Home La regione lombardia vuole scegliere direttamente i primari ospedalieri universitari, nuova svolta nelle nomine 2025

La regione lombardia vuole scegliere direttamente i primari ospedalieri universitari, nuova svolta nelle nomine 2025

La Regione Lombardia modifica le nomine dei primari universitari, introducendo un protocollo obbligatorio che mira a garantire una distribuzione equilibrata del personale nelle strutture sanitarie pubbliche.

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La Regione Lombardia ha introdotto un nuovo protocollo che rende obbligatoria l’intesa tra Regione e università per la nomina dei primari universitari negli ospedali, con l’obiettivo di migliorare la gestione e distribuire equamente il personale medico sul territorio. - Unita.tv

La pratica di affidare i primariati ospedalieri ai docenti universitari resta un pilastro nella sanità italiana, specialmente nelle strutture convenzionate. Da sempre, professori ordinari, associati e aggregati svolgono ruoli chiave nei reparti ospedalieri, gestendo divisioni o servizi speciali di diagnosi e cura. Negli ultimi anni, però, la Regione Lombardia ha deciso di intervenire e ridefinire le modalità di nomina di questi primari, con l’obiettivo di avere un controllo più diretto sulle scelte e sulle destinazioni nei diversi ospedali.

Il legame tra università e ospedali nella gestione dei primariati

In Italia, la presenza dei docenti universitari all’interno degli ospedali ha radici profonde. Da decenni, diversi professori con incarichi di ruolo assumono responsabilità dirette nelle divisioni cliniche. Questo sistema si regge su convenzioni formali che definiscono compiti e obblighi sia per le università sia per le strutture ospedaliere. Per esempio, il decreto legislativo 129 ha formalizzato la possibilità di attribuire la qualifica di primario ospedaliero ai professori universitari che dirigono una divisione o servizio.

Questi accordi mirano a coniugare didattica, ricerca e assistenza sanitaria in un sistema sanitario integrato. La collaborazione tra atenei e ospedali fornisce anche agli studenti di medicina l’opportunità di una formazione pratica accanto a specializzandi e primari, che sono allo stesso tempo docenti. Tuttavia, questa dinamica comporta una complessità gestionale crescente, specie nel coordinamento dei ruoli e delle responsabilità tra università e enti ospedalieri.

Un’evoluzione nella gestione delle nomine ospedaliere

L’interazione tra queste realtà si è evoluta nel tempo: la gestione delle nomine non è più una pratica isolata degli atenei ma coinvolge in modo più articolato le istituzioni sanitarie regionali che vogliono garantire un migliore controllo e una distribuzione equilibrata del personale qualificato.

La novità della regione lombardia nelle nomine dei primari universitari

Nella primavera 2025, la Regione Lombardia ha proposto una modifica sostanziale nella procedura di nomina dei primari universitari negli ospedali della regione. L’assessore al Welfare, Bertolaso, ha presentato una bozza di protocollo che cambia le regole previste finora. Contrariamente al passato, quando la nomina avveniva con accordi diretti tra università e direttori ospedalieri, il processo dovrà ora passare da un’intesa obbligatoria tra la Regione e le università coinvolte.

Questa scelta consente alla Regione di intervenire attivamente per decidere dove assegnare i primari universitari. Non si tratta solo di stabilire chi diventerà primario ma anche di indirizzare questi professionisti verso strutture bisognose di rinforzi, magari ospedali più piccoli o meno attrattivi, piuttosto che lasciare che finiscano in automatico nei grandi centri già ben forniti. Questa iniziativa mira a riequilibrare la distribuzione del personale qualificato, evitando concentrazioni e carenze al contempo.

Inoltre, nell’aprile 2025, il direttore generale Welfare di Regione Lombardia, Mario Melazzini, ha ribadito che “non saranno concesse nuove convenzioni per affidare funzioni assistenziali a personale universitario finché non sarà formalizzato il nuovo protocollo con le università lombarde.” La misura sospende temporaneamente nuove nomine, in attesa di definire regole più stringenti e condivise tra istituti accademici e amministrazione pubblica.

Un modello più stringente per le nomine future

L’introduzione di un protocollo obbligatorio tra Regione e università rappresenta un cambio di paradigma nel rapporto tra sanità pubblica e accademia, con un grado di controllo significativamente maggiore da parte delle istituzioni regionali.

Impatto e prospettive della nuova politica regionale sulla sanità lombarda

Il cambiamento promosso da Regione Lombardia riflette una spinta a governare con maggiore attenzione la gestione delle risorse umane nelle strutture sanitarie pubbliche. Il controllo diretto sulle nomine consente alle autorità regionali di indirizzare i medici migliori anche verso ospedali periferici o meno prestigiosi, che spesso faticano a trattenere personale specializzato. Un aspetto fondamentale per garantire la continuità e la qualità delle cure su tutto il territorio.

La nuova impostazione sprona università e ospedali a un dialogo più stretto con le istituzioni regionali. Il fatto che le nomine non siano più automatiche ma frutto di un accordo trilaterale aggiunge un livello di verifica e programmazione che potrebbe portare a una migliore organizzazione ospedaliera.

Le sfide della nuova gestione

Non mancano però le sfide. I docenti universitari spesso si trovano a gestire molteplici incarichi in contemporanea, e una maggiore ingerenza regionale potrebbe complicare la gestione delle aspettative e dei compiti. Inoltre, il modello potrebbe scatenare tensioni tra università, ospedali e governo regionale, specie se le scelte verranno percepite come politiche anziché meritocratiche.

In ogni caso, il passaggio annunciato dalla Lombardia apre un capitolo nuovo nella collaborazione tra sanità pubblica e mondo accademico, interessando migliaia di professionisti della medicina e la qualità dei servizi sul territorio. I prossimi mesi saranno decisivi per capire come l’accordo verrà concretamente applicato e quali effetti produrrà nell’operatività delle strutture ospedaliere lombarde.