziale per i cittadini.

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La sanità pubblica in Lombardia è in crisi a causa dell’invecchiamento della popolazione, carenza di personale e inefficienze tra pubblico e privato. I medici chiedono riforme urgenti per garantire qualità e sostenibilità del sistema sanitario regionale. - Unita.tv

La sanità pubblica in Lombardia oggi si trova in una situazione di forte difficoltà. Un mix di fattori, come l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione delle nascite, la fuga di operatori sanitari e la sfiducia dei pazienti, ha messo sotto pressione il sistema. I medici chiedono da tempo risposte concrete per salvare un servizio che resta fondamentale per migliaia di cittadini e professionisti.

Le cause principali della crisi nel sistema sanitario lombardo

Il servizio sanitario pubblico lombardo rappresenta una delle realtà più complesse in Italia. È un modello universalistico che promette cure a tutti, ma si trova a fronteggiare un quadro demografico preoccupante. La popolazione si invecchia, le nascite calano e tanti medici e infermieri scelgono di andarsene a causa di carichi di lavoro crescenti e stipendi tra i più bassi in Europa. Questo scenario, già di per sé allarmante, è aggravato dalla sfiducia dei pazienti. Le liste d’attesa si allungano e la confusione generata da informazioni spesso errate o fuorvianti diffuse online alimenta un clima di smarrimento.

Problematiche tra pubblico e privato convenzionato

In particolare, il problema riguarda non solo le strutture pubbliche ma anche i rapporti con il settore privato convenzionato che, pur offrendo il 40% delle prestazioni ospedaliere, sembra funzionare con logiche più orientate al profitto che alla salute pubblica. A tutto ciò si aggiunge la crisi della sanità territoriale, ormai incapace di svolgere il suo ruolo di primo presidio per i cittadini. L’ospedale resta il punto di riferimento privilegiato, con conseguenze pesanti sul lavoro degli operatori e sulla qualità delle cure offerte.

Il richiamo urgente dei medici per riforme decisive

I medici lombardi, rappresentati dall’Anaao Assomed, hanno acceso i riflettori su 7 temi fondamentali per impedire il collasso del sistema. Stefano Magnone, segretario regionale, ha sottolineato come la situazione richieda decisioni immediate e coraggiose. Il consiglio regionale del sindacato ha approvato all’unanimità una relazione che mette in evidenza la gravità della situazione e invita politica e opinione pubblica a non ignorare le criticità strutturali.

Tra i punti più critici, si segnala la situazione della rete ospedaliera. Il decreto ministeriale 70 del 2015 ha fissato criteri rigidi per mantenere aperti servizi essenziali come i punti nascita o reparti di cardiochirurgia. Ma dopo dieci anni non si è fatto il necessario aggiornamento, creando difficoltà nel mantenere livelli adeguati di sicurezza e qualità delle cure e nella gestione del personale sanitario.

Fragilità strutturali e conseguenze per il sistema ospedaliero

La capacità della sanità territoriale di rispondere ai bisogni della popolazione si è molto ridotta negli ultimi vent’anni. Questo deficit ha portato a un sovraccarico di lavoro per gli ospedali, che restano spesso l’unico punto di riferimento reale per i pazienti. Il risultato sono tempi di attesa più lunghi e una pressione crescente sugli operatori sanitari. Il sistema dovrebbe garantire assistenza capillare e vicina al paziente, ma questa funzione si è molto indebolita, con ripercussioni difficili da gestire.

Assenza di programmazione territoriale efficace

La mancanza di una programmazione efficace degli interventi territoriali è uno dei nodi più critici. Senza un presidio distribuito, molti cittadini finiscono per ricorrere agli ospedali anche per problemi che potrebbero essere gestiti altrove. Questo provoca problemi nella sicurezza delle cure e peggiora la situazione lavorativa del personale medico e paramedico.

Università, nomine e la gestione delle direzioni negli ospedali pubblici

Il rapporto tra università e ospedali pubblici deve essere riequilibrato, secondo quanto richiesto anche dall’assessore Guido Bertolaso. Le strutture sanitarie pubbliche lombarde comprendono anche ospedali universitari, dove si formano nuovi medici e si svolge ricerca. Tuttavia, il sindacato segnala che spesso le nomine nei reparti chiave privilegiano criteri accademici a discapito della competenza clinica. Questo porta a esclusioni dai ruoli importanti di professionisti validi e contribuisce alla fuga di cervelli fuori dal sistema pubblico.

Rivedere i protocolli tra Regione e università può limitare queste distorsioni e dare più voce al servizio sanitario regionale nella gestione di quelle che sono chiamate “apicalità”. L’obiettivo è assicurare che chi guida i reparti ospedalieri abbia davvero le capacità per garantire prestazioni di qualità e coordinare team efficienti.

Governance e criticità nel privato convenzionato

Il settore privato convenzionato rappresenta una parte significativa delle prestazioni sanitarie, ma ci sono difficoltà nel controllo e nella governance. L’assessore Bertolaso ha sollecitato di recente un aumento delle visite in regime SSN da parte dei privati per far fronte alle liste d’attesa. Tuttavia, molti fornitori hanno ridotto il numero di prestazioni convenzionate rispetto al periodo pre-pandemia, dirottando i budget verso interventi più remunerativi e incrementando le prestazioni private a pagamento.

Questa strategia ha spinto molti cittadini a pagare direttamente per visite e prestazioni, proprio a causa della difficoltà di aspettare nei canali pubblici o convenzionati. Da Anaao arrivano richieste di una governance reale per il privato convenzionato, per evitare che prevalgano interessi economici più che quelli della salute pubblica.

Stop ai medici gettonisti e nuove difficoltà operative

La Regione Lombardia ha adottato una linea ferma contro i medici cosiddetti “gettonisti”, professionisti pagati a chiamata che fino a poco tempo fa coprivano turni straordinari. Questa scelta è stata richiesta dal Ministero della Salute, e l’assessore Bertolaso è stato l’unico a rispettarla in Italia finora. Nel sostegno di questa scelta, i medici però evidenziano problemi legati alle soluzioni messe in campo per sostituire i gettonisti.

Le cosiddette convenzioni di mutuo soccorso tra ospedali comportano che alcuni colleghi accumulano turni ordinari e straordinari senza rispettare sempre le norme su riposo e sicurezza, ricreando situazioni simili a quelle dei gettonisti. Il sindacato fa notare come questa organizzazione possa mettere a rischio la salute dei professionisti e di conseguenza quella dei pazienti, sfidando i limiti normativi che dovrebbero tutelare entrambi.

Logiche clientelari e impatti sulle relazioni sindacali

Le nomine nei vertici delle aziende sanitarie e degli istituti di ricerca e cura a carattere scientifico continuano a subire interferenze politiche, spesso ignorando i richiami dell’autorità regionale di controllo. Questa dinamica compromette il clima di lavoro e indebolisce la credibilità delle direzioni strategiche. Spesso, dietro la facciata di impegni per il benessere organizzativo, si celano pratiche legate a logiche di favoritismo.

Questi comportamenti compromettono il dialogo tra direzioni e sindacati e rendono più difficile affrontare problemi reali e urgenti. La partecipazione autentica degli operatori e la trasparenza nelle scelte dovrebbero guidare le scelte di governance del sistema sanitario pubblico.

Tensioni istituzionali e appello alla responsabilità politica

Lo scontro recente tra Stato e Regioni sulle liste d’attesa riflette una tensione più profonda. I medici lombardi denunciano come responsabilità nate in sedi diverse ricadano sul personale sanitario, con un aumento del carico di lavoro e il rischio di un collasso silenzioso del sistema. Stefano Magnone invita tutte le forze politiche presenti nel consiglio regionale a lasciare da parte le divisioni e a sedersi attorno a un tavolo per salvare il servizio sanitario regionale.

“Il futuro del sistema dipende da scelte politiche serie, capaci di affrontare i nodi strutturali.” La richiesta è quella di abbandonare retoriche e sterili contrapposizioni per mettere mano con decisione a problemi evidenti da tempo, prima che la situazione diventi irreparabile.