
Indagine milanese su presunta diffusione non consensuale di video intimi (revenge porn) e violenza sessuale, con indagati Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni; il processo è possibile a settembre 2025. - Unita.tv
Nell’aprile 2023 la denuncia di una 22enne ha acceso i riflettori su un’indagine milanese inerente episodi di revenge porn e presunta violenza sessuale. Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, e Tommaso Gilardoni, dj e amico di La Russa, sono indagati per la diffusione di video sessualmente espliciti senza consenso. L’accusa riguarda la condivisione via WhatsApp di materiale riservato, venuto alla luce nel contesto di una notte trascorsa tra una discoteca e l’abitazione del politico. Le decisioni giudiziarie dipendono da sviluppi che potrebbero portare a un processo a fine settembre 2025.
I fatti della notte del 18-19 maggio e la denuncia della giovane
L’episodio centrale dell’indagine si riferisce a una serata di movida milanese, iniziata in discoteca e finita nella mattina seguente nell’appartamento di Leonardo Apache La Russa. La giovane 22enne, invitata a quella festa, ha raccontato di aver assunto, in parte, alcol, droghe e psicofarmaci. Lo stato di alterazione l’avrebbe resa vulnerabile, portandola a svegliarsi confusa nel letto di La Russa e a ritenere di aver subito delle violenze. Nel 2023, poco dopo quella notte, la ragazza ha formalizzato la denuncia. Durante le indagini, gli investigatori della Squadra mobile hanno ricostruito ogni fase della serata, con particolare attenzione ai momenti in cui sono avvenuti i presunti abusi e la registrazione dei video incriminati.
Nonostante la denuncia, la Procura ha chiesto l’archiviazione per quanto riguarda la violenza sessuale, poiché dai filmati e dalle testimonianze raccolte non risultano prove che dimostrino un’aggressione o l’abuso di una condizione di inferiorità. Gli investigatori hanno evidenziato la “profonda superficialità e volgarità” con cui i due giovani avrebbero trattato la ragazza, ma senza elementi sufficienti per procedere con un’accusa di violenza. Tuttavia, la giovane ha opposto resistenza all’archiviazione e ha chiesto che il procedimento vada avanti.
La posizione degli indagati e le accuse di revenge porn
Due mesi fa si è chiusa la tranche legata alla violenza sessuale, aprendo una nuova fase dell’inchiesta in cui La Russa e Gilardoni sono ora chiamati a rispondere del reato di revenge porn. L’accusa penale sostiene che entrambi abbiano condiviso video sessualmente espliciti della ragazza, senza il suo consenso. In particolare, Leonardo La Russa avrebbe inviato un video a Gilardoni tramite WhatsApp, immagazzinato come materiale destinato ad uso privato. Gilardoni, a sua volta, avrebbe trasmesso il filmato ad un terzo soggetto, organizzatore di eventi, esponendo ulteriormente la privacy della giovane.
Nel loro interrogatorio del dicembre 2023, i due hanno negato di aver agito con dolo, sostenendo di aver avuto l’assenso della ragazza. Leonardo Apache ha spiegato che il video è stato inviato per giustificare la sua uscita anticipata dal locale, un punto che i suoi avvocati presenteranno durante l’udienza. La questione ora è al vaglio della giudice per le indagini preliminari Lidia Castellucci, che ha fissato l’udienza per il 25 settembre. Sarà quella data a determinare se il processo verrà avviato o meno.
Le prove raccolte e le intercettazioni
Le indagini si sono basate anche su intercettazioni telefoniche e testimonianze raccolte sul territorio. Tra i documenti emersi c’è una conversazione del 20 luglio 2023, in cui un amico di Gilardoni riferisce al padre di non aver menzionato durante l’audizione in questura l’esistenza di video compromettenti relativi alla 22enne. In quei messaggi si fa esplicito riferimento a immagini girate nella casa della famiglia La Russa durante la notte incriminata.
Questi elementi evidenziano una possibile rete di condivisione non autorizzata di contenuti privati, che assume un rilievo diverso rispetto alla prima parte dell’indagine. La Procura ha ritenuto necessario procedere con la richiesta di rinvio a giudizio per gli episodi di diffusione illecita tramite strumenti telematici, senza coinvolgere direttamente la violenza sessuale. La decisione finale, affidata alla giurisdizione civile e penale, sarà determinante per stabilire responsabilità e conseguenze penali per i due giovani coinvolti nell’inchiesta.
Il caso continua a suscitare attenzione sul tema della tutela della privacy e della diffusione non consensuale di contenuti intimi, aspetti che la legge ha recentemente aggravato con pene più severe per l’uso di strumenti digitali. L’esame da parte del giudice sarà un passaggio cruciale per far luce su una vicenda che ha intrecciato mondi differenti: la politica, la movida milanese e una denuncia delicata che riguarda diritti personali e rispetto.